Terzo settore, Zamagni promuove la riforma. E boccia la Fondazione Italia Sociale

Al laboratorio sulla valutazione dell’impatto sociale organizzato da CSVnet e Aiccon, l’economista dà un giudizio positivo sulla legge: “Da oggi per fare il ‘bene’ gli italiani non devono più chiedere il permesso alle istituzioni”. Critiche invece a Italia Sociale: “Stiamo parlando di una fondazione di diritto privato che nasce per volontà del governo, guidata da figure espressione del governo: è una contraddizione di tipo pragmatico”.

Terzo settore, Zamagni promuove la riforma. E boccia la Fondazione Italia Sociale

“Dopo 75 anni finalmente il nostro paese si è dotato di una legge organica sul terzo settore; si tratta di un traguardo perché abbiamo superato la logica delle norme dedicate ai singoli comparti del non profit, ma soprattutto perché 

abbiamo vinto una battaglia di civiltà: da oggi per fare il ‘bene’ gli italiani non devono chiedere il permesso alle istituzioni e il diritto di associarsi è riconosciuto già sul piano legislativo”.

È un giudizio più che positivo, quello espresso sulla riforma del Terzo settore da Stefano Zamagni, economista ed ex presidente dell’Agenzia delle onlus.
Il professore ha aperto, con una conferenza live streaming da Roma, la prima tappa del laboratorio per i CSV che CSVnet e Aiccon, insieme all’associazione di promozione sociale e culturale Social Seed, hanno deciso di realizzare sulla valutazione dell’impatto sociale, una delle novità più importanti introdotte dalla nuova legge.

Zamagni ha offerto una lettura politica della riforma, ritenendola capace di far superare l’“alternativismo” – ovvero la tendenza di una certa parte del non profit ad isolarsi dalla realtà circostante, senza cercare una via di integrazione e senza cambiare nulla – per affermare un modello incentrato sulla “biodiversità” in cui tutti i soggetti del terzo settore sono complementari ad altri (compresi quelli del profit) e dimostrano “che si può operare sul mercato in modo diverso”.

Gli aspetti positivi

Da un punto di vista più tecnico e soffermandosi soprattutto sul decreto legislativo dedicato al Codice del Terzo settore, l’economista ha sottolineato l’importanza di aver riconosciuto il terzo settore, “produttivo” ovvero capace di produrre utilità sociale, e la valorizzazione del volontariato come “punta di diamante” di tutto il comparto.

Un altro elemento che Zamagni ha voluto evidenziare è il concetto di finanza sociale, che interviene così per la prima volta nel sistema giuridico italiano. Come ha spiegato il professore, si riconosce, infatti, che non c’è solo una finanza speculativa ma anche una finanza che “deve servire a dare ali concrete ai soggetti del Terzo settore”; questo sarà possibile grazie ai nuovi strumenti finanziari introdotti qualii social bonus e i “titoli di solidarietà”.

Riforma promossa, Fondazione bocciata

Di tutt’altro tenore invece il giudizio su uno degli aspetti più discussi della legge: “Ritengo che la Fondazione Italia Sociale non c’entri nulla con il terzo settore. È un’iniziativa nata male, non potrà andare bene”.
Il testo che riguarda la sua nascita, dopo le osservazione del Presidente della Repubblica, è in fase di revisione: sarà l’ultimo dei 5 decreti attuativi della riforma del Terzo settore. “Sergio Mattarella è un giurista: sono certo abbia subito notato il paradosso che sta alla base di questo progetto”, chiosa Zamagni.

Come è noto, è previsto che la Fondazione sia un ente di natura privata: avrà sede a Milano, una dotazione iniziale di 1 milione di euro e dovrà attrarre donazioni e risorse private. La Fondazione sarà amministrata da un Comitato di gestione composto da 10 membri, di cui 3 designati rispettivamente dal Presidente del consiglio dei ministri, dal Ministro dell’economia e delle finanze, dal Ministro del lavoro. Il componente indicato dal Ministro del lavoro avrà la carica di Presidente della Fondazione.

“Stiamo parlando di una fondazione di diritto privato che nasce per volontà del governo, guidata da figure espressione del governo: siamo di fronte a una contraddizione di tipo pragmatico", continua Zamagni.

"Nasce da un ente pubblico, ma ha uno statuto giuridico di diritto privato. Cozza contro la stessa legge di riforma, che all’art. 1 riconosce il terzo settore come espressione della società civile che si organizza sulla base del principio di sussidiarietà. La Fondazione prevede un sistema pop down, dall’alto verso il basso, non bottom up, dal basso verso l’alto”.

Secondo l’economista, è l’atto di nascita a essere sbagliato.
L’intuizione di partenza, il fine a cui mirare – sostiene Zamagni – sono buoni, ma il modo e il metodo in cui sono perseguiti è totalmente errato: “Creare un polmone finanziario che possa favorire lo sviluppo di certi soggetti, anche non fortissimi, è corretto, ma si deve trovare la strada adeguata per passare dalle parole ai fatti.
Per come è adesso, la Fondazione viola il principio di sussidiarietà: sono certo nasceranno problemi di tipo giuridico”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)