Referendum, l’occasione di Luca Zaia

Il 22 ottobre i veneti sono chiamati alle urne per esprimersi sulla proposta di maggiore autonomia. Già attivi i comitati per il “sì”. Si tratterà di un voto puramente consultivo, in caso di vittoria non sarà attribuita nessuna autonomia, ma ci sarà una forte legittimazione per il governatore Zaia nella trattativa che si aprirà con il governo centrale sulla base dell'articolo 116 della Costituzione. Dalle urne per l'autonomia passa anche la grande chance di Luca Zaia di imporsi come figura cardine del centrodestra italiano. 

Referendum, l’occasione di Luca Zaia

Il Veneto sta progressivamente riprendendo la sua veste di regione trainante dal punto di vista industriale.

In questi ultimi due anni il tessuto sociale ed economico ha vissuto inoltre la più profonda crisi bancaria degli ultimi decenni. Per questo assume un significato poliedrico, ben oltre il dato puramente politico e istituzionale, il referendum sull’autonomia del prossimo 22 ottobre (nella stessa giornata anche i cittadini della Lombardia si troveranno ad affrontare lo stesso quesito referendario). 

Quasi un paradosso per i veneti: volete proprio ora maggiore autonomia - osservano i maliziosi in altre regioni d’Italia – e avete appena ricevuto l’aiuto statale per chiudere la vicenda delle ex Popolari venete e mettere definitivamente in soffitta la “vostra” questione bancaria regionale? 

I due temi ovviamente non sono direttamente collegati, le banche erano soggetti privati e il referendum tocca invece questioni di ordine istituzionali, ma spesso la vicinanza cronologica degli avvenimenti fa leggere gli eventi da prospettive inusuali.

Nella scheda elettorale gli elettori veneti leggeranno un quesito netto: “Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”
Il governatore Luca Zaia nel presentare l’appuntamento referendario ha riportato il tema nella sua essenzialità politica, l’autonomia differenziata e le maggiori risorse da gestire, sintetizzata nel “Paroni a casa nostra”.

Nei mesi scorsi il presidente leghista, che nella sua strategia politica ha sempre tenuto ben evidenziata la sua vocazione autonomista anche in questa fase più “sovranista” del suo partito, è andato ben oltre il traguardo referendario, dando di fatto per scontato l’orientamento prevalente dei veneti, citando un termine ben più impegnativo, l’indipendenza.

«L’unica via percorribile è quella scozzese e cioè quella che si può fare solo andando avanti sulla via della legalità. Lo conferma il fatto che solo la Scozia c’è riuscita, avendo prima la devolution e poi l’indipendenza. Noi, dunque, confermiamo entrambe le partite, quella dell’autonomia e quella dell’indipendenza, pur sapendo che, a oggi, questa seconda, come conferma l’esempio della Catalunya, non è ancora possibile». 

Da rimarcare tuttavia il limite intrinseco di questo referendum regionale: si tratta di un voto con natura consultiva, non sarà attribuito di diritto nessuno spazio ulteriore di autonomia.

Dunque in caso di affermazione dei “sì” all’autonomia, il 23 ottobre non cambierà nulla per i cittadini veneti, né per quelli lombardi. La prosecuzione politica del referendum seguirà il dettato dell’articolo 116 della Costituzione: «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, (…), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata».

In sostanza si tratterebbe di una notevole legittimazione politica per le forze politiche interessate a chiedere sul piano nazionale un tavolo “costituzionale” di riforma autonomista. 

«Questo non è il referendum dei veneti. Questo è il referendum di Zaia, una costosissima messa in scena»,

affermano i Comitati del "no", capeggiati dal deputato Pd Alessandro Naccarato e dal consigliere regionale Graziano Azzalin. Da valutare con attenzione la posizione dei Cinque Stelle veneti, sino ad ora abbastanza “sfuggenti” sull’argomento. 

Oltre al dato referendario, il voto di ottobre potrebbe diventare la grande occasione di ascesa nazionale per il governatore Zaia, in lizza per diventare uno dei leader del campo del centrodestra.

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