MissiOfficina. Settimana comunitaria dei giovani che hanno vissuto l’esperienza di “Viaggiare per condividere”

Ogni anno succede. Un gruppo di giovani, attraverso le vie più disparate, sceglie di partecipare al percorso di “Viaggiare per condividere”.

MissiOfficina. Settimana comunitaria dei giovani che hanno vissuto l’esperienza di “Viaggiare per condividere”

Il Centro missionario diocesano di Padova lo propone per intraprendere un viaggio: l’esperienza è prima di tutto interiore per provare a scoprire se stessi e ascoltare gli altri, il grido della Terra e degli ultimi; poi si arriva fino al biglietto aereo che porta alcuni dall’altra parte del mondo a vedere una realtà di Chiesa in missione. La cosa assurda è che – quando si torna – spesso ci si sente “fuori dal mondo”. Il viaggio di chi ritorna tocca profondità siderali: ma quindi, che senso ha quello che faccio tra studio e lavoro? Qual è la mia missione qui e ora? Ripartirò? “MissiOfficina” è un percorso del Centro missionario in cui chi ha viaggiato tenta di ritagliarsi del tempo per “Condividere e stare”: questo è il titolo scelto per la settimana comunitaria trascorsa dai Comboniani dall’11 al 17 marzo. Una decina di giovani si sono conquistati il tempo per rallentare e hanno proposto quattro serate aperte agli amici e alle amiche. Nella prima è stato visto il film Io Capitano di Matteo Garrone, che racconta il viaggio di due ragazzi partiti dal Senegal per raggiungere l’Europa. Si è introdotto il tema della migrazione e dell’accoglienza, di cui si è cercato di parlare nella seconda serata a partire dall’esperienza concreta di volontariato sul nostro territorio. Il giorno dopo c’è stato chi si è messo in gioco e ha raccontato la sua esperienza di viaggio. Si è cercato di definirlo e ne sono uscite delle poesie: «Viaggiare è un cammino di diverse sensazioni, un incontro alla frontiera, un brivido portato dalla brezza che viene prima dell’alba, un cercare casa per sentirsi a casa altrove, l’accoglienza di un pellegrino o di un rifugiato. La meta è passeggera, l’imprevisto é una sorpresa piena di incognite e dietro si nasconde un mistero più grande e qualcosa che ci cambia intimamente». E se è vero che il viaggio più difficile è quello interiore, chi studia psicologia ha proposto alcuni esercizi di psicodramma durante l’ultima serata. I partecipanti esplorano emozioni e vissuti personali o collettivi attraverso una messa in scena improvvisata che trasforma il discorso in rappresentazione. Alla fine è scesa qualche lacrima... Ci si rivedrà solo il 21 aprile; il 18 maggio si proverà ad andare all’“Arena di pace” a Verona. Nel quaderno della settimana, chi è passato ha annotato di aver visto “occhi limpidi”, ora però serve mettere i “piedi nel fango”, “le mani nello sporco” però con leggerezza, concedendosi un gelato o un bicchiere di vino tra amici. Quest’estate le più testarde riprendono la strada: chi va in Kenya con il Saint Martin, chi a Capo Verde con i cappuccini... Qualcun’altra sogna un viaggio a Lampedusa o anche solo una settimana in montagna per studiare insieme. Nel frattempo su Instagram è comparsa la pagina di “MissiOfficina” forse a testimoniare “la speranza che è in noi”. Dopo una settimana del genere, francamente non si capisce dove si andrà a parare; piace dire ai comboniani: «Se hace camino al andar». (Giorgio Romagnoni)

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