8 febbraio 1944, la morte dal cielo

L’8 febbraio 1944 una bomba inglese centrò il bastione Impossibile, dove era stato ricavato il rifugio antiaereo “Raggio di Sole” causando più di duecento morti. L'anniversario è anche occasione per fare il punto sulla “riscoperta” degli spazi sotterranei dimenticati che il comitato mura e il gruppo speleologico perseguono da anni.

8 febbraio 1944, la morte dal cielo

L’hanno chiamato “l’altro 8 febbraio” per distinguerlo da quello risorgimentale.
L’8 febbraio 1944 la città di Padova visse un episodio ben diverso: una bomba inglese centrò il bastione Impossibile, dove era stato ricavato il rifugio antiaereo “Raggio di Sole” causando più di duecento morti. Il comitato mura, che nei pressi del bastione ha la sua sede, da una decina d’anni ricorda questa tragedia anche ricostruendone la memoria collettiva, parzialmente perduta.

Le mura di Padova, un patrimonio da riscoprire
«Il nostro desiderio – spiega il segretario del comitato Fabio Bordignon – è di far riscoprire ai padovani un “luogo” come il sistema bastionato che è il contenitore della città ma anche un meraviglioso contenitore di storie da raccontare, a partire dalla loro funzione di struttura militare».
Un luogo, aggiunge, che con i suoi 11 chilometri di percorso è il più grande monumento cittadino e contemporaneamente il meno percepito, perfino dagli stessi padovani. Anche per questo il comitato ha fatto una proposta che sembra abbia trovato udienza nell’amministrazione comunale: «Abbiamo chiesto sia predisposto un piano di illuminazione delle mura nella convinzione che, se i padovani cominceranno ad accorgersi della loro presenza, inizieranno anche ad averle a cuore. Un altro obiettivo generale è la liberazione dei percorsi che costeggiano i bastioni, rimuovendo tutte quelle recinzioni, barriere, cancellate sorte nel corso dei decenni che hanno molto frammentato la percorribilità, facendone perdere la dimensione unitaria».

Al comitato sta a cuore che gli interventi in corso di progettazione e di realizzazione rispondano a un quadro organico, non siano determinati solo dall’emergenza.
Per questo lo scorso anno ha predisposto un piano generale del parco delle mura che considera tutto il sistema fissando i criteri generali di intervento, in modo che anche se i lavori vengono scaglionati negli anni si vada avanti con un metodo e non eseguendo solo interventi emergenziali.
«Il comune – commenta Bordignon – ha fatto diventare priorità il recupero del sistema bastionato. Hanno scelto di partire dal lato nord, quello che si affaccia sul Piovego, dal torrione della Gatta al ponte di corso del Popolo e poi verso il Portello e la golena San Massimo».

Dieci anni di esplorazioni sotterranee
A questo proposito il comitato mura ha segnalato l’opportunità di recuperare gli spazi interni del torrione dell’Arena, recentemente riscoperti nell’ambito della sistematica esplorazione degli ambienti sotterranei iniziata nel 2008 insieme al gruppo speleologico: «Stiamo andando avanti a riscoprire, esplorare, documentare e rilevare questi spazi, in modo che il comune abbia la base su cui fare eventuali progetti. Sotto una delle fontane dei pesci rossi dei giardini dell’Arena c’è un ambiente perfettamente integro, ma pieno di acqua e fango. Il suo recupero, per quanto oneroso, sarebbe essenziale perché porterebbe le mura all’interno del circuito turistico della città, essendo a ridosso della cappella degli Scrovegni e dei musei civici. Diventa quindi il primo punto in cui il turista può prendere coscienza dell’esistenza delle mura, e quindi salire in barca o prendere la bici per esplorarne una parte».
Ma l’attenzione del comitato non è solo puntata sul lato nord. Sono stati fatti di recente lavori al baluardo Santa Croce, sul lato che si affaccia sui campi del Cus: «Abbiamo indicato due cose – continua Bordignon – che mancano per finire quell’intervento: la rimozione di una recinzione, non più necessaria avendo ovviato al pericolo di crolli, e la questione della vecchia scuola Camillo Aita di cui decidere il destino. La situazione è per certi versi simile a quella del bastione Alicorno, anch’esso restaurato. Ma ogni caso ha caratteristiche particolari, all’interno di un quadro generale omogeneo. Pensiamo agli interventi sulla viabilità con le rotonde in ideazione lungo viale Codalunga. Si potrebbe prendere in considerazione l’opportunità di liberare alcuni tratti delle mura attualmente nascosti dal liceo Marchesi e dalle rimesse per gli automezzi comunali. In passato si parlava del tratto dismesso di via Sarpi tra i bastioni Moro I e Moro II come primo elemento del parco mura, un’area libera in cui va fatta della manutenzione del verde ed eventualmente degli scavi per ripristinare il livello della fossa esterna alle mura. Quel tratto può essere facilmente collegato con la zona di Codalunga. Più giù, tra i bastioni Savonarola e San Prosdocimo, la strada di servizio alle mura non era così aderente alle mura, ma scorreva all’interno dell’attuale caserma Prandina. La via esiste ancora, per cui si potrebbe riportare la circolazione delle auto in quella sede, liberando l’attuale per un percorso verde che unisca i due bastioni sopra cui sorgono rispettivamente un giardino abbandonato e un’area verde interclusa».

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