Domenica la Festa dei popoli. Si torna in Prato della valle

Torna la Festa dei popoli e torna in Prato della valle. La 26° edizione si svolgerà per tutta la giornata di domenica 1° ottobre nell’ambito della Festa provinciale del volontariato. Sarà l’occasione per incontrare e far incontrare diverse associazioni che rappresentano una dozzina di nazioni: Ucraina, Polonia, Romania, Moldavia, Filippine, Marocco, India, Brasile, Angola, Argentina, Eritrea.

Domenica la Festa dei popoli. Si torna in Prato della valle

Si tratta di una parte comunque piccola dei 30 mila stranieri presenti in città di Padova e dei 100 mila sparsi in tutto il territorio della diocesi.
«La festa sarà ricca di colori, sapori, musica – spiega Barbara Businaro, presidente dell’associazione Festa dei popoli – e ogni gruppo avrà un suo spazio con stand espositivi e la possibilità di mostrarsi e raccontarsi attraverso prodotti tipici, lingua, tradizioni. Dopo la spiacevole sospensione del 2015, l’anno scorso siamo stati ospitati presso la sede dei Comboniani di Padova e quest’anno torniamo nel cuore della città».

«Essere in piazza è importante – aggiunge don Elia Ferro, delegato diocesano per la pastorale dei migranti – perché la realtà delle presenze straniere è un fatto già da molti anni: basta guardare le fabbriche, la composizione delle classi scolastiche, le famiglie assistite dalle cosiddette badanti. Non bisogna farsi isolarsi o farsi isolare, altrimenti si alimentano paure».

Le migrazioni del resto sono un segno dei tempi.
Lo scrive papa Francesco all’inizio del suo messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato; lo stesso pontefice, istituendo il nuovo Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha voluto che una sezione speciale, guidata direttamente da lui, esprimesse la sollecitudine della chiesa verso i migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittime della tratta.
«Non bisogna nascondere – aggiunge don Elia – che il 98 per cento delle persone straniere presenti qui da noi non sono migranti, profughi o rifugiati, come troppo spesso certa stampa ci fa credere. È giusto occuparsi di queste persone, ma non possiamo dimenticare tutti gli altri, che sono qui regolarmente da anni o decenni. Per questo noi parteciperemo volentieri il 1° ottobre, con tutte le componenti della chiesa padovana, anche rinunciando alla nostra Festa dell’incontro».

Domenica oltre alle associazioni etniche parteciperanno anche altre come Asem Italia, Unica terra, Amici dei popoli, Federazione donne per la pace nel mondo, Federazione famiglie per la pace nel mondo.
Va segnalata la scenografica presenza di una tenda tipica della cultura berbera, dove si potrà vivere in prima persona la cerimonia del thè. «Sono certamente interessanti gli aspetti folcloristici – precisa Barbara – ma rendiamoci conto che alcune delle popolazioni presenti quest’anno hanno radici in paesi in cui la guerra è ancora in corso. Mettiamoci nei panni di un eritreo o di un ucraino che qui in Italia possono trovarsi a contatto con persone provenienti da una nazione che è formalmente in conflitto con la loro. Fu lo stesso per i nostri nonni nei confronti di tedeschi o austriaci, solo per citare le ultime guerre in Italia».

«La convivenza e l’incontro non sono mai concetti da dare per scontati; vale per noi italiani nei confronti degli stranieri e viceversa, ma vale trasversalmente per ciascuna nazionalità nei confronti di un’altra».

La festa dei popoli, nata nel 1991 proprio a Padova e poi diffusasi in molte altre città a partire da Roma, vive diverse declinazioni anche con occasioni più locali, come a Thiene, Solesino, Piove di Sacco, San Giorgio delle Pertiche, Vigonza.
L’idea iniziale era proprio quella di far conoscere le comunità, ancora numericamente piccole, che erano presenti nel territorio. «Per i prossimi anni – chiude Barbara – vorremmo contattare anche altre associazioni di stranieri e pensare a degli incontri più frequenti di conoscenza e scambio».
Sarà un ulteriore passo in avanti, per cercare di superare i pregiudizi che quasi sempre condizionano i nostri rapporti con le altre persone, da dovunque vengano.

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