La conferenza dei capigruppo della Camera ha messo in calendario per il 7 ottobre il quarto e definitivo passaggio della legge di revisione costituzionale che taglia 230 deputati e 115 senatori. L’esito del voto è scontato e a questo punto tutte le riserve che sono state espresse sul contenuto e soprattutto sul senso politico di questa riforma restano a futura memoria
L’organizzazione dei Paesi più sviluppati vede una crescita zero per l’anno in corso e taglia le stime per il 2020 da +0,6% a +0,4%. In termini finanziari c’ è il rischio che questo andamento finisca per assorbire i notevoli risparmi determinati dal calo dello “spread” che è stato innescato dalla nascita del nuovo governo. Questo calo, in pratica, comporterà meno interessi da pagare sulle risorse che l’Italia deve procurarsi nei mercati internazionali per coprire il suo imponente debito pubblico
In ordine di tempo, la prima tappa di questo percorso è costituita dalla 74ª sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, a New York (il dibattito generale si terrà dal 24 al 27 settembre). Per il presidente del Consiglio e per il neo-ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sarà anche un’occasione per incontri bilaterali con gli omologhi di altri Paesi su temi cruciali come la stabilizzazione del Mediterraneo e i rapporti commerciali con Usa e Cina
Inizia il 12 settembre a Bologna il 52° Incontro di studi che tradizionalmente l'associazione organizza nel mese di settembre. “Il Pil cresce in percentuali irrisorie, non si fanno figli, è difficile investire, i migliori cervelli se ne vanno all'estero. Il sistema si è inceppato”, afferma il presidente della Acli, Roberto Rossini. Si è bloccato anche il cosiddetto ascensore sociale: “In Italia nel migliore dei casi resti quello che nasci. Per un bambino di una famiglia a basso reddito ci vogliono cinque generazioni per entrare nel ceto medio e anche chi è nato in una famiglia di classe media si trova spesso a fare esperienza di una qualche forma di declassamento”
Nel discorso con cui si è presentato alla Camera per il voto di fiducia, Giuseppe Conte ha voluto subito marcare una differenza rispetto al metodo del “contratto” che aveva finito per ingessare il lavoro dell'esecutivo giallo-verde. Il Presidente del Consiglio ha insistito molto sul carattere di “ampio respiro”, di “lungo periodo” del programma del governo
Al di là dei buoni propositi su cui sarebbe difficile dissentire, ci sono però delle sottolineature e degli impegni più specifici che segnano l’identità programmatica del nuovo esecutivo e in alcuni casi marcano le differenze con il governo precedente
Dei 21 ministri, dieci sono espressione del M5S, nove del Pd, uno di Leu (la cui piccola rappresentanza è però decisiva al Senato) e la lista si completa con un tecnico in un ruolo di primissimo piano, quello di ministro degli Interni.
Con uno sguardo alla cronaca politica e uno alla storia, proviamo a rileggere le vicende dell’agosto politicamente più imprevedibile della vita della Repubblica. Parla Paolo Pombeni, storico e analista politico di grande autorevolezza ed esperienza: “La sfida che Conte ha davanti è quella di riuscire a trasferire l’esperienza internazionale nella gestione dei rapporti politici interni. Si tratta di una sfida molto impegnativa. Persino un personaggio come Prodi, che a livello internazionale ha raggiunto i massimi livelli e ha acquisito un profilo che gli viene ancora riconosciuto, in politica interna ha incontrato scogli talvolta insuperabili”
Ci sarà un nuovo giro di consultazioni, tra martedì e mercoledì, perché alcuni partiti hanno comunicato che “sono state avviate trattative per un'intesa” e anche “da parte di altre forze politiche è stata espressa la possibilità di ulteriori verifiche”. Una fotografia che coglie l'ambiguità dei movimenti in corso, con il confronto tra M5S e Pd da un lato e la Lega che tenta ancora i pentastellati. Ma questo secondo giro sarà “per trarre le conclusioni e per assumere le decisioni necessarie”. Dunque a metà della prossima settimana il rebus della crisi di governo dovrà essere sciolto