Giubileo Chiese orientali. Card. Sako (patriarca caldeo): “Dialogo di vita e sinodalità il nostro contributo”
Si è aperto ieri in Vaticano (fino a domani) il Giubileo delle Chiese Orientali, che ha richiamato a circa 5.000 fedeli e rappresentanti delle chiese orientali cattoliche, patriarchi e metropoliti. A scandire il programma una serie di riti e liturgie ma soprattutto l’udienza di Papa Leone XIV, di domani in Aula Paolo VI. Per l'occasione il Sir ha intervistato il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako.

“Le Chiese orientali devono giocare il loro ruolo positivo e attivo perché facciamo parte della Chiesa cattolica universale. Il Papa è per tutta la Chiesa, non solo per una parte”.
Lo afferma il card. Louis Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad, giunto a Roma per partecipare al Giubileo delle Chiese orientali, iniziato il 12 maggio e che si concluderà domani. In un’intervista al Sir, il patriarca sottolinea l’importanza del contributo delle Chiese orientali al cammino di unità con le Chiese ortodosse e al dialogo interreligioso:
“Noi possiamo aiutare a promuovere l’unità delle Chiese, cattolica e ortodossa. Possiamo dialogare per la pace, cercare di favorire un accordo per l’unità e il rispetto mutuale fra le religioni e i popoli”.
Per Mar Sako, “la speranza è il fulcro di questo impegno comune, una speranza che nasce dalla fede e che spinge a rimettere Gesù al centro”. In questa prospettiva “Papa Leone XIV ha indicato subito la strada. Io spero che tra i tanti suoi collaboratori possano esserci anche alcuni delle Chiese orientali per mostrare l’universalità della Chiesa”.
Dialogo interreligioso e sinodalità. Anche nel campo del dialogo interreligioso, il patriarca caldeo vede un ruolo significativo per le Chiese orientali, soprattutto nei rapporti con l’islam e l’ebraismo. “Papa Leone XIV ci ha subito esortato a costruire ponti. Io credo che l’esperienza maturata nel corso della storia, in questo campo, dalle nostre Chiese locali vada sfruttata”. Il patriarca rimarca l’importanza di un dialogo che non sia solo teorico, ma che si fondi sulla quotidianità e sulla convivenza reale.
“Noi sappiamo come viviamo, conosciamo l’altro meglio di chi ha solo studiato l’islam o l’ebraismo. Noi portiamo avanti il dialogo della vita”.
Un altro contributo prezioso, secondo il cardinale, è rappresentato dalla tradizione di sinodalità propria delle Chiese orientali. “Mi auguro che Papa Leone XIV allarghi il gruppo dei 9 cardinali (C9), il Consiglio dei cardinali, istituito da papa Francesco nel 2013 per coadiuvare e consigliare il pontefice nel governo della Chiesa cattolica”. Un allargamento di questo organismo, spiega, “permetterebbe un dialogo più ampio e una maggiore partecipazione alla guida della Chiesa”.
Un linguaggio nuovo per il mondo digitale. Il patriarca caldeo non nasconde la necessità di un rinnovamento del linguaggio all’interno delle Chiese orientali: “Dobbiamo aggiornare il nostro linguaggio perché la gente è cambiata, sono cambiate la cultura, le mentalità, le sensibilità. Occorre usare un linguaggio che sia più comprensibile alla gente per dire la liturgia, la catechesi. Il mondo è un villaggio digitale e dobbiamo trovare un modo più accessibile per parlare di Gesù, dell’eternità, della fede. Questo non vale solo per i nostri cristiani ma anche per i credenti delle altre fedi”. Essere a Roma per il Giubileo delle Chiese orientali, conclude Mar Sako, “rappresenta un segno di collegialità e comunione: la Chiesa è una e non deve essere pensata in modo settario, orientali e occidentali. Nessuno deve essere dimenticato o marginalizzato”.