La Terra ha la febbre. Da cavallo

Nel difficile e complesso cammino della transizione ecologica e sociale, la transizione energetica – cioè il passaggio da una società e un’economia fondata sui combustibili fossili a una decarbonizzata in cui l’energia è prodotta prevalentemente da fonti rinnovabili – assume una rilevanza fondamentale e non più rinviabile.

La Terra ha la febbre. Da cavallo

Per contenere la crisi climatica, è necessario mantenere l’aumento della temperatura media globale entro un +1,5°C e comunque non superare i 2°C (oggi siamo già a +1,1°C): ciò significa ridurre del 55 per cento le emissioni di CO2 e degli altri gas climalteranti al 2030 e raggiungere la neutralità carbonica al 2050. Si tratta di obiettivi sfidanti che, al momento, non trovano adeguato riscontro nelle risposte e nei tempi di decisione dei governi. I modelli previsionali indicano infatti che con le politiche attuali la temperatura media globale aumenterà a fine secolo di un +3,2°C, mentre se venissero attuati gli impegni assunti dagli Stati nell’ambito del processo di attuazione dell’Accordo di Parigi, l’aumento della temperatura sarebbe di +2.8°C, inferiore ma comunque ben al di sopra del margine di sicurezza indicato dalla scienza (Ipcc). Si comprende il senso dell’appello di papa Francesco che nell’esortazione apostolica Laudate Deum, del 4 ottobre scorso, denuncia che non stiamo facendo abbastanza «poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando ad un punto di rottura. Al di là di questa possibilità, non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre di più la vita delle persone e delle famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti». In questa prospettiva che, è bene ricordarlo, è fondata su una consolidata base di dati e informazioni scientifiche condivise a livello globale, l’impegno ad agire, per ridurre le emissioni e contenere l’aumento della temperatura media globale, prima ancora che un impegno politico e un’opportunità economica, rappresenta un vero e proprio imperativo morale. Il dovere di svolgere un ruolo attivo per la custodia dell’ambiente e delle sue risorse (paesaggio, suolo, biodiversità, acqua, aria, …) e di assumere la responsabilità di vigilare su questo bene così prezioso e fragile che, a seguito delle nostre azioni e attività, si sta sempre più deteriorando. A conferma di questa preoccupazione, i recenti dati dell’Osservatorio europeo Copernicus che convergono nel segnalare che il 2023 è stato l’anno più caldo, da quando si sono avviate le registrazioni meteo-climatiche e che il mese di gennaio 2024, con una temperatura media di 13,14°C, è stato il gennaio più caldo mai registrato dall’inizio delle misurazioni e l’ottavo mese consecutivo in cui si è superato il record di calore mensile. Questi dati, che si accompagnano con un numero crescente di eventi meteorologici estremi, non sono però ancora sufficienti per spingere ad accelerare le indispensabili decisioni politiche nella direzione della transizione energetica. Orientarsi nella transizione significa, allora, prendere coscienza dell’urgenza di agire con la consapevolezza che gli scenari futuri sono in parte segnati, ma anche che i nostri comportamenti e le nostre scelte, per quanto piccole, possono fare la differenza, per far crescere nella società una cultura della cura del creato indispensabile per accompagnare la transizione verso una società sostenibile e a basse emissioni.

Matteo Mascia
Coordinatore del Progetto Etica e Politiche Ambientali della Fondazione Lanza

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