Non basta fare. Ora bisogna educare e formare

Guerre, migrazioni, povertà crescente. E ancora la Brexit, la violenza che si riaccende in America, l’assassinio di Emanuel Chidi a Fermo e i politici di casa nostra in manette. Serve una nuova dimensione organizzata per dar voce ai valori delle persone oneste. E l'associazionismo deve ripensare il suo ruolo nella società.

Non basta fare. Ora bisogna educare e formare

Giusto per dare spunti ed elementi di riflessione su alcune questioni attuali proviamo a sviluppare delle considerazioni.
Ci colpisce, in negativo, lo stato di oblio nel quale si tende relegare alcune vicende drammatiche dei nostri giorni (le morti in mare di immigrati, le guerre diffuse nel mondo, le povertà in crescita, atti di violenza in aumento, fiumane di migranti in arrivo...) e le situazioni di indifferenza, piuttosto diffusa anche in diverse nostre realtà, nei confronti delle stesse, quasi che questi fatti non ci riguardassero da vicino.

Prevale la tendenza a impegnarsi su alcune iniziative a breve promosse a fin di bene, piuttosto che domandarsi cosa sta succedendo attorno a noi. Il mondo sta cambiando velocemente, siamo travolti da eventi epocali e tragici e forse impensabili fino a qualche tempo fa, ma non riusciamo a farcene una ragione e a reagire.

Dove stiamo andando?
Registriamo, anche se qualcuno tende a minimizzare, la ripresa, dopo l’eccidio di Dallas, della guerra civile americana tra bianchi e neri; c’è poi il terrore seminato dal fondamentalismo islamico che nelle settimane scorse ha colpito nove nostri connazionali in Bangladesh.
Ancora: c’è stato il voto su Brexit, che ha determinato l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione europea con tutte le conseguenze che questo comporterà per l’Italia e per il futuro della casa comune europea.
Per restare in casa nostra le elezioni amministrative di giugno hanno sancito che il sistema politico nazionale, per ora, si sta imperniando sul tripolarismo mentre i risultati conseguenti la campagna elettorale, tutta incentrata sulle questioni “particolari” e di “pancia”, hanno evidenziato come ogni sindaco abbia pensato a sé stesso senza essere portatore di un disegno di “area vasta” che permetta di proiettare in avanti lo sviluppo di un intero territorio.
E, intanto, in Veneto sono stati presentati due progetti di legge per l’indipendenza della nostra regione; con questo biglietto da visita ci si avvia ad affrontare il referendum costituzionale di ottobre.
Tutto questo finisce per aggiungere confusione a confusione nella testa dei cittadini.

Ma due fatti in queste settimane hanno colpito la sensibilità delle persone, due vicende che devono interrogare le coscienze di tutti e in particolare di quanti si definiscono cristiani.
Il primo riguarda l’uccisione del profugo nigeriano Emanuel Chidi, massacrato e ucciso a Fermo per mano di un ultrà, di estrema destra, della squadra locale di calcio, per aver difeso la moglie da un’offesa razzista. Come chiudere gli occhi di fronte a questa vicenda di violento odio razzista? Come evitare che nelle nostre comunità questo non cada nell’indifferenza dopo i primi momenti di indignazione?
Un altro fatto che ci ha colpito e che rischia di passare in secondo ordine è la vicenda di Abano. Una vicenda iniziata con le manette ai polsi del sindaco appena eletto e che continua con l’emergere, ogni giorno che passa, di fatti nuovi, che rilevano il livello alto di marciume e corruzione presente nella società e in particolare in alcuni livelli istituzionali e in ben definiti settori della politica e dell’imprenditoria.

Tutto questo ha suscitato nelle persone per bene un profondo sentimento di disgusto e malessere, anche se molti hanno detto: tutti sapevano. Ma perché chi sapeva non ha parlato? Non è intervenuto? Il tanto declamato senso civico dove è finito? Dove sono i valori delle persone oneste? È ora che questi valori emergano e assumano una dimensione collettiva organizzata e diffusa. È ora che l’associazionismo, in particolare, nelle varie sue espressioni, assuma la piena consapevolezza del ruolo educativo e formativo cui è chiamato, senza fermarsi solo al “fare”.

Forse è giunto il momento di fermarsi un po’ nelle varie attività e iniziative avviate, come peraltro indicato nel piano pastorale diocesano per il prossimo anno.
Fermarsi per sviluppare pensiero e provare a definire meglio una strategia nuova di interventi, orientata a sviluppare nelle comunità e nelle persone senso critico, impegno civico, capacità di analisi e di proposta operativa, cittadinanza attiva e a tradurre, nel pratico, valori quali legalità, accoglienza, solidarietà, distinguendo bene i diritti dai favori e i doveri dai privilegi.
Per quanto ci riguarda, come associazione, abbiamo avviato una riflessione al nostro interno sul fare volontariato e sviluppare promozione sociale attraverso le Acli. Continueremo lo sviluppo di questi approfondimenti nel seminario di studio che terremo ad Asiago nei prossimi giorni. Le Acli provano a esserci.

Gianni Cremonese
presidente provinciale Acli

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