Il Papa ha chiesto ai giovani l’esercizio del canale: scavare piccoli canali nel cuore perché l’accoglienza e l’incontro non leghi solo due oceani, ma anche le piccole relazioni quotidiane. Gli occhi dei giovani brillano, ascoltando il Papa. Sembrano nipotini in ascolto del nonno saggio. Sapranno realizzare tutto questo come il loro sogno di giovinezza? È la nostra speranza!
Sabato 26 gennaio comincia a Casa Sant'Andrea a Rubano il secondo anno del corso base triennale per diventare accompagnatori vocazionali dei giovani e degli adulti. L'iniziativa è promossa dagli uffici diocesani per la pastorale delle vocazioni e della famiglia, l'istituto San Luca e il seminario.
«Ciò che vogliamo essere conta di più di ciò che vogliamo fare»: l’ha detto Matteo Truffelli all’incontro delle presidenze della regione ecclesiastica, che si è tenuto il 13 gennaio. Uno sguardo su una giornata davvero importante.
Al via gli incontri di formazione per i direttivi di circolo con Johnny Dotti e Oragiovane. Focus sulla comunità e sul modello di centro parrocchiale: è ancora funzionale? Che cos’è la missione in un tempo di così rapidi cambiamenti della società?
Chissà che questa disposizione interiore, di giovani e adulti, non sia un segno bello che viene da Panama e chissà che non ci aiuti a uscire dall’idea di parole e discorsi “griffati”, da “boutique”. Soltanto un cuore libero può cogliere ciò che di bello nasce nella storia e nella vita delle persone. E non importa che siano vescovi o giovani laici: solo così la parola autorevole della Chiesa troverà il terreno “giusto”. Perché “fertile” – questa volta – potrebbe essere persino pericoloso
(da Panama) “Se non si riscopre il concetto di umanità e la logica del Samaritano, per cui l’altro che sta ai margini della strada per un motivo o per un altro è un altro me stesso e ha le stesse necessità umane che ho io, non si risolveranno mai i problemi: né con leggi più strette né con leggi più larghe. L’umanità: l’altro è un altro me stesso”.
Ci troviamo nella Parroquia Reina de la Paz, vicino al Colle Lourdes, nel nord della città di Panama dove i ragazzi venezuelani stanno seguendo la catechesi. Il loro cuore - dicono tutti - è spaccato in due: da una parte, la gioia di essere qui con Papa Francesco e, dall’altra, la preoccupazione per quanto stanno vivendo in Venezuela
Colpisce l’incontro per strada con i giovani del Venezuela: le loro guance si rigano di lacrime. Per quanto la storia produca sempre tragedie, non è abitudine vedere giovani che piangono alla Gmg. Nelle loro parole e nei loro occhi c’è il dramma e la preoccupazione di un popolo, anche se molti sono qui già da qualche anno (a proposito di migrazioni…). Li portiamo nel cuore sapendo che la carezza di una preghiera è tutto ciò che abbiamo. E che in questo momento possiamo offrire
Per il Santo Padre, "se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa". D'altra parte, "la rete che vogliamo" è "una rete non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere". Attenzione "alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito"