Stretta della regione sui luoghi di culto. Con le moschee, toccherà anche chiese e centri parrocchiali?

Sarà discussa in consiglio regionale da qui a un mese la proposta di legge che punta a regolamentare la realizzazione di nuovi edifici di culto nel territorio veneto. Il testo, approvato dalla seconda commissione lo scorso 12 gennaio e già ribattezzato “antimoschee”, è il frutto di un’insolita intesa Lega-tosiani e renderà più complicato costruire moschee e centri islamici. Ma, par di capire, anche centri parrocchiali, chiese, mense Caritas, oltre a sale di riunioni per protestanti, testimoni di Jeovah...

Stretta della regione sui luoghi di culto. Con le moschee, toccherà anche chiese e centri parrocchiali?

Sarà discussa in consiglio regionale da qui a un mese la proposta di legge che punta a regolamentare la realizzazione di nuovi edifici di culto nel territorio veneto.
Il testo, approvato dalla seconda commissione lo scorso 12 gennaio e già ribattezzato “antimoschee”, è il frutto di un’insolita intesa Lega-tosiani che ha portato alla fusione dei due progetti normativi presentati in estate dall’ex assessore Maurizio Conte e in ottobre dal leghista scaligero Alessandro Montagnoli.

La polemica politica non è mancata.
 Il Pd, con i consiglieri regionali Fracasso Ruzzante e Sinigaglia, accusa la maggioranza di caricare di ulteriore burocrazia le confessioni religiose, compresa la chiesa cattolica.
Lega e tosiani sottolineano come si sia colmata una lacuna normativa consentendo ai sindaci di decidere, rassicurando i parroci veneti sulla regolarità delle loro strutture.
Gli urbanisti interpellati definiscono il testo di legge «non chiaro in tutti gli aspetti».

Una stretta evidente su luoghi di culto e strutture religiose
In attesa di vedere quale sarà l’esito del confronto nell’aula di palazzo Ferro-Fini, dunque, l’analisi dei quattro articoli di cui si compone la legge rende evidente la stretta voluta dalla regione non solo su chiese, moschee, sinagoghe e sale di preghiera, ma anche sulle abitazioni dei ministri del culto e del personale di servizio, e soprattutto sulle strutture in cui si fa formazione ed educazione di tipo religioso (leggi centri parrocchiali, centri islamici o scuole ebraiche), o anche destinate a sede dell’associazionismo religioso. Naturalmente di qualsiasi fede.

Si tratta insomma di una norma che renderà più complicato costruire moschee e centri islamici, ma anche centri parrocchiali, chiese, mense Caritas, oltre a sale di riunioni per protestanti, testimoni di Jeovah...
Semplificando al massimo una materia dall’altissimo tasso tecnico, così com’è oggi la norma impone che tutti questi tipi di strutture, che per legge devono garantire una superficie riservata ai parcheggi pari al 200 per cento della pavimentazione dell’edificio, vengano costruiti esclusivamente in zone dedicate ai servizi o all’industria (F) – almeno fino a quando non saranno inserite nei piani urbanistici dei comuni.
Zone nelle quali le norme prevedono posti auto pari ad appena il 10 per cento del singolo lotto.
Arduo dunque trovare luoghi adatti per una struttura di carattere religioso. Basterebbe questo per garantire ai sindaci, ai quali spetta la decisione finale, di poter negare la riconversione dei capannoni in moschee, ma anche in sedi di associazioni cattoliche o in patronati. Per non parlare dei grandi ritrovi dei 20 mila sikh presenti in Veneto.
Il punto più oscuro del progetto di legge tuttavia è un altro: le nuove norme valgono solamente per gli edifici costruiti dopo l’entrata in vigore della legge o anche per quelli approvati e dislocati nei centri storici o all’interno di aree residenziali? La risposta arriverà dal confronto in aula.

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