Piccoli musei, diecimila angoli d'Italia da valorizzare

Sono almeno diecimila, ma molti rischiano di scomparire con i loro tesori. I “piccoli musei” che costellano l'Italia hanno tenuto il loro settimo convegno annuale a fine aprile a Monselice, trattando degli scenari e delle prospettive che si vanno aprendo in rapporto con il territorio e la sua promozione turistico-culturale. Ecco i più interessanti del territorio diocesano.

Piccoli musei, diecimila angoli d'Italia da valorizzare

Le iniziative di promozione e valorizzazione dei musei propongono costantemente all’attenzione del grande pubblico questo patrimonio di storia e memoria di cui l’Italia è particolarmente ricca.
Il 21 maggio si organizza in tutt’Italia “La notte dei musei” mentre il 18 maggio si celebra, a livello mondiale, la giornata Icom, dell’International council of museums, l’organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali impegnata a preservare, ad assicurare la continuità e a comunicare il valore del patrimonio culturale e naturale mondiale, attuale e futuro, materiale e immateriale.
Icom, che opera attraverso una rete capillare di comitati nazionali, terrà quest’anno in Italia, a Milano, dal 3 luglio, l’annuale “general conference” dedicata quest’anno al tema “Musei e paesaggi culturali”. Un tema che sottolinea il rapporto che le collezioni museali sono tenute a conservare e rafforzare nei confronti del territorio in cui insistono ed operano. Un legame che costituisce spesso il cavallo di battaglia dei “piccoli musei”, i quali hanno a loro volta tenuto il loro settimo convegno annuale a fine aprile a Monselice, trattando proprio degli scenari e delle prospettive che si vanno aprendo in rapporto con il brand territoriale.

Piccoli musei, una realtà preziosa ma poco conosciuta
«Quando si parla di piccoli musei – spiega Giancarlo Dall’Ara, presidente Apm – bisogna pensare che ci stiamo riferendo alla quasi totalità della realtà museale italiana. Una realtà misconosciuta a livello istituzionale se si pensa che sono attualmente censite neanche cinquemila realtà museali, di cui solo poche centinaia possono essere definite “grandi”, mentre a noi ne risultano attivi almeno diecimila. D’altra parte i sistemi di rilevazione sono tali che spesso scoraggiano queste collezioni museali che fanno riferimento ad associazioni, al volontariato, che non emergono e in moltissimi casi vivono in una situazione “liminale”, al limite dell’estinzione. Dobbiamo invece ricordare quanto è importante salvare e anzi valorizzare ognuna delle diecimila storie del nostro paese, custodite e divulgate da ognuno dei piccoli musei italiani; e fare in modo in futuro che non si debba perdere neppure una di quelle storie».

Un piccolo museo, ricorda ancora il presidente, non è una versione rimpicciolita di uno grande, ma un concetto diverso di museo, più radicato nel territorio e nella comunità locale.
È un modo differente di intendere il museo: più accogliente e più basato sulle persone. Dunque la definizione di “piccolo museo” non identifica solo una categoria dimensionale, non è solo questione di metri quadrati, ma indica una modalità di gestione che richiede una cultura gestionale particolare e competenze specifiche, come quella di essere “porta di ingresso a un territorio e alla sua storia”, narratore di luoghi, in grado di offrire esperienze originali; come è unica, e ogni volta diversa, l’esperienza di immergersi nella cultura di un luogo.

Non è un caso che i piccoli musei sono anche quelli che oggi fanno più innovazione, stanno dimostrando una grande capacità di sperimentazione, pionieristiche, innovative come hanno dimostrato gli stessi interventi al convegno di Monselice.
«Penso – esemplifica Dall’Ara – all’area archeologica di Massaciuccoli Romana che da due anni consecutivi risulta prima al mondo nel “#MuseumWeek”, primo evento culturale mondiale su twitter, a cui hanno partecipato 8.500 musei di tutto il mondo, battendo giganti come il Louvre, il British, il Prado e l’Ermitage. Tra i primi dieci ce ne sono altri quattro italiani, tutti piccoli».
A dimostrazione di questa voglia di sperimentazione, uno dei temi più gettonati del convegno è stato il contributo che la cultura dei videogiochi può dare ai musei, che significa partire da questo approccio “ludico” per scoprire la cultura e il territorio per avvicinarsi a pubblici che oggi mancano, come quello dei giovani e dei residenti: «Il museo che funziona è quello amato dai suoi vicini di casa».

Musei archeologici: dove incontrarli in diocesi

A titolo di esempio, per dare un saggio della molteplicità della realtà museale veneta (e italiana), pubblichiamo l’elenco (tratto dal sito www.archeoveneto.it) dei musei archeologici che fanno riferimento a centri del territorio della diocesi di Padova.
Un elenco che potrebbe probabilmente essere allungato tenendo conto delle piccole realtà espositive locali come la sala museale dei reperti romani antichi di Arzergrande.

Borgoricco – Museo della Centuriazione romana
Cervarese Santa Croce – Museo del fiume Bacchiglione
Cittadella – Museo archeologico Torre di Malta
Este – Museo nazionale Atestino
Granze – Centro di documentazione sulle centuriazioni romane
Monselice – Museo civico Stefano Piombin
Montagnana – Museo civico archeologico Antonio Giacomelli
Padova – Musei civici agli Eremitani, Museo archeologico
Padova – Museo archeologico ambientale delle acque del Padovano
Padova – Museo di scienze archeologiche e d’arte del Liviano
Padova – Museo numismatico Bottacin
Piazzola sul Brenta – Museo lapidario greco-romano presso villa Contarini
Stanghella – Museo civico etnografico
Villa del Conte – Chiesa di Borghetto
Dolo – Antiquarium di Sambruson
Campagna Lupia – Chiesa di Santa Maria di Lugo
Chioggia – Museo della Laguna Sud
Rotzo – Museo archeologico dell’Altopiano dei Sette comuni vicentini
Bassano del Grappa – Museo civico

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