Vendemmia: senza voucher si fatica a trovare la manodopera

I voucher garantivano negli ultimi anni di regolare con facilità i rapporti di lavoro in agricoltura, soprattutto in questo periodo di vendemmia. Il nuovo contratto di lavoro occasionale risulta troppo macchinoso agli agricoltori da applicare.

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Le temperature elevate di questa anomala estate e, in particolare, quelle registrate in queste ultime settimane stanno determinando un anticipo della vendemmia, con una riduzione della quantità di uva raccolta cui corrisponde una difficoltà sempre più diffusa per le aziende nel trovare la manodopera necessaria per questa attività.

Dopo aver soppresso i voucher e aver introdotto il contratto di lavoro occasionale che, pur non rappresentando alcuna soluzione concreta nel mondo del lavoro almeno poteva considerarsi un timido tentativo di colmare il preoccupante vuoto normativo, oggi, a ridosso delle imminenti attività di vendemmia, anche questo strumento, nei fatti, è impraticabile.

Il ritardato rilascio agli intermediari della piattaforma Inps a fine luglio, le mancate implementazioni della stessa che non tengono conto delle specificità agricole (comunicazione preventiva nei tre giorni), la complessità operativa riservata alle associazioni agricole che devono ricaricare tutte le deleghe degli agricoltori, prospettano una trasformazione difficoltosa che non consentirà di attivare questo contratto in tempi rapidi. Ammesso che gli agricoltori siano dotati di Pin personale, è inammissibile pensare che abbiano il tempo di registrarsi sulla piattaforma e operare da soli.
«L’opera di smantellamento dell’unico strumento che poteva dare trasparenza e tracciabilità alle tipologie di attività occasionali, viene portata a termine nel silenzio generale, e con gravi conseguenze per gli agricoltori – commenta il direttore di Confederazione italiana agricoltori di Padova, Maurizio Antonini – Si ricordi che il primario è stato l’unico settore in cui si registrava il minor utilizzo dei voucher, al di sotto del 2 per cento del totale. La loro abolizione si sta ripercuotendo sulle aziende agricole, specie nell'imminenza della raccolta delle uve, attività per la quale la manodopera risulta pressochè indispensabile».

I voucher venduti in Veneto nel 2016 sono stati 134.055.536 , e 108.111.376 quelli relativi al 2015. A Padova e provincia, il totale dei bonus lavoro venduti nel 2015 è stato pari 3,5 milioni e, di questi, solo 224 mila hanno riguardato i settori dell’agricoltura, lavori domestici e giardinaggio, pari a meno del 10 per cento della quota complessiva.

Pur essendo stato il primo settore a sperimentare i voucher nel 2008, l’agricoltura ha dimostrato sempre un uso corretto dello strumento, che non si pone in contrapposizione con i rapporti di lavoro subordinato. I dati parlano chiaro: dal 2008 al 2015 il settore ha utilizzato il 4,8 per cento rispetto ai voucher venduti, con un calo drastico nell’ultimo anno, che si attesta all’1,8 per cento.

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