Sbarchi, da giugno 1.600 morti in mare

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati gli ultimi giorni sono stati i peggiori di quest’anno per le persone che affrontano la traversata del Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Nel 2014 oltre 1.880 le persone morte e disperse in mare.

Sbarchi, da giugno 1.600 morti in mare

«Gli ultimi giorni sono stati i peggiori di quest’anno per le persone che affrontano la traversata del Mediterraneo per raggiungere l’Europa»: lo sottolinea l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ricordando che almeno tre navi si sono capovolte o sono affondate e si contano più di 300 vittime. Nel complesso «si stima che al momento siano 1.889 le persone morte quest’anno in queste traversate, di cui 1.600 dall’inizio di giugno».
«Il principale paese di partenza per l’Europa è la Libia, dove il peggioramento della situazione ha favorito la crescita del traffico di persone, ma ha anche spinto i rifugiati e i migranti che si trovano nel paese a decidere di affrontare la rischiosa traversata in mare piuttosto che rimanere in una zona di guerra – commenta l'Unhcr – L’ufficio di Tripoli riceve ogni giorno chiamate da rifugiati, richiedenti asilo e altre persone vulnerabili che esprimono timori per la propria vita e chiedono disperatamente cibo, acqua, medicine e di essere trasferiti. Chi ha scelto di partire per l’Italia affronta viaggi più lunghi e più rischiosi attraverso nuovi porti di partenza come Bengasi».

I dati
Si stima che nel 2014 siano oltre 1.880 le persone morte e disperse in mare: erano circa 1.500 nel 2011, nel 2012 circa 500 e nel 2013 oltre 600. In Italia al 24 agosto sono arrivate via mare 108.172 persone; sono 14 mila i minori arrivati nei primi sette mesi del 2014, di cui 8.600 non accompagnati o separati dalla loro famiglia. Al confine marittimo tra Grecia e Turchia, alla fine di luglio, 14.800 persone sono state fermate (non necessariamente tratte in salvo, precisa l'organizzazione), mentre circa 1.100 persone sono arrivate via mare in Spagna, Isole Baleari, Ceuta e Melilla. Infine a Malta sono giunte 308 persone al 22 luglio 2014.

Un progetto oltre Mare Nostrum
Molti di coloro che rischiano la vita in mare per raggiungere la sicurezza in Europa, ricorda l'Alto commissariato, sono rifugiati in fuga da guerre, conflitti, violenze e persecuzioni: «Questa drammatica situazione alle frontiere marittime dell’Europa richiede un’azione urgente e concertata a livello europeo che preveda il rafforzamento delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, garantendo che le misure di salvataggio siano sicure e riducano al minimo i rischi per chi viene soccorso».
L’Unhcr esprime anche apprezzamento per l’operazione Mare Nostrum, che ha permesso di salvare migliaia di vite, ma «a fronte di un numero crescente di rifugiati e migranti che rischiano la vita in mare per raggiungere l’Europa, per lo più eritrei, siriani e somali, è necessaria un’azione urgente che contempli anche la ricerca di alternative legali a questi pericolosi viaggi. È di vitale importanza che i sopravvissuti a queste tragedie, che spesso hanno perso la famiglia e gli amici, abbiano accesso immediato a un supporto psicologico una volta sbarcati».
Per questo ha anche sollecitato l’attuazione di procedure che consentano l’identificazione dei corpi recuperati in mare, fornendo informazioni rapide e chiare affinché le famiglie non siano sottoposte ad altre inutili sofferenze.  

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: Unhcr (3), Mare Nostrum (39), Nazioni Unite (9), sbarchi (31), profughi (227), Lampedusa (15), immigrati (78)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)