La sedia di cartone, storia di un miracolo

Il pluripremiato documentario di Marco Zuin e Luca Ramigni racconta l’impegno di un’intera comunità che mette risorse e creatività per l’inclusione sociale e una migliore qualità della vita delle persone con disabilità della diocesi di Nyahururu in Kenya. Al centro del cortometraggio l'azione del Saint Martin, l'organizzazione sorta dall'intuizione del già missionario fidei donum padovano don Gabriele Pipinato.

La sedia di cartone, storia di un miracolo

La camera da presa è “dentro” allo sguardo di Jeoffrey che osserva la mamma accucciata, mentre raccoglie il latte dalla mucca. L’ultima sequenza del documentario La sedia di cartone, diretto da Marco Zuin su soggetto di Luca Ramigni, coglie tutta l’intensità dell’emozione del piccolo disabile per non essere più lasciato solo dentro alla sua capanna.

Prima di stare seduto sulla leggera sedia cartonata, che con i suoi colori sgargianti sembra uscita di soppiatto da un cartone animato, il piccolo con idrocefalo e spina bifida, che abita in un villaggio rurale del Kenya, stava disteso, o leggermente sollevato, sullo slavato divano della sua capanna. Quella di Jeoffrey è una storia vera con un lieto fine reso possibile dal centro Saint Martin della diocesi di Nyahururu in Kenya, che dal 1997, grazie all’intuizione di don Gabriele Pipinato, all’epoca missionario fidei donum della diocesi di Padova, opera per una società più inclusiva anche in favore di chi è colpito da disabilità, affinché sia l’intera comunità, facendosene carico, a generare risorse e creatività per migliorare la vita di tutti.

E, infatti, dal 2009, al Saint Martin vengono costruiti anche ausili con la particolare tecnica dell’Apt (Appropriate paper based technology) che “sfrutta” materiali poveri – come il cartone – per costruire strumenti che consentano ai disabili di partecipare alla vita familiare e sociale. Il nuovo progetto della fondazione Fontana “La sedia di cartone” racconta proprio questo, partendo dalla storia di Jeoffrey e della sua mamma che fanno parte di una comunità viva, capace non solo di realizzare la sedia, ma addirittura di personalizzarla grazie alle capacità di ognuno.

La fondazione Fontana ha ideato un kit che contiene una piccola sedia da realizzare e personalizzare, ma anche il cd con il film (realizzato con musiche originali della Piccola bottega Baltazar) che ha già partecipato a una ventina di festival, ottenendo dieci tra premi e riconoscimenti. «La sedia di cartone – racconta Simona Atzori, artista senza braccia e testimonial della fondazione da cinque anni – dà un senso maggiore a ciò che facciamo ogni giorno. Perché qualcosa di semplice come il cartone, che noi spesso buttiamo considerandolo uno scarto, può fare molto per chi non ha nulla; e quel poco diventa tutto».

«In questo documentario – continua il regista Marco Zuin – si parla di un miracolo, ma non quello di Jeoffrey che alla fine si alza e cammina sulle proprie gambe. Il miracolo è tutta la comunità che si attiva, si occupa di lui, per regalargli un’altra prospettiva da cui seguire la sua mamma ogni giorno e con cui entrare in contatto con i bambini del villaggio che adesso gli corrono intorno e gli riempiono la vita. Grazie all’intuizione di Timothy, che ebbi la fortuna di incontrare durante le riprese del primo documentario della Fontana Me, we, ora Jeoffrey sta facendo il giro del mondo con la sua sedia».

Il programma per persone con disabilità del Saint Martin segue ogni anno oltre mille bambini, a livello riabilitativo e di inserimento scolastico. E annualmente almeno 10 persone con disabilità sono guidate nell’intraprendere un percorso lavorativo adeguato alle proprie capacità. «Il merito – spiega Alice Nthiga, dell’ufficio pubbliche relazioni del Saint Martin – è di oltre 400 volontari che dedicano gratuitamente tempo e risorse. Inoltre, grazie a 21 cliniche mobili di fisioterapia riusciamo a dare a molti bambini disabili l’opportunità di vivere in mezzo agli altri».

Il kit è acquistabile su www.fondazionefontana.org con un’offerta minima di 15 euro per sostenere il programma per persone con disabilità del Saint Martin. Il progetto, realizzato con il contributo di Opsa, Comieco, fondazione Zanetti, Centro missionario diocesano, Fisioterapisti senza frontiere, associazione Mwanga, Studio Co.Me, Atantemani, viene presentato in questi giorni in tutta Italia. Nel territorio diocesano, in parrocchia a Pontevigodarzere (venerdì 4 dicembre alle 21), a Santa Sofia a Padova (domenica 13 alle 19), ad Agna (sabato 19 alle 15.30) e prossimamente anche ad Altichiero, Thiene, Campo San Martino e Limena.

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