Annullate le elezioni in Kenya, vince la legalità

In Kenya la Corte suprema ha annullato l'esito delle elezioni tenutesi ad agosto e il verdetto è stato accettato dando prova di maturità democratica. I politologi vi leggono un primo passo verso il superamento del tribalismo, in un paese diviso in più di 70 etnie. I kenioti torneranno alle urne il prossimo 17 ottobre, ma la crisi economica si fa sempre più pesante anche a causa della siccità.

Annullate le elezioni in Kenya, vince la legalità

Una data storica, un segno di maturità di un sistema democratico che riesce a prendere una decisione così importante e coraggiosa.
In Kenia la Corte suprema ha annullato le elezioni presidenziali che l'8 agosto avevano decretato la vittoria del presidente uscente Uhuru Kenyatta – che aveva raccolto il 54,31 per cento delle preferenze con una coalizione guidata dal partito Jubilee – e la sconfitta del leder dell'opposizione Raila Odinga, che con la coalizione della National Super Alliance (Nasa) era arrivato al 44,81 per cento.
E il verdetto, questo è l'aspetto più importante, è stato accettato. 

Odinga, che si presentava per la terza volta, subdorando brogli ha chiesto l’intervento della Corte suprema che gli ha dato ragione dichiarando che «l’elezione del presidente non è stata condotta secondo la costituzione, il che rende il risultato invalido, nullo e illegale», stabilendo che i kenioti torneranno a votare il 17 ottobre prossimo.

Sotto accusa c’è anche il sistema di trasmissione dei risultati, che secondo l’opposizione sarebbe stato manipolato a causa di un attacco informatico; un precedente che sta rilanciando il dibattito sull’uso della tecnologia digitale nelle elezioni proprio mentre in Africa si stanno diffondendo il voto elettronico e il sistema di trasmissione elettronica dei risultati.

«Penso che in Kenya come paese si stia sviluppando una certa maturità, una democrazia – sottolinea Charles Besigje, docente di storia all’Università Cattolica dell’Africa dell’Est a Nairobi – anche se non è ancora la piena democrazia, dove la gente è libera di parlare e di agire. C’è ancora un problema legato al tribalismo; la gente segue i politici, perché vengono da determinate località o perché provengono da quella zona; e tuttavia la crescita di coscienza civica è evidente e per questo si spera molto nel voto del prossimo 17 ottobre».

In Kenya convivono circa 70 etnie, ma due prevalgono per peso economico, politico e culturale: i kikuyo, cui appartiene il presidente Kenyatta e i luo dello sfidante Odinga
«Nel paese normalmente la gente convive in maniera tranquilla – continua Besigje – ma quando si fa campagna elettorale o nel momento delle elezioni le cose cambiano e riappare con forza la questione del tribalismo. Molta della responsabilità va agli esponenti politici».
Così anche i vescovi hanno lanciato il loro appello, chiedendo «ai kenioti di sostenere l'indipendenza, la dignità e l'integrità della Corte suprema e delle istituzioni costituzionali anche quando non sono d' accordo con le loro decisioni».

Il verdetto della Corte suprema ha suscitato sorpresa perché tutti gli osservatori internazionali non avevano rilevato irregolarità significative ma dubbi, mentre la Corte ha rilevato che circa un terzo dei moduli di raccolta dei voti delle sezioni presentavano palesi irregolarità, finendo per convincersi che il sistema informatico sia stato oggetto di numerosi accessi non autorizzati. La commissione elettorale è stata così individuata come unica responsabile delle irregolarità: un problema non da poco perché dovrebbe essere lei stessa a organizzare le nuove elezioni. 

Alla crisi politica, intanto, si aggiungono la crisi economica e la siccità che sta mettendo in ginocchio il paese.
Il settore turistico a causa della paura del terrorismo sta crollando, mancano le infrastrutture e anche il sistema bancario è in difficoltà.
Secondo le Nazioni Unite la siccità in Kenya ha creato una situazione disastrosa: circa 5,6 milioni di persone sono state colpite, con esiti disastrosi nonostante i 106 milioni di dollari stanziati dall'Onu per affrontare gli effetti più gravi della mancanza di acqua nel nord del paese.

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