La Fondazione Zancan compie 50 anni: due convegni il 4 e il 5 giugno

Cinquant'anni a osservare "gemme", a studiare la persona, i suoi bisogni e a proporre leggi e servizi adeguati. Questa è la missione della fondazione Zancan, nata nel 1964 per volere di mons. Giovanni Nervo, importante per la stesura di molte leggi nazionali e regionali e per la valutazione dell'efficacia dei servizi. La sfida oggi è compiere un salto di paradigma per arrivare a un welfare generativo. Il 4 giugno e il 5 giugno due convegni.

La Fondazione Zancan compie 50 anni: due convegni il 4 e il 5 giugno

«Osservando le “gemme terminali” si può prevedere lo sviluppo futuro di ogni pianta, quanti rami cresceranno, in quale direzione. Così è anche per i fenomeni sociali, per questo è importante osservare le “gemme sociali” che si scorgono all’orizzonte, studiare i bisogni delle persone, per proporre soluzioni che possano anticipare o accompagnare i fenomeni». 

È questa metafora biologica, intuita da mons. Nervo, che ancora bambino attraversava il bosco ogni giorno per andare a scuola, a descrivere nel migliore dei modi la missione della fondazione Zancan che in questi giorni festeggia i suoi primi cinquant’anni di vita. Sono 700 i seminari di studio, ricerca e approfondimento organizzati coinvolgendo 13.685 esperti. 225 i progetti in collaborazione con enti pubblici, università, istituti di ricerca e altri soggetti condotti negli ultimi 10 anni. E ancora: sono 750 i collaboratori provenienti da ambiti di lavoro diversi, 220 i numeri di riviste sui quali sono stati pubblicate le proposte e le soluzioni individuate, 232 i volumi dal 1969 che custodiscono e diffondono le elaborazioni culturali.

Sono questi i numeri della fondazione Zancan, una pietra miliare per quanto riguarda gli studi delle politiche sociali, sanitarie, educative, dei sistemi di welfare e dei servizi alla persona, una delle istituzioni più importanti della chiesa di Padova fondata proprio da mons. Giovanni Nervo e oggi presieduta dal suo più stretto collaboratore, mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini, che ha ricordato l’aneddoto citato in apertura.

Cinquant’anni ricchi di significato e rilevanza. Basti pensare che la fondazione ha collaborato alla stesura di leggi nazionali importanti come quella sul volontariato del 1991, sui lavori socialmente utili degli anziani del 1997, o quella sull’obiezione di coscienza arrivata a compimento nel 1998 e poi integrata negli anni 2000 in seguito all’abolizione della leva obbligatoria e l’istituzione del servizio civile. E la collaborazione della Zancan c’è stata anche nel concepimento della riforma dell’assistenza (legge 328 del novembre 2000) e della legge regionale 56 del 1994 sull’unità locale dei servizi. Indiscutibili i meriti della Zancan anche dal punto di vista culturale, specie per quanto riguarda acquisizioni come la partecipazione, la deistituzionalizzazione e l’integrazione dei servizi, la domiciliarità dell’assistenza e sull’organizzazione dei servizi (informazione, valutazione e terzo settore in particolare).

E pensare che tutto è nato dall’intuizione di un singolo uomo. «Mons. Nervo – racconta il presidente della fondazione mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini – aveva compreso grazie al suo impegno nell’Onarmo (Opera nazionale di assistenza religiosa e morale degli operai) che era fondamentale preparare chi assisteva gli operai nel durissimo contesto del dopoguerra e in generale tutti gli operatori sociali. Così, quando la sua vicedirettrice Emanuela Zancan morì molto giovane, lasciando una rendita di 20 mila lire per costituire un’opera sociale, Nervo decise di creare la fondazione con la doppia finalità di produrre ricerca scientifica e formare gli addetti sul grande tema dei servizi alla persona». Era il 1964 e la fondazione muoveva i primi passi rivolgendosi soprattutto ad assistenti sociali in fase di specializzazione e operai che chiedevano di essere formati. Fin da subito iniziò anche l’impegno scientifico nella ricerca coinvolgendo esperti provenienti da diverse aree culturali, anche non cattoliche, sui temi individuati e che nel 1983 sarà riconosciuto giuridicamente dal presidente della repubblica.

Parte così l’esperienza dei seminari che dal 1970 (a oggi) trovano la loro sede perfetta nella casa di Malosco, in Trentino. Sono tra i 10 e i 15 gli appuntamenti che ogni anno vengono organizzati dalla Zancan. «Da sempre la partecipazione degli esperti è su base volontaria – riprende mons. Benvegnù-Pasini – La diversità di formazione, di credo e di interessi si rivela ogni volta una ricchezza, anche se all’inizio non è stato semplice spiegare questo approccio». Ai piedi delle Dolomiti, alle soglie del bosco, confortati da un’ottima cucina, gli studiosi in questi 50 anni hanno elaborato dunque le idee e le proposte della fondazione, che ha sempre guardato ai temi dei servizi sociali e sanitari alla persona da una prospettiva di integrazione e con una particolare attenzione al territorio.

«La persona è unitaria – sottolinea il presidente – quindi occorre valutare i servizi nella loro complessità per il bene globale del singolo individuo. Di conseguenza un’analisi efficace può partire solamente osservando il contesto nel quale la persona vive e opera». E proprio l’analisi dei servizi, la valutazione dell’efficacia è stato il campo in cui la fondazione è stata più impegnata negli ultimi dieci anni, collaborando con enti pubblici o privati che esprimono l’esigenza di verificare gli effetti di servizi o azioni messe in campo. I temi su cui la Zancan sviluppa la sua ricerca applicata sono essenzialmente tre: la famiglia in tutte le sue concezioni, i valori che ne stanno alla base e i servizi di cui necessita specie se i suoi membri sperimentano malattia, disabilità o non autosufficienza; i soggetti deboli, compresi gli anziani, gli immigrati e i nuovi poveri (come i padri separati); la cittadinanza e quindi il protagonismo della persona.

Lo sguardo internazionale che si è aperto dopo il 2000 ha fatto nascere la collaborazione con una decina di enti affini di altrettanti paesi, presenti al convegno del 5 giugno sulla povertà infantile. Un tema importante, da cui dipende il futuro della società. La fondazione dunque, che celebra il proprio passato, rilancia sul futuro. Perché è ancora lunga la strada, per chi continua a osservare “gemme” per decifrare il domani.

I convegni.

Sono due i convegni organizzati dalla fondazione Zancan in occasione delle celebrazioni per i suoi 50 anni. Il primo, mercoledì 4 giugno in sala dei Giganti a palazzo Liviano a Padova tratterà “Il futuro delle politiche sociali”. Dopo l’introduzione del presidente mons. Benvegnù-Pasini, del rettore Giuseppe Zaccaria e del vicepresidente del Veneto Marino Zorzato, alle 10.30 si aprirà il bilancio di 50 anni tra memoria e futuro declinato nei bisogni di ogni età, nello sviluppo dei servizi e tra nuovi soggetti sociali. Dalle 14.30 si parlerà delle sfide politiche del welfare generativo con relazioni di Tiziano Vecchiato, Elisabetta Neve, Cinzia Canali ed Emanuele Rossi. Concluderanno una serie di testimonianze e l’intervento del presidente.
Il giorno dopo, giovedì 5 giugno la conferenza internazionale su “L’impatto della povertà e del maltrattamento nel futuro dei bambini” sarà in inglese nell’aula magna di palazzo del Bo. Nelle tre sessioni previste interverranno esperti provenienti da tutto il mondo. Si tratterà anzitutto la vision e i luoghi tra storia, risultati e reti sulla povertà infantile. La seconda sessione prevede un doppio percorso: “Il benessere nell’età evolutova” e “Il maltrattamento all’infanzia”. Nel pomeriggio si concluderà con uno sguardo al futuro. 

Per maggiori informazioni e iscrizioni: 049-663800 o www.fondazionezancan.it

Nel numero in distribuzione da domani e disponibile on line il servizio completo.

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