Mattia Montemezzo: «Gli adulti hanno smesso di rispondere alle esigenze dei giovani»

A 18 anni l'elezione come consigliere comunale di Rovolon, oggi a 20 anni Mattia Montemezzo vede trascuratezza da parte della politica, ma è convinto in una inversione di tendenza. Puntando realmente sui giovani.

Mattia Montemezzo: «Gli adulti hanno smesso di rispondere alle esigenze dei giovani»

Le scuole superiori come stimolo per essere coinvolto in dibattiti culturali e politici.
Poi a 16 anni la tessera della Lega e a 18 anni l’elezione come consigliere comunale di Rovolon, il più giovane mai eletto. Un piccolo e grande orgoglio per quanto fatto a livello locale.

Mattia Montemezzo oggi ha 20 anni e, nel ricordare i primi acerbi passi, parte dal liceo classico Tito Livio di Padova fino al desiderio di partecipare a una lista.

Mattia, tu che sei stato coinvolto in una campagna elettorale a livello locale, hai visto un certo fermento e partecipazione da parte dei giovani?
«Un fermento sì c’è, ma è minoritario. C’è la passione dei ragazzi che mettono il cuore, sono davvero in gamba anche nel sociale, non sono mosche bianche, ma sono comunque una minoranza. Io credo molto negli esempi: se c’è un politico valido, allora è più facile che si riesca a coinvolgere altri coetanei. Per ora la parte che scende in prima linea è ancora ristretta e questo ha un peso nelle scelte politiche, c’è molta trascuratezza. Ma se ci sono persone nuove, ragazzi senza agganci che pensano con la loro testa, allora si possono aprire possibilità e portare alla luce problemi che riguardano noi».

Questo incide e influisce anche nelle visioni e nei programmi dei partiti?
«Sì perché gli adulti non sanno o hanno smesso di rispondere a quelle che sono le attuali esigenze. All’interno del nostro partito si è fatta una grande inversione di tendenza e questo mi rende molto orgoglioso: sono ottimista perché abbiamo facce nuove con competenze soprattutto amministrative, ma credo che al di là degli schieramenti politici sia necessario far entrare la voce dei giovani per lavorare concretamente sui problemi che ci stanno a cuore, a partire dalla disoccupazione».

Insomma, su certi argomenti “sensibili” le divergenze politiche devono essere superate. La disoccupazione è un argomento molto sentito, la politica è chiamata a dimostrarsi seria e credibile agli occhi dei giovani, altrimenti si rischia di perderli?

«Lo potremo capire già dalle prossime elezioni e dalla percentuale di astensionismo. Io credo che disoccupazione, lavoro e università sono tre temi che dovrebbero mettere d’accordo tutti i partiti politici. I giovani possono fare squadra proponendo argomenti che non sono stati presi in considerazione nel passato. È certo anche che i comuni, i circoli e le realtà locali devono sforzarsi nell’educarli al senso civico; abbiamo tante potenzialità inespresse, abbiamo anche i mezzi per far emergere la nostra voce, trasferirla dai social ai circoli o a momenti di aggregazione. Ma dipende molto dalla credibilità dei politici agli occhi dei ragazzi, a come svolgono il loro ruolo istituzionale».

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