La scuola al via, tra obbligo "lungo" e superiori "corte"

Dall’innalzamento dell’obbligo scolastico alle superiori di quattro anni, dagli stipendi degli insegnanti all’impatto della Buona scuola, fino all’Erasmus per tutti e all’obbligo vaccinale, sono tanti i fronti aperti che attendono risposte compatibili con le risorse.

La scuola al via, tra obbligo "lungo" e superiori "corte"

Settembre è il mese del ripensamento, cantava Francesco Guccini.
Sarà così anche per il mondo della scuola? Dopo una specie di ubriacatura agostana di parole e fughe in avanti, a settembre vedremo tirare i remi in barca, misurare le possibilità, mettere in gioco “il dono usato della perplessità”?

Viene da pensarlo riflettendo sulle recenti vicende e esternazioni che hanno coinvolto la scuola.
La considerazione, ad esempio, fatta dalla ministra dell’istruzione Valeria Fedeli, su come sarebbe utile e opportuno l’obbligo scolastico fino a 18 anni.
Un intervento al Meeting di Rimini, il suo, a pochi giorni dalle discussioni provocate dall’annuncio di una sperimentazione a livello nazionale per la scuola superiore in quattro anni invece che cinque. Sperimentazione che dovrebbe coinvolgere 100 classi di altrettante scuole.
Partiamo da qui.

«Io – ha detto Fedeli intervenendo alla tradizionale passerella agostana riminese – sarei per portare l’obbligo scolastico a 18 anni perché un’economia come la nostra, che vuole davvero puntare su crescita e benessere, deve puntare sull’economia e sulla società della conoscenza, così come peraltro ci viene dall’ultima Agenda Onu 2030 sottoscritta anche dall’Italia».

E chi non sarebbe d’accordo, verrebbe da chiedere?
Se non fosse che tra il “sarei” del ministro e la concretezza di un provvedimento, ci passa un infinito fiume di controversie e di dibattiti, che hanno già una lunga tradizione nella storia della scuola italiana e che immediatamente si sono ridestati all’indomani dell’anticipazione della ministra.

A scuola fino a 18 anni?
Per far cosa? chiedono alcuni. E altri sentenziano: «Prima bisogna cambiare la didattica». E i contenuti? Bisogna pensarci prima…
Se poi all’esternazione sull’obbligo si affiancano quelle – sempre della titolare di Viale Trastevere – sull’Erasmus per tutti e sull’immancabile “battaglia” per gli stipendi degli insegnanti (temi condivisibili, intendiamoci) ci si rende conto subito che presto sarà tempo di misurarsi con il più prosaico “possibile”.

La questione delle superiori ridotte è un po’diversa.
Qui non si tratta di anticipazioni più o meno visionarie, ma di un tema che rincorre una suggestiva visione – perché così effettivamente fu – di un ministro degli anni passati, Luigi Berlinguer.
Lo ha spiegato sempre la ministra Fedeli, difendendosi dall’accusa di “improvvisare”. «Ricordo – ha detto – che il progetto prende le mosse dalla riforma dei cicli scolastici messa a punto dal ministro Berlinguer nel 2000, non entrata in vigore perché bloccata dalla ministra Moratti, e successivamente dalla commissione di studio istituita nel 2013 dal ministro Profumo, incaricata di elaborare delle proposte per abbreviare il percorso scolastico con lo scopo di far conseguire il diploma entro il diciottesimo anno di età».

Insomma, ci si sta pensando da tempo. Solo che, ai tempi della riforma Berlinguer, il “taglio” di un anno riguardava le medie inferiori.
In ogni caso, per i quattro anni la sperimentazione è già realtà, almeno in quelle classi, attualmente 12, che hanno avuto l’autorizzazione a partire dall’anno scolastico 2013/14. Bene ampliare, e bene anche farlo con gradualità.

Alberto Campoleoni

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Fonte: Sir