11 anni in Ecuador. "Grazie chiesa di Padova per avermi mandato"

Oggi è parroco nell'unità pastorale di Vigonza. Ma fino a pochi mesi fa don Mauro era un prete a servizio della Caritas parrocchiale, diocesana e nazionale in Ecuador. Un missionario completamente dedicato, che oggi restituisce i suoi 11 anni da fidei donum alla sua chiesa che lo ha mandato. Una testimonianza toccante, che va dritta alle radici del senso di essere chiesa.

11 anni in Ecuador. "Grazie chiesa di Padova per avermi mandato"

Nella veglia missionaria dell’ottobre 2005 ho ricevuto il mandato missionario e il crocifisso dalla Diocesi di Padova per un servizio in Ecuador.
Ho sempre sentito di essere in missione non per capriccio, ma a nome e come rappresentante di altri, cioè della chiesa di Padova. Quando tornavo spesso dicevo: sono il “vostro missionario”. Di fatto “dietro” a me ho sempre tenuti ben presenti i miei “mandanti”. I mandanti devono sapere cosa fa il loro inviato.
Non sempre nel vortice dell’agenda sono riuscito a raccontare l’esperienza di cooperazione tra le chiese, ma sento il dovere, ora che son rientrato “definitivamente” dopo 11 anni, di fare più che un bilancio una specie di restituzione dell’esperienza.

Ho messo tra virgolette il “definitivamente”... l’esperienza missionaria diocesana chiamata fidei donum è per natura a tempo. Dopo alcuni anni si rientra in diocesi, e dunque sono rientrato per vivere qui il mio servizio di prete ora nell’unità pastorale di Vigonza, Peraga e Pionca... ma non credo di essere tornato proprio tutto... una parte è rimasta in Ecuador: alcune amicizie, seminagioni, alcuni progetti. Non sono tornato tutto, però forse sono tornato di più!

Per me infatti sono stati anni molto stimolanti e di servizio, ma anche un tempo significativo di formazione.
Tra le varie esperienze che mi hanno dato molto e mi hanno aiutato a crescere oltre alla famiglia, agli anni vissuti in parrocchia di origine (Carmine) e di servizio (Cittadella), oltre agli studi in seminario, all’Ac diocesana, il mio ultimo seminario è stata la missione. 
È stata un’autentica benedizione conoscere persone che, raggiunte da Gesù, si affidano a Lui con semplicità, amore grande e fiducia infinita. Pochi mezzi e tanta fede, grandi cuori. Sembra retorica, ma il dono più che della mia fede è stato della fede di tanti e tante ecuatoriani/e che in mezzo a problemi, sofferenze, ristrettezze continuavano ostinatamente e profondamente ad affidarsi a Dio e credere nella Sua Provvidenza.

Porto nel cuore soprattutto alcune “lezioni” di vita e di chiesa che vi racconto per aneddoti.

In un gemellaggio con il gruppo giovani della parrocchia di Quito siamo stati ospiti di un gruppo di Guayaquil (a 9 ore di pulmino di distanza).
40 giovani presenti e l’animatore chiede senza preavviso a una ragazza di proporre una preghiera. Io avrei accampato pretesti per timidezza, impreparazione… lei, 16-17 anni, invece si raccoglie a occhi chiusi in silenzio ed esordisce dicendo: «Me da gran alegrìa hablar de Jesùs...» – mi dà una gran gioia parlare di Gesù. Mi ha molto colpito... e mi son domandato (e continuo a farlo!): mi fa davvero piacere, mi piace e dà gioia parlare di Gesù? Ecco... forse la missione e l’essenza della chiesa è proprio questa! Papa Francesco l’ha capita: la gioia del vangelo! Io che ero un “missionario professionista”, con tanto di corsi e studi fatti, ho capito lì il senso della missione.

Una notte alle 3 suonano il campanello della casa parroquial dove ero da poco in sostituzione di un prete.
Erano dei ragazzi adolescenti-giovani, mai visti in chiesa, che, tornando dalla discoteca, avevano trovato al parco una ragazza sordomuta un po’ spaesata che non si capiva dove vivesse, chi fosse... e mi chiedevano di accoglierla fino a mattina in canonica. Vi confesso con un po’ di vergogna che la prima reazione è stata di dire: «Sono nuovo, non abbiamo spazio, cercate da un’altra parte». Una ragazza ha visto la mia titubanza e mi ha detto: «Es verdad: ustedes no sirven para nada!» - è proprio vero: voi non servite a niente. Mi ha fatto molto male, ma aveva ragione. La lezione della carità praticata, non delle belle parole vuote.
È stato interessante vedere che anche giovani apparentemente “lontani” avessero fiducia nella chiesa per risolvere questioni di povertà. Gli ultimi anni di lavoro in Caritas parrocchiale, diocesana e nazionale sono serviti a cercare di dare più contenuto e organizzazione a questo volto provvidente di Dio.

Che nostalgia delle sere in terrazza con gli altri missionari a guardare il panorama e raccontarci di noi... e le riunioni di programmazione, di revisione di vita, gli incontri formativi di gruppo, i pranzi condivisi, le storie raccontate ai bambini per farli dormire, la festa di qualche pizzata o grigliata, le meditazioni sulla Parola condivise! La lezione della comunità.
Essere équipe pastorale, discernere, attuare e verificare insieme. E poi la “lezione” di un mondo diverso per cultura, natura, storia, abitudini. Affrontare con rispetto una complessità di periferia di grande città, scoprendo per contrasto o paragone le bellezze e i limiti del mio/nostro modo di fare.

Grazie a tutti voi, diocesi di Padova, che mi avete inviato. Grazie al centro missionario diocesano che si è fatto vostra voce, mani e piedi per accompagnarci in questo servizio. Spero di poter “riportare” qui in diocesi un po’ delle realtà vissute. Il Signore ci aiuti ad aprirci sempre più alla gioia di annunciarlo nella nostra diocesi e nel mondo.

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