Raphael Raduzzi: «I giovani pensano ai problemi personali. La politica passa in secondo piano»

Chi si affaccia nel mondo del lavoro deve scontrarsi con stage poco o per niente retribuiti e apprendistati che non danno sbocchi. Il futuro passa da qui, ma Raphael capisce la disillusione dei suoi coetanei.

Raphael Raduzzi: «I giovani pensano ai problemi personali. La politica passa in secondo piano»

«La politica può essere ancora qualcosa di bello, fare rete e fare gruppo. Ma mi rendo conto che ora come ora è difficile smuovere i giovani perché ognuno pensa giustamente ai propri problemi personali».
Dalla collettività all’individualismo, insomma, ma si può ancora invertire il senso delle cose e risalire. Ne è convinto Raphael Raduzzi, 26enne del MoVimento 5 stelle, laureato in economia all’università di Venezia con un corso interamente in inglese, poi un master in economia pubblica a Utrecht, in Olanda, e una laurea magistrale all’università di Modena.
Ora, da un anno, lavora in un’azienda a Padova e, vedendo la situazione attuale, ha deciso di attivarsi politicamente con la voglia di smuovere la realtà per risolvere alcuni problemi specifici. Ma sa che bisogna scontrarsi con la disillusione.

«Un ragazzo o una ragazza che vuole crearsi un futuro adesso ha altri obiettivi più concreti della politica. Si interessano ad altro, come la ricerca di un lavoro, e danno maggior peso ai problemi personali. Ma del resto la stessa politica in questi anni non ci ha dato risposte e questo sentimento negativo parte da molto lontano ed è anche comprensibile. Si è perso quel senso nobile di fare politica, inteso come mettersi a disposizione della comunità. Io, al contrario, credo ancora in questo e mi dà la forza per continuare a impegnarmi. Certo possiamo fare volontariato, fare scelte di consumo, avere una nostra etica, ma la politica ha ancora un peso diverso».

Certo ha ancora un peso, ma agli occhi dei tuoi coetanei la politica ha perso credibilità. Dove ha fallito in questi anni maggiormente?
«Partiamo dal lavoro, tema che sentiamo più sulla nostra pelle. I ragazzi escono dall’università e si trovano a scontrarsi con un lavoro precario, laureati che si ritrovano in mano uno stage pagato poco e nulla, apprendistati che non danno sbocchi o prospettive. E negli ultimi 20 anni, con le varie riforme, si è precarizzato ancor di più il lavoro. Io ne conosco di coetanei “inattivi”, cioè che hanno smesso di cercare lavoro semplicemente perché non ci credono più, però posso dire che leggendo i sondaggi e le analisi, oltre ai contatti diretti, i giovani guardano con speranza al MoVimento 5 stelle».

E di lavoro e di giovani, quanto se n’è parlato in questa campagna elettorale?
«Si è puntato molto sul gossip o sullo screditarsi a vicenda, senza guardare ai programmi o entrare nel merito di un vero e proprio dibattito. Anche questo è nella struttura tipica delle ultime campagne elettorali, ma effettivamente vedendo cosa propongono i partiti c’è poco spazio riservato ai giovani e al loro futuro. Bisogna stimolare la crescita soprattutto nei settori che ci possono indirizzare verso una società sana, a partire dall’ambiente e dalla cultura. Tutte aree che la politica finora non ha saputo valorizzare degnamente».

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