Una chiesa verso il futuro con un bagaglio più leggero

C’è una riflessione di fondo, che mi pare sia chiaramente emersa dalla mattinata di presentazione del bilancio diocesano: la chiesa del futuro sarà profondamente diversa da quel modello in cui tanti di noi – e forse si potrebbe persino dire tutti – si sono formati, sono cresciuti, hanno investito energie e passione. Cambiare può essere faticoso, ma è una strada obbligata. Perché è il mondo a essere già cambiato.

Una chiesa verso il futuro con un bagaglio più leggero

Come sarà esattamente la chiesa del futuro, è ancora da comprendere a fondo.
Come è stata e “non sarà più”, invece, lo percepiamo già con chiarezza: non sarà più una chiesa di maggioranza, capace di plasmare e indirizzare la vita della società con una presenza capillare di “maestri cattolici”, “sportivi cattolici”, “avvocati cattolici”, “politici cattolici” secondo un modello nato all’indomani della seconda guerra mondiale e che tanto ha dato all’Italia; e non sarà più nemmeno una chiesa “onnipresente”, capace di far scaturire dal suo interno scuole, ospedali, case di riposo, strutture per disabili, campi sportivi, case per ferie e chi più ne ha più ne metta.

Quel modello semplicemente non è più attuale. Per chi ci è vissuto dentro, al punto da identificarsi con esso, è una fatica doppia. Ma non c’è altra strada: possiamo contemplarne il crepuscolo con malinconia, o cogliere questa straordinaria occasione per aprire nuove strade. Che salvino i valori, il senso profondo, ma aggiornino le forme in cui si è tradotto nel tempo.

Cosa c’entrano i numeri, l’economia, con tutto questo?
Non sono l’unico metro di giudizio – e speriamo non lo diventino mai – ma sono un esigente banco di prova, che può aiutarci a viaggiare più leggeri verso il futuro. Perché quel modello non solo non è più attuale, ma non è più nemmeno sostenibile. E di questo, seppur a malincuore, dobbiamo prendere atto.

L’esempio migliore lo ha offerto il vicario don Gabriele Pipinato raccontando la storia della fondazione Lanza.
Nata nel 1988 grazie a un lascito testamentario dell’avvocato Carlo Lanza, oggi lascia la sua storica sede per trasferirsi in un’ala del Barbarigo. L’antico (e splendido) palazzo sarà affittato, e quei soldi consentiranno di proseguire la ricerca sul binomio fede-cultura, con particolare attenzione alla riflessione etica, per cui la fondazione è nata.

Un tradimento? No, un cambiamento. Non siamo chiamati a “tenere in piedi strutture”, ma a rendere testimonianza del vangelo: nella carità, nella riflessione culturale, nell’educazione, nel sostegno reciproco tra chiese. Soprattutto, nella quotidiana vita di fede delle nostre comunità.

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