Sanità, per la corruzione manca ancora la cura giusta

Violazione delle liste d’attesa, segnalazione dei decessi alle imprese funebri private, favoritismi ai pazienti provenienti dalla libera professione, prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni e falsificazione delle condizioni del paziente per aggirare il sistema delle liste d’attesa. Questi i principali fenomeni di corruzione emersi dal secondo rapporto “Curiamo la Corruzione 2017” in occasione della Giornata nazionale celebrata lo scorso 6 aprile.

Sanità, per la corruzione manca ancora la cura giusta

Nell’ultimo anno nel 25,7 per cento delle aziende sanitarie si sono verificati episodi di corruzione e il 51,7 per cento delle strutture non si è adeguatamente dotata di strumenti anticorruzione, come previsto dalla legge 190/2012.

È quanto emerge dal secondo rapporto “Curiamo la Corruzione 2017” promosso da Transparency international Italia, Censis, Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità (Rissc) e Istituto per la promozione dell’etica in sanità (Ispe sanità).
L’obiettivo del progetto è di aiutare il Servizio sanitario nazionale a ridurre il livello di corruzione attraverso una maggiore trasparenza, integrità e responsabilità.
Per raggiungere questo scopo da tre anni il progetto Curiamo la Corruzione ha realizzato diverse attività che mirano ad aumentare la consapevolezza sul fenomeno della corruzione, a formare il personale delle aziende sanitarie e ospedaliere e a implementare e testare strumenti innovativi e modelli organizzativi specifici.
In questi anni nei percorsi formativi sono stati coinvolti 825 operatori, tra cui 300 dirigenti; in dieci strutture è stata attivata una piattaforma informatizzata per le segnalazioni di corruzione ed è stata scelta la data del 6 marzo per la “Giornata nazionale contro la corruzione in sanità”.

«La corruzione – ha spiegato Virginio Carnevali, presidente di Transparency international Italia, in occasione della “Giornata nazionale contro la corruzione in sanità” – nella sanità è più pericolosa che in qualsiasi altro settore: ha un impatto diretto su di noi, sulla nostra salute, sulla nostra vita».

I fenomeni più diffusi

L’indagine, che ha coinvolto 216 strutture sanitarie (solo 136 hanno risposto ai questionari, 17 in Veneto), evidenzia che i rischi di corruzione più frequenti sono: la violazione delle liste d’attesa (45 percento); la segnalazione dei decessi alle imprese funebri private (44 percento); i favoritismi ai pazienti provenienti dalla libera professione (41 percento); la prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni (38 percento); la falsificazione delle condizioni del paziente per aggirare il sistema delle liste d’attesa (37 percento). Mentre il rischio di inefficienze e sprechi è più alto nelle Asl per l’acquisto di servizi sanitari e negli ospedali per l’acquisto di beni.

«Dall’ultimo rapporto – prosegue Carnevali – si evince che la percezione del fenomeno, l’analisi del rischio e la dimensione degli sprechi descrivono dei timidi passi in avanti nel senso di una maggior legalità e conoscenza del problema ma non possiamo certo dirci soddisfatti dei risultati raggiunti dalla lotta alla corruzione in sanità».

I piani nel territorio: meglio il Nord del Sud

Analizzando le informazioni sui rischi contenute all’interno dei Piani triennali di prevenzione della corruzione (Ptpc), che per la legge 190/2012 ogni amministrazione o ente pubblico deve predisporre, è stata redatta la mappa dei rischi di corruzione per restituire al sistema sanitario una valutazione ragionata e complessiva della loro magnitudo e del loro impatto.
L’analisi a livello macro regionale mostra una migliore qualità dei Ptpc al Nord, con una percentuale maggiore di piani buoni o molto buoni, una generale arretratezza al Centro Italia e al Sud dove è più alta la percentuale di piani insufficienti.

«Speriamo – conclude il presidente di Transparency international Italia – che l’indagine “Curiamo la Corruzione 2017” possa servire non solo a mettere meglio a fuoco il problema, ma anche a stimolare chi lavora nel settore a fare qualcosa in più e qualcosa di meglio. L’antidoto contro il male della corruzione è segnalare gli illeciti o irregolarità di cui si è a conoscenza. Ma affinché sia efficace c’è bisogno della collaborazione di tutti: medici, infermieri e pazienti».
www.curiamolacorruzione.it

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Fonte: Comunicato stampa
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