Padova alla Lega. Un modello tutto da capire

Modello Padova. Così titolava martedì scorso la Padania, quotidiano della Lega che in edicola ormai non si trova più ma continua a vivere su internet. Mentre il centrosinistra si lecca le ferite e apre la riflessione interna – che forse sarebbe meglio, almeno questa, allargare anche oltre l’ormai ristrettissimo recinto dei tesserati – la città si interroga sul futuro prossimo venturo.

Padova alla Lega. Un modello tutto da capire

Modello Padova. Così titolava martedì scorso la Padania, quotidiano della Lega che in edicola ormai non si trova più ma continua a vivere su internet. Cercando di capitalizzare il successo di Bitonci, Salvini annuncia per il 20 luglio il congresso federale della Lega proprio a Padova e lancia la sfida per la futura leadership del centrodestra a una Forza Italia sempre più in confusione, tra brucianti sconfitte e risse da cortile tra i suoi dirigenti.
Un anno fa, proprio di questi giorni, si chiudeva a Treviso la lunga stagione di Gentilini e si apriva quella di un giovane avvocato, Giovanni Manildo, scout come il premier Renzi che – certo non solo per questo – proprio da Treviso è partito lo scorso febbraio per il suo tour tra le città italiane. A Padova Renzi lo aspettavano ma non si è fatto vedere: il Pd c’è rimasto male, ma è tutto da vedere che un suo comizio avrebbe ribaltato la situazione.
Mentre il centrosinistra si lecca le ferite e apre la riflessione interna – che forse sarebbe meglio, almeno questa, allargare anche oltre l’ormai ristrettissimo recinto dei tesserati – la città si interroga sul futuro prossimo venturo. Smaltita la sbornia dei festeggiamenti, come sarà la Padova di verde vestita?
La campagna elettorale si è giocata più sulla voglia di cambiamento, sul desiderio di una discontinuità che va attraversando l’Italia e che il Pd non ha saputo interpretare, di quanto non sia stata contraddistinta dal confronto tra programmi. Ora però è il tempo di passare dagli slogan all’azione amministrativa. E se ogni novità viene sempre accolta con un misto di speranza e timore, qualche punto fondamentale speriamo che la nuova giunta voglia tenerlo ben presente. Anche, magari, facendo memoria del documento preparato dai consigli pastorali cittadini in occasione di quello che è rimasto l’unico confronto pubblico tra i candidati.

La "giusta" sicurezza. Oltre al no al nuovo ospedale, il messaggio forte giunto da Bitonci è quello relativo alla sicurezza. Saia ha sempre dichiarato di avere «chiarissima» in mente la strategia per riportare in città ordine, decoro, tranquillità. Contrastare la microcriminalità e tutti i fenomeni che destano allarme sociale è sacrosanto, anche perché a esserne più danneggiati sono sempre, alla fine, i cittadini più deboli. Bene dunque i vigili di quartiere: a patto, però, di avere chiaro che da soli non bastano. La qualità della vita, di cui la sicurezza è parte essenziale, nasce innanzitutto dalla capacità di costruire una società solidale, coesa, responsabile, in cui le persone non si sentano abbandonate a loro stesse.
Il degrado si combatte valorizzando la fruizione degli spazi pubblici, i luoghi educativi, la rete di associazioni che animano un territorio. Padova ha una straordinaria ricchezza di esperienze, attraverso cui passa la vera sicurezza e che vanno sostenute, coinvolte, rese partecipi delle scelte. Detto con uno slogan, per ogni vigile in più proviamo a impegnare risorse per regalare ai padovani anche un educatore in più.

Valorizzare la famiglia nei fatti. C’è poi la famiglia, tema che appassiona noi cattolici e sembra ormai infastidire la politica o mobilitarla solo nella misura in cui diventa pretesto per esercitarsi attorno ai cosiddetti “diritti civili”. Sul grande orizzonte etico e valoriale diciamo da sempre che non spetta ai sindaci intervenire, men che mai con maldestre delibere. Ci sono però spazi concreti d’azione, che più della firma in calce a un appello a tutela della vita mostrano la concreta volontà di aiutare le famiglie: il costo degli asili nido, i criteri con cui si assegnano le (poche) case popolari, la modulazione delle tasse. Come ricordavano le parrocchie nel loro documento, auspichiamo una politica che guardi alla famiglia come soggetto, con una sua fisionomia e suoi bisogni, non come un semplice insieme di individui che abitano la stessa casa. Il famoso “quoziente familiare” riguarda anche il fisco comunale: non potrebbe esserci, su questo, un modello Padova?

Il governo "dei migliori". Infine, tra i mille spunti che un cambio di stagione politica inevitabilmente sollecita, è forse utile cogliere un aspetto che molto può rivelare della fisionomia di una classe dirigente. Bitonci ha annunciato, oltre al lodevole intento di essere «il sindaco di tutti», anche l’ambizione di costruire una squadra di governo «circondandomi dei migliori». Conoscendo Padova, vien da pensare che le figure giuste allo scopo non siano tutte dentro la Lega e il centrodestra, e probabilmente nemmeno tutte dentro la politica. Dalla giunta ai dirigenti comunali, fino alle tante nomine nelle aziende partecipate che lo attendono, speriamo voglia tener fede alla promessa. Il Carroccio, d’altronde, ha già pagato un pesantissimo prezzo alla gestione nepotistica e clientelare della sua vecchia dirigenza. «Abbiamo mandato a casa i comunisti», gridava il sindaco con la piazza la notte della vittoria. Ecco, sostituirli con una ondata di fedelissimi celtici e di politici già protagonisti di passati (e mediocri) governi cittadini, potrebbe non essere il modo migliore per aprire una nuova stagione. E soprattutto per farla durare.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: Bitonci (32), Lega (119), Rossi (6), Zanonato (2), Padova (503), elezioni amministrative (3)