Quella che è forse l’ultima opera di Sandro Botticelli, risalente al 1501, sembra la prima, anzi, uno studio quasi infantile, preparatorio al grande balzo di uno dei protagonisti della stagione del Magnifico a Firenze. La Natività Mistica, conservata alla National Gallery di Londra, ribalta alcune delle conquiste prospettiche e volumetriche da Giotto in poi: non c’è rispetto della prospettiva, anzi, c’è una evidente disarmonia dei volumi: la Madonna è più grande degli angeli che dovrebbero essere in primo piano e il simbolismo prende il sopravvento sulla mìmesis (la capacità di rappresentare la realtà, così come essa appare ai nostri occhi) del Rinascimento
A Betlemme giungono tre doni, per l’incarnazione di un’antica promessa. Non vanno ad Erode, né ai potentati locali, ma ad un neonato la cui presenza è rivelata da un fenomeno celeste, un bambino di nessuna nobiltà e senza beni di lusso, senza potere, insomma, almeno quello apparente. Eppure i Magi, gli antichi sapienti d’oriente, vanno là, a rendere omaggio alla manifestazione divina. I Magi non chiedono niente, se non la visione di ciò che è accaduto in quella mangiatoia, secondo Luca, o in una casa, se seguiamo Matteo: portano semplicemente, dopo un lungo viaggio, che a quei tempi non era una passeggiata, doni, e poi tornano indietro; quella apparizione, quell’Epifania ha cambiato per sempre la loro vita
Raccontare il genio a 250 anni dalla nascita. Con le umane parole, senza psicologismi, ma neanche senza concessioni al sentimentalismo, e soprattutto al sensazionalismo a tutti i costi, come va tanto oggi. Ci è riuscito Saverio Simonelli, vicecaporedattore di Tg2000, oltre che responsabile dei programmi culturali di Tv2000 con “Cercando Beethoven” (Fazi Editore). Simonelli, che, da buon germanista, sa che il primo romanticismo tedesco era tutto fuorché sentimentalismo, ma anzi, corteggiamento del senso finale delle cose (e nel racconto fa capolino uno dei grandi scrittori di quella stagione, Novalis), riesce ad arrivare al nucleo rovente del discorso: che cosa è il genio?
Il presepe ha attirato l’attenzione di tanti, e non solo credenti, perché è divenuto il simbolo stesso di una festa che non ha perso di vista le origini povere e umili della nostra fede.
Il tempo d’Avvento è il periodo per eccellenza di un’attesa di qualcosa che è già stato nostro
Affascinate con la vostra purezza queste notti di Avvento,o sante sfere,mentre le menti, docili come bestie,stanno vicine, al riparo, nel dolce fieno,e gli intelletti sono più tranquilli delle greggi chepascolano alla luce delle stelle.
Don Francesco Buono, parroco dell’unità parrocchiale di Pila e Castel del Piano, in provincia di Perugia, molto attento al pianeta giovani e ai problemi delle coppie sposate, o in crisi, o separate, ha scritto un libro duro e realista: “Salto nella gioia. Viaggio nelle beatitudini”. Un testo in cui rovescia il bicchiere che il detto popolare preferiva mezzo pieno: iniziamo dal vuoto, dal dolore, dall’assenza, e non per autoflagellazione o masochismo, ma perché è quello il momento in cui non cresciamo, facciamo i conti con noi stessi e rinasciamo agli altri e a Dio.