In Ucraina ancora alta tensione nella regione del Donbass

La guerra in Ucraina è iniziata due anni fa e ha già provocato ben 10 mila vittime, di cui almeno duemila civili, e oltre un milione di sfollati. Nei giorni scorso sono state centinaia le esplosioni della città di Donetsk nella regione del Donbass.

In Ucraina ancora alta tensione nella regione del Donbass

Nella regione del Donbass, dove si affrontano da due anni le truppe “regolari” governative ucraine e gli indipendentisti, la tensione si è riposizionata ai livelli di allerta massima. Gli osservatori dell’Osce dalla metà di luglio segnalano un’escalation pericolosa di avvisaglie paramilitari: a Donetsk, per dare qualche numero, la sera del 21 luglio sono risuonate 19 esplosioni, addirittura oltre 150 nella notte tra il 22 e il 23 luglio. Lo conferma direttamente anche Fabrizio Romano, ambasciatore italiano a Kiev. «In Donbass il quadro che ci offre la missione internazionale dell’Osce è quello di una tensione e di un’instabilità costante. Gli osservatori ammettono che il cessate il fuoco non ha finora trovato effettiva e piena osservanza sul terreno. Le violazioni negli ultimi mesi – sempre sulla base di quanto riferisce l’Osce – sembrerebbero piuttosto essere aumentate per diffusione e intensità. La situazione dei civili è invece fotografata efficacemente dagli ultimi dati pubblicati, peraltro di recente, dall’Onu: in due anni i combattimenti hanno provocato circa 10 mila vittime, di cui almeno duemila civili, e oltre un milione di sfollati. Con la restante popolazione della regione che necessita di assistenza umanitaria per la sua stessa sussistenza. Ripeto, si tratta di dati ufficiali, ma non sono poche le fonti che riferiscono anche di stime più elevate».

La guerra dell’Ucraina orientale, o conflitto del Donbass, ha avuto inizio nell’aprile 2014, con la “presa” dei palazzi governativi nelle regioni di Donetsk, Luhansk e Charkiv da parte di formazioni separatiste. In un quadro di sostanziale guerra civile, dopo un referendum, si sono proclamate indipendenti la Repubblica Popolare di Donetsk e quella di Luhansk. Il diplomatico italiano di stanza a Kiev specifica tuttavia lo stato dell’arte giuridico della contrapposizione militare tra ribelli e governativi. «La definizione ufficiale che delle attività in corso in Donbass danno le autorità ucraine è “operazione antiterrorismo”, un termine indicativo per comprendere quale possa essere il terreno di confronto tra i due campi. Al momento, posta la cornice di tensione e di imprevedibilità che richiamavo sopra, si può dire che la linea di contatto che divide le due parti è da diverso tempo tendenzialmente stabilizzata. Circostanza che secondo alcuni osservatori potrebbe rappresentare, almeno per ora, il riflesso di una cristallizzazione di massima delle posizioni sul terreno delle forze contrapposte».

Di fatto una spaccatura regionale dell’Ucraina, paese cruciale negli equilibri dell’area ex sovietica con oltre 45 milioni di abitanti, che si inserisce all’interno della contrapposizione lungo l’ex cortina di ferro tra la Russia di Putin e le strategie a Est dell’Alleanza atlantica. «Se da un lato il conflitto in Donbass e il tema, ricorrente nella dialettica politica mediatica ucraina, dell’aggressione russa agiscono da collante della nazione nei confronti di un “fattore esterno”, dall’altra esso è ovviamente oggetto di dibattito nel paese, avendo inciso su quelle dinamiche e su quegli equilibri politici, sociali e persino culturali sui quali si è retta l’Ucraina dalla sua indipendenza».

Il dibattito tocca nel quotidiano anche il terreno delle difficoltà economiche di una popolazione che, da una posizione se non di benessere ma almeno di crescita, in tre anni si è vista erodere il proprio reddito e potere di acquisto. «Fermo restando che non condivido la definizione della crisi come “guerra civile” – precisa l’ambasciatore Romano – com’è stato ripetuto a tutti i livelli istituzionali la soluzione alla crisi ucraina può essere solo diplomatica. Sotto il nome della piena attuazione degli accordi di Minsk, come riconoscono anche le parti coinvolte. La premessa affinché ciò accada è naturalmente un impegno serio e costante di tutti a rispettare i patti».

L’accordo di Minsk, che consta di 12 punti, è stato redatto nel settembre 2014 dai rappresentanti di Ucraina, Russia e dell’Osce. Tra i punti più rilevanti quello del cessate il fuoco bilaterale (di fatto disatteso), il monitoraggio della “tregua” da parte dell’Osce e la formulazione di una legge ucraina su accordi provvisori di autonomia in alcune zone delle regioni di Donetsk e Luhansk.

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