Il mercato delle armi vale 1.750 miliardi di dollari

Rapporto Sipri. Lieve calo dei paesi occidentali, crescono Russia, Cina e paesi africani, boom dell’Arabia Saudita: i primi 15 stati responsabili di oltre l’80 per cento della spesa. Usa e Cina da soli ne fanno quasi la metà. Italia all’undicesimo posto, ma i dati sono poco chiari.

Il mercato delle armi vale 1.750 miliardi di dollari

Calano leggermente i paesi occidentali, crescono Cina, Russia e tutta l’Africa, con l’Arabia Saudita che fa segnare addirittura un +14 per cento rispetto all’anno scorso: sono i numeri delle spese militari sostenute nel corso del 2013 e illustrate nell’annuale rapporto del Sipri, l’istituto di ricerca sulla pace con sede a Stoccolma.
Al calo occidentale (gli Usa sono a -7,8 per cento) fa da contraltare il +7,4 della Cina, il +4,7 della Russia, il +8,3 dei paesi africani e il boom dei sauditi, con un quadro generale che permane stabile rispetto a dodici mesi fa: nel 2013 sono stati investiti infatti in eserciti e armamenti 1.747 miliardi di dollari.

Spendiamo più che ai tempi della Guerra Fredda. Si registra quindi un minimo calo in termini sia di numeri assoluti (-6 miliardi di dollari) sia di comparazione e trend valutato a valori costanti (-1,9 per cento in termini reali rispetto al 2012), ma ciò – precisa Rete Disarmo, che in Italia ha rilanciato i dati del Sipri - non deve fare pensare che la spesa militare sia in effettivo calo, perché stiamo comunque parlando di un livello che rimane ben superiore alle quote di spesa del periodo finale della Guerra Fredda.
«In realtà – commenta Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo – la spesa militare mondiale si sta solamente redistribuendo, con il nuovo protagonismo della Cina e di altri paesi asiatici». Va notato come l’Arabia Saudita abbia aumentato la spesa di 10 miliardi di dollari e la Corea del Sud abbia superato proprio l’Italia in classifica entrando nella Top 10 mondiale.

Stati Uniti e Cina al top. Rete Disarmo segnale che i primi quindici stati siano da soli responsabili di oltre l’80 per cento della spesa militare complessiva, con gli Stati Uniti e la Cina ai primi due posti in grado di sfiorare da soli la metà della somma complessiva (si attestano sul 47 per cento).

Italia, spesa poco trasparente. Il dato italiano, oltre alla perdita di un posto sembra attestare un lieve calo (stima in discesa da 34 a 32,7 miliardi di dollari), «Ma in tal senso – commenta Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo – va ricordato che per diversi anni l’istituto svedese non è stato in grado di conteggiare con chiarezza il bilancio militare del nostro paese». Ad esempio, viene spiegato, lo scorso anno la cifra era esplicitamente indicata come “stima probabile” e non valore derivante dai bilanci.
«Il valore riportato per il 2013 si avvicina invece molto al dato di circa 24 miliardi di euro (con trasformazione effettuata a cambi attuali) che la Rete Italiana per il Disarmo ha effettuato durante lo scorso anno a partire da dati ufficiali di bilancio del governo» – conclude Simoncelli. Si può notare infine come il dato di incidenza della spesa militare sul Pil ricavato dal Sipri (che riporta la cifra di 1,6 per cento basata su dati del Fondo Monetario Internazionale) risulta essere sensibilmente più alto di quanto affermato da tutti i governi recenti, e di qualche punto superiore alle stesse stime Nato (anch’esse maggiori di quelle governative).

L'Europa continua ad armarsi. «Ma soprattutto – sottolinea Giorgio Beretta, analista di Opal – non dimentichiamo il ruolo dei paesi dell’Unione Europea: se è vero, infatti, che gli Stati Uniti sono da anni il paese che più spende in armamenti (640 miliardi di dollari pari al 37 per cento del totale mondiale), i paesi dell’Ue nel loro insieme sono al secondo posto per spese militari (279 miliardi di dollari pari al 16% del totale mondiale) superando di gran lunga la Cina (stima di 188 miliardi) e la Russia (stima di 88 miliardi): e gran parte della spesa militare dei paesi dell’UE è per il personale di 28 forze armate mentre i sistemi militari mostrano sovrapposizioni e necessitano di una chiara razionalizzazione».
In Italia i temi del controllo degli armamenti saranno ripresi più volte da qui al 25 aprile quando a Verona andrà in scena “Arena di Pace e Disarmo”, un’occasione per pensare alle azioni e alle campagne lanciate sul tema dalle reti ed organizzazioni della società civile italiana.

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Parole chiave: armamenti (11), mercato armi (1), rete disarmo (8), pace (82)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)