Gran Bretagna al voto tra Brexit e terrorismo

All'appuntamento elettorale il Regno unito si presenta con diverse incognite, tra cui l'appeal elettorale della premier May che appare in netta flessione, dopo i fatti di Manchester. In crisi anche l’economia del paese. La Bank of England ha rivisto in negativo le stime di crescita e si attente il “trasloco” di molti istituti finanziari dalla City al Continente. Scricchiola l’assetto istituzionale britannico con la Scozia che ripensa all’indipendenza. 

Gran Bretagna al voto tra Brexit e terrorismo

La Gran Bretagna si avvicina al voto anticipato di giugno con un carico straordinario di incognite e tensioni. Il primo ministro Theresa May ha sorpreso media e analisti politici: la scadenza naturale della legislatura era infatti prevista nella primavera del 2020 e negli ultimi mesi la stessa May aveva rassicurato più volte sulla durata del suo governo. L’attentato di Manchester, dove un kamikaze di origine libica si è fatto esplodere al concerto di Ariana Grande provocando una strage di giovanissimi, rende queste elezioni anticipate ancora più complicate sotto il profilo della politica interna.

La sicurezza nazionale nel Regno Unito è così sotto pressione che la premier May ha addirittura lasciato il G7 di Taormina anzitempo per rientrare a Londra e concentrare tutte le risorse del governo sulla questione terrorismo. Gli 007 inglesi, dopo Westminster e Manchester, sono infatti sul banco degli imputati: l’attentatore era noto da tempi negli ambienti dell’intelligence e classificato come un soggetto a rischio altissimo. 

Lasciando sullo sfondo gli attacchi terroristici, l’accelerazione della May è dovuta in larga parte al complesso negoziato relativo alla Brexit e alla necessità di rinsaldare le posizioni di consenso pro-Brexit all’interno del partito conservatore. I Tories sarebbero infatti avanti di circa venti punti sul partito laburista e, nell’ottica di un negoziato durissimo con la Commissione europea, la May vuole un parlamento coeso sulle trattative europee per l’exit. Come detto, secondo le prime rilevazioni il distacco ipotetico tra i due partiti, in base alle regole elettorali inglesi, diminuirebbe in misura notevolissima la presenza parlamentare della sinistra laburista, addirittura con soli 100 deputati eletti. Per questo la leadership del laburista Jeremy Corbyn è sotto attacco da parte della stampa britannica: l’attempato leader socialista di Chippenham è accusato – dentro e fuori il partito – di aver portato i laburisti «troppo a sinistra».La premier uscente May sembra incarnare invece un modello di leadership più adatta a gestire la complessa transizione: il programma per le elezioni di giugno ovviamente è basato sulla hard Brexit, sulla fine della libera circolazione e la promessa di tagliare gli ingressi nel Regno Unito al di sotto dei 100 mila l’anno. I laburisti e Corbyn, anch’essi orientati a proseguire nell’uscita dall’Unione Europea, puntano a un innalzamento dell’aliquota marginale sui redditi e alla crescita progressiva delle tasse a carico delle aziende. Ma per il nuovo governo che si insedierà prima dell’estate la Brexit rappresenterà un coacervo inesplorato di problemi. Va detto che l’economia del Regno Unito – al di là delle propagande antieuro e antisovraniste che circolano in Europa – non vive un momento brillante: la Bank of England ha rivisto in negativo la crescita del Pil e il debito pubblico ha superato il 90 per cento. Oltre agli effetti diretti – e sconosciuti della Brexit – l’uscita dall’Unione comporterà anche il “trasloco” di numerose istituzione finanziarie private e governative dalla City al Vecchio Continente. 

Infine la Brexit ha innescato nuove tensioni interne di ordine istituzionale: la Scozia ha ripreso le manovre per dire addio dalla Gran Bretagna. Il parlamento di Edimburgo ha approvato la richiesta del proprio governo di indire un nuovo referendum per l’indipendenza. «Lo faremo al momento giusto: cioè nell’autunno 2018, quando il negoziato fra Londra e Ue sarà già concluso», ha annunciato Nicola Sturgeon, premier del governo di Edimburgo.

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