Il centro di ascolto vicariale Caritas di Torre. Una storia di amore e cura. Senza filtri

Da più di un anno dodici volontari accolgono ogni settimana persone e famiglie in situazione di disagio. Tra la Stanga e via Anelli è fortissima la crisi abitativa, molte richieste arrivano da stranieri. Ma c’è chi sa offrire speranza.

Il centro di ascolto vicariale Caritas di Torre. Una storia di amore e cura. Senza filtri

Il centro di ascolto vicariale delle povertà e delle risorse (Cdav) di Torre è aperto dai primi mesi del 2015.
Con sede nella parrocchia di San Pio X, in zona Stanga, da un anno è sentinella in un territorio caratterizzato da situazioni di grave disagio sociale.
«La nostra realtà è abbastanza pesante, ricca di situazioni difficili e drammatiche – sottolinea Meri Zuccolo, una delle due coordinatrici del Cdav – per questo motivo abbiamo pensato di coinvolgere in modo sempre più stretto le Caritas parrocchiali. Sono loro che ogni settimana ci inviano una o due persone da ascoltare».
Allo sportello vicariale si accede quindi previo appuntamento e segnalazione della parrocchia. Questo permette ai dodici volontari che si turnano e che si suddividono i diversi ruoli (dalla gestione economica, alla fase di ascolto, al coordinamento) di ascoltare, preparati, ogni martedì pomeriggio, quanto gli utenti raccontano e richiedono.

«Il nostro territorio è davvero massacrato! A ridosso della Stanga, nella zona adiacente via Anelli, si tocca con mano una seria emergenza abitativa: tante persone non riescono a pagare l’affitto o a sostenere le spese del mutuo. Alcune vivono senza allacciamenti di luce e acqua, anche per periodi lunghissimi e in presenza di bambini piccoli... Questo ci amareggia tantissimo. Si tratta di nuclei familiari che hanno accumulato molti arretrati».

Per far fronte a casi così drammatici, i volontari Caritas hanno saputo creare una stretta collaborazione con gli assistenti sociali.
«È uno degli aspetti belli del nostro servizio. Questo scambio e rapporto con chi si prende a cuore il sociale e le difficoltà delle persone che vivono nello stesso territorio è fondamentale. Con gli assistenti sociali e le parrocchie c’è un bellissimo confronto e sostegno reciproco».

Grazie al contributo economico e logistico delle comunità, il centro di ascolto vicariale riesce a dare un po’ di respiro, seppur con interventi modesti, a tante famiglie in difficoltà.
«Tante sono straniere, vista la zona, ma nostri utenti sono anche tanti italiani e molti anziani, genitori di figli di mezza età schiacciati dalle difficoltà lavorative e depressi, che li riaccolgono in casa e condividono la pensione».

Lo stare accanto a situazioni così dolorose non è certo semplice.
L’équipe dei volontari si incontra ogni settimana prima dell’apertura dello sportello per confrontarsi sui casi e al tempo stesso offrirsi un po’ di sostegno anche spirituale.
«In Avvento e in Quaresima, grazie a don Lorenzo Rizzato, il parroco di Ponte di Brenta, viviamo dei momenti di preghiera e di celebrazione. Questo ci dà un importante sostegno spirituale, una guida per ripartire nel nostro servizio. Partecipiamo, inoltre, ai momenti diocesani di formazione che sentiamo come un alzare lo sguardo a un livello più alto che ci aiuta davvero a metterci sempre più in relazione con gli altri».
I dodici volontari hanno tra i 24 e i 50 anni e oltre. «Ci piacerebbe davvero che sempre più giovani si avvicinassero a questo servizio – sottolinea la coordinatrice vicariale – Per me è condividere con chi è in difficoltà quanto io gratuitamente ricevo ogni giorno in termini di cura, amore, relazione. Mi rendo conto che quello che facciamo è solo un piccolo tassello in un mare così vasto di difficoltà. Spesso sentiamo sulla nostra pelle il fallimento. Ma le persone che si rivolgono a noi sentono quest’attenzione che abbiamo nei loro confronti: anche quando siamo costretti a dire un no, oppure riconosciamo che non siamo in grado di aiutarli, nasce sempre un sorriso. Una signora ci ha pure proposto di mangiare insieme e condividere i cibi tradizionali. Qui si scopre che la relazione va oltre ed è più importante della risposta economica».

Il tentativo però è anche quello di coinvolgere sempre più le comunità.
«La fatica più grande è trasmettere il senso di questo servizio a persone che sono state e restano solo “spettatori” di questo progetto. Chi si rende conto di ciò che davvero facciamo, è più ben propenso ad accogliere e dare una mano. In una domenica di Avvento, durante la celebrazione eucaristica, ci siamo presentati e fatto una raccolta in denaro per il centro di ascolto. È stato un momento molto forte: le persone erano propense ad ascoltare la nostra testimonianza e molti al termine ci hanno avvicinato per capirne di più».

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