La Camporese: un secolo di lavoro e famiglia sempre fedeli ai valori cristiani

Guerrino Camporese, presidente dell'Ucid Padova durante gli anni Novanta, è ancora al timone dell’impresa di famiglia assieme ai fratelli. La storia della sua impresa è un esempio di come si possano coniugare attenzione ai fatturati e ai dipendenti.

La Camporese: un secolo di lavoro e famiglia sempre fedeli ai valori cristiani

Nel 2015 ha festeggiato i 100 anni di attività della Fab Camporese e onoranze funebri di Borgoricco: un secolo di lavoro e famiglia, il messaggio che ha accompagnato le “celebrazioni”. Una realtà fondata dal padre del 1915 e di cui ancor oggi, a 82 anni, Guerrino Camporese è socio amministratore, incarico che continua a svolgere «con grande curiosità e passione», tiene a precisare.
Guerrino Camporese è stato presidente dell’Ucid Padova dal 1990 al 1994 e ancor oggi continua a partecipare attivamente alle attività dell’associazione.

Che ricordi conserva di quegli anni di presidenza nell'associazione?
«Sono stato eletto su proposta dell’allora consulente ecclesiastico don Giuseppe Magrin, oggi presidente internazionale dell’Unione apostolica del clero, con sede a Roma. Ho accettato con entusiasmo. Monsignor Antonio Mattiazzo era diventato vescovo di Padova da poco e sono andato subito a incontrarlo: gli ho presentato l’attività dell’Ucid e gli ho chiesto cosa avremmo potuto fare come imprenditori e dirigenti cristiani».

E il vescovo Mattiazzo cosa rispose?
«Ci ha chiesto di fare qualcosa per il Kenya, realtà da cui lui arrivava. Abbiamo deciso di raccogliere l’invito, creando una commissione dedicata e dopo un periodo di preparazione siamo partiti alla volta del grande paese africano. Assieme a me e mia moglie Franca c’erano Paolo Argentini e la moglie Maria, don Sergio Zorzi e l’architetto Arturo Rambaldo, che conosceva bene il contesto perché aveva gestito uno studio a Nairobi. In 23 giorni abbiamo visitato tutte le parrocchie della missione diocesana a Nyahururu. Avevamo raccolto una cifra cospicua fra gli ucidini, ricordo in particolare Orfeo Tessari che aveva fatto una donazione molto consistente. Abbiamo quindi messo a punto otto diversi progetti legati al mondo del lavoro, dalla costituzione di un’azienda agricola a un’attività di filatura, ecc. Nei mesi successivi abbiamo portato a Padova due studenti kenyani, che hanno potuto diplomarsi all’istituto lattiero caseario di Thiene. È stata un’esperienza bella e arricchente».

Ci sono altri ricordi significativi legati a quel periodo?
«Moltissimi. Fra questi, un incontro organizzato coinvolgendo le categorie economiche, in particolare i giovani, e dedicato ad approfondire alcuni temi legati al mondo del lavoro, con il manager giapponese Hakira Kōdate, Mario Carraro e altri. La partecipazione è stata molto alta. Uno dei nostri obiettivi era quello di riuscire ad estendere la proposta dell’Ucid, ma nonostante l’interesse raccolto in quell’occasione poi molti imprenditori non si sono associati perché dicevano di non riuscire a trovare il tempo per dedicarsi ad altre attività oltre all’azienda. Un problema con cui facciamo i conti anche oggi».

Cosa ha rappresentato e rappresenta per lei l’Ucid?
«Ho trovato tante amicizie e occasioni di confronto con altri imprenditori e dirigenti, che mi hanno aiutato a vivere il mio essere cristiano in azienda, dove ho lavorato con i miei quattro fratelli, di cui due ancora in vita e tuttora attivi nell’impresa assieme alle terze generazioni. Un secolo di lavoro e famiglia, possibile solo grazie ai valori che abbiamo vissuto: non abbiamo mai guardato solo ai conti, ma abbiamo cercato di curare le relazioni, riuscendo ad andare avanti in accordo e armonia. Spero che quest’esperienza sia, nel suo piccolo, una testimonianza».

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