Andrea Marsilio, giovane dirigente, e il suo impegno nell'Ucid Padova

Intervista ad Andrea Marsilio, giovane amministratore delegato in un azienda di consulenza informatica e digitale, che da sei anni è iscritto all'Ucid Padova. «Oltre alle occasioni di approfondimento, l'associazione mi dà la possibilità di confrontarmi con altri imprenditori».

Andrea Marsilio, giovane dirigente, e il suo impegno nell'Ucid Padova

In un paese in cui troppo spesso a 40 anni si è ancora considerati giovani per assumere responsabilità importanti Andrea Marsilio, 36 anni, è amministratore delegato di Si.Ged, società che propone servizi di consulenza per supportare le imprese nei processi di innovazione e digitalizzazione. All’impegno professionale affianca l’impegno associativo come membro del direttivo di Ucid Padova.

Cosa l’ha spinta a entrare a far parte dell’associazione?
«Ho sempre avvertito molto il tema della responsabilità sociale d’impresa, non solo come strumento etico, ma anche come mezzo che porta un vantaggio competitivo reale, scelta che stimola il senso di appartenenza fra i lavoratori e porta le imprese ad assolvere a compiti che lo stato svolge sempre meno. Temi che sono anche nelle corde dell’Ucid e che mi hanno portato ad avvicinarmi a questa realtà più di sei anni fa».

Cosa le dona la partecipazione all’attività dell’Ucid?
«Oltre alle occasioni di approfondimento, anche la possibilità di confronto con altri imprenditori e dirigenti. Fra i soci ci sono professionisti ormai in pensione che hanno alle spalle una lunghissima esperienza e in qualche caso hanno costruito dal nulla realtà imprenditoriali oggi grandi e solide: ascoltare la loro storia mi è stato d’aiuto, perché mi ha permesso di confrontarmi con il modo di fare impresa di qualche decennio fa. L’ascolto è elemento chiave anche nella mia attività professionale».

In che senso?
«Quando entro nelle imprese a cui offriamo servizi di consulenza, e spesso si tratta di grandi realtà, cerco sempre di ascoltare in profondità anche i lavoratori che svolgono le mansioni più basse. Spesso la loro voce offre una visione complementare rispetto a quella della dirigenza, da loro che “sono sul campo” e conoscono i problemi da un’angolatura differente arrivano idee, intuizioni, soluzioni che magari fino a quel momento non avevano mai proposto, perché non avevano trovato gli spazi o si erano autocensurati pensando che la loro idea non sarebbe stata ritenuta interessante».

In che modo la partecipazione all’Ucid l’aiuta a vivere i valori della dottrina sociale della chiesa nella sua attività professionale?
«Anche se ci occupiamo di digitalizzazione, cerchiamo sempre di mettere al centro la persona. Se le soluzioni che proponiamo alle aziende portano a un significativo risparmio nella gestione della burocrazia e della contabilità, perché la registrazione e verifica delle fatture viene automatizzata, ci preoccupiamo sempre che l’innovazione non si traduca in un taglio del personale. Se l’impresa risparmia sulla burocrazia, ma poi a seguito di questo risparmio lascia a casa quattro persone dell’amministrazione, disperde un patrimonio di competenze e mina la fiducia degli altri lavoratori. Ecco perché la nostra proposta, che va di pari passo con l’introduzione dei servizi informatici e di gestione documentale, è attivare un percorso di riqualificazione per spostare il personale dall’amministrazione al controllo di gestione, con mansioni più gratificanti e con la possibilità di sentirsi parte attiva nella ricerca del miglioramento del risultato economico dell’impresa. Insomma, laddove avremmo potuto limitarci a proporre le nostre soluzioni senza preoccuparci del loro impatto, abbiamo scelto una strada meno semplice, che guarda al medio-lungo periodo e non solo ai risultati immediati».

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