Anche a Padova soffiò il vento della Riforma

Il 16° secolo vide la città ospitare personaggi insigni e giovani generosi che maturarono la loro adesione al protestantesimo, come Pomponio De Algerio, Cirillo Lucaris, Pier Paolo Vergerio, Pietro Martire Vermigli. La chiesa evangelica e l'Ifed organizza un percorso storico lungo le sedi principali della loro presenza a Padova.

Anche a Padova soffiò il vento della Riforma

In occasione dei cinquecento anni della Riforma l’Istituto di formazione evangelica e documentazione Ifed e la Chiesa evangelica di Padova propongono un itinerario su “La Riforma a Padova: fatti, personaggi e luoghi”. Un percorso per scoprire l’eredità di un periodo tanto ricco quanto sconosciuto della nostra storia, «con l’obiettivo – spiega Pietro Bolognesi, pastore della chiesa evangelica padovana e docente di teologia sistematica all’Ifed – di dare alla città un segnale sull’esistenza della tradizione riformata. Una storia ricca di fermenti spirituali che una serie di fattori, non ultimo il rapporto stretto tra chiesa cattolica e braccio secolare, hanno soffocato».

L’itinerario, che è possibile effettuare con visite guidate prendendo contatto con l’Ifed, parte dal palazzo del Bo, sede dell’ateneo patavino che fu polo d’attrazione di alcuni dei nomi più celebri della Riforma in Italia come Pomponio Algieri, Cirillo Lucaris, Pier Paolo Vergerio.

E proprio sulle tracce di Vergerio il percorso prosegue fino a via Savonarola, dove egli visse prima di rifugiarsi in Svizzera. Tappa successiva è l’ex monastero di San Giovanni di Verdara, poi trasformato in ospedale militare, che ospitò per alcuni anni a partire dal 1518 Pietro Martire Vermigli. Di qui si raggiunge palazzo Bembo-Camerini in via Altinate, oggi sede del Museo della Terza Armata, dove presumibilmente Vermigli ebbe contatti con Pietro Bembo, il cardinale Reginald Pole, Vittore Soranzo, Marcantonio Flaminio e altri umanisti. L’ultima tappa del percorso è prevista in via Pietro Martire Vermigli, dove si trova oggi la sede della Chiesa evangelica e dell’Ifed.

Ma vediamo in breve chi sono i personaggi ricordati nell’itinerario, che non hanno potuto svolgere pienamente la loro attività didattico-pastorale a Padova e sono quindi poco conosciuti.

Pomponio De Algerio è un giovane di Nola (la stessa patria di Giordano Bruno), rimasto orfano di padre e di madre in tenera età, studente a Padova nel 1555, non è noto se di diritto o di arti e medicina. Non è noto neanche in che modo e quando venne a contatto con i principi della Riforma, ma in quell’anno fu denunciato all’Inquisizione per sospetto di eresia. Durante gli interrogatori condotti dal francescano Girolamo Girello, che aveva partecipato alla prima sessione del concilio di Trento, professò dottrine luterane e indirizzò dal carcere agli amici una lettera consolatoria che fu poi pubblicata. Il papa Paolo IV Carafa, appena eletto ma buon conoscitore della realtà veneziana, chiese alla Serenissima la consegna dello studente, che non era cittadino veneto, e il Consiglio dei Dieci aderì, seppur con riluttanza e lentezza, alla richiesta il 14 marzo 1556. Si tratta del primo dei rarissimi casi in cui si venne a tale decisione. Pomponio fu sottoposto a Roma a un altro processo e, rifiutando di abiurare, fu arso vivo in piazza Navona il 19 agosto 1556.

Cirillo Lucaris, nativo di Creta, a quel tempo appartenente al dominio della Serenissima, studiò lettere e teologia a Padova prima di entrare nella scuola di Costantinopoli curando una traduzione del vangelo nella lingua parlata. Accusato di eresia per la pubblicazione della Confessio Fidei di chiara impronta calvinista, con la quale intendeva introdurre la Riforma nel mondo ortodosso, fu prima deposto e poi ucciso per ordine del sultano. Pier Paolo Vergerio era membro di un’importante famiglia nobile di Capodistria, che contava nelle sue fila un altro Pier Paolo, umanista vissuto a cavallo tra Tre e Quattrocento. Studiò diritto a Padova e fu poi segretario del papa e nunzio pontificio presso Ferdinando d’Asburgo, divenendo esperto del mondo tedesco. Incaricato da papa Paolo III Farnese di preparare la convocazione del concilio di Trento, nel 1536 fu nominato vescovo di Capodistria e poco dopo iniziò a frequentare a Roma il gruppo degli “spirituali” a cui appartenevano Gasparo Contarini e il cardinale Reginald Pole. La sua conversione alla Riforma si andò precisando un po’ alla volta: stabilitosi nuovamente a Padova nel 1548 abitò nel quartiere di Vanzo e poi in via San Leonardo, in contrada Savonarola. Frequentava le lezioni universitarie di Matteo Gribaldi in abito episcopale, invitando gli studenti a casa sua a leggere le lettere di san Paolo e a commentare Melantone. Denunciato per eresia, il Consiglio dei Dieci ne ordinò l’arresto, ma riuscì a fuggire in Svizzera, continuando come pastore, anche in Germania e in Europa Centrale, l’attività di proselitismo.

Pietro Martire Vermigli, fiorentino, è il personaggio di maggiore spicco della Riforma che ebbe relazioni con Padova. Entrò a 16 anni nel convento agostiniano di Fiesole; nel 1518 si trasferì a Padova. Visse per otto anni, tra il 1519 e il 1527, come canonico regolare nel convento di San Giovanni di Verdara. Efficace predicatore quaresimale, come il cappuccino Bernardino Ochino che conobbe a Napoli, si convertì alla Riforma e, chiamato a render conto davanti al Capitolo della sua congregazione, fuggì a Strasburgo. Insieme all’Ochino si recò in Inghilterra collaborando alla riforma della vita ecclesiastica e della liturgia inglese. Passò quindi altri tre anni a Strasburgo, da dove si allontanò, rimpiangendo la perduta tolleranza tra luterani e calvinisti, andando a insegnare teologia ed ebraico a Zurigo, dove morì nel 1562.

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