Leone XIV: “I Papi passano, la Curia resta”

Il Papa, nel suo primo discorso alla Curia, puntellato dagli applausi, ha ribadito le parole pronunciate l'8 maggio della Loggia delle Benedizioni e ha rivolto ai presenti un mandato missionario, nel solco della riforma tracciata da Papa Francesco.

Leone XIV: “I Papi passano, la Curia resta”

“Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta ad accogliere con le braccia aperte tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del dialogo e dell’amore”. Ricevendo in udienza, in Aula Paolo VI, gli Officiali della Curia Romana, i dipendenti della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e del Vicariato di Roma, Leone XIV ha ripetuto le parole del suo primo saluto, la sera dell’8 maggio, dalla Loggia delle Benedizioni.

“Queste parole erano indirizzate alla Chiesa di Roma. E ora le ripeto pensando alla missione di questa Chiesa verso tutte le Chiese e il mondo intero, di servire la comunione, l’unità, nella carità e nella verità”,

il mandato del Papa ai presenti: “Il Signore ha dato a Pietro e ai suoi successori questo compito, e tutti voi in modi diversi collaborate per questa grande opera. Ciascuno dà il suo contributo svolgendo il proprio lavoro quotidiano con impegno e anche con fede, perché la fede e la preghiera sono come il sale per i cibi, danno sapore”.Il primo discorso del Papa alla Curia Romana è cominciato con un fragoroso applauso, che sembrava non voler terminare. Per interromperlo, il Pontefice ha fatto fuori testo una battuta scherzosa: “Quando gli applausi durano più di un discorso dovrò fare un discorso più lungo! State attenti, allora” .

“Questo nostro primo incontro non è certo il momento per fare discorsi programmatici, ma piuttosto è per me l’occasione di dirvi grazie per il servizio che svolgete, e che io, per così dire, eredito dai miei predecessori”,

il saluto di Leone XIV. “Sono contento di poter salutare tutti voi, e mi fa molto piacere che siano presenti anche parecchi familiari, approfittando del giorno di sabato”. “Come sapete, io sono arrivato solo due anni fa, quando l’amato Papa Francesco mi ha nominato Prefetto del Dicastero per i Vescovi”, il riferimento alla sua biografia: “Allora ho lasciato la Diocesi di Chiclayo, in Perù, e sono venuto a lavorare qui. Che cambiamento! E adesso poi… Cosa posso dire? Solo quello che Simon Pietro disse a Gesù sul lago di Tiberiade: ‘Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene’”.

“I Papi passano, la Curia rimane”,

ha ricordato il Papa: “Questo vale in ogni Chiesa particolare, per le Curie vescovili. E vale anche per la Curia del Vescovo di Roma. “La Curia è l’istituzione che custodisce e trasmette la memoria storica di una Chiesa, del ministero dei suoi vescovi”, l’identikit di chi aiuta il Pontefice nel governo della comunità ecclesiale: “Questo è molto importante. La memoria è un elemento essenziale in un organismo vivente. Non è solo rivolta al passato, ma nutre il presente e orienta al futuro. Senza memoria il cammino si smarrisce, perde il senso del percorso”. Per il Pontefice,

“lavorare nella Curia Romana significa contribuire a tenere viva la memoria della Sede Apostolica, così che il ministero del Papa possa attuarsi nel migliore dei modi. E per analogia questo si può dire anche dei servizi dello Stato della Città del Vaticano”.

Dopo la memoria, la dimensione missionaria “della Curia e di ogni istituzione legata al ministero petrino”, su cui – ha sottolineato Papa Leone – ha insistito molto Papa Francesco, che, coerentemente con il progetto enunciato nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, ha riformato la Curia Romana nella prospettiva dell’evangelizzazione, con la Costituzione apostolica Praedicate Evangelium”. Anche qui, il riferimento è alla biografia personale:

“L’esperienza della missione fa parte della mia vita, e non solo in quanto battezzato, come per tutti noi cristiani, ma perché come religioso agostiniano sono stato missionario in Perù, e in mezzo al popolo peruviano è maturata la mia vocazione pastorale”.

“Non potrò mai ringraziare abbastanza il Signore per questo dono!”, ha esclamato il Papa: “Poi, la chiamata a servire la Chiesa qui nella Curia Romana è stata una nuova missione, che ho condiviso con voi in questi due anni. E ancora la continuo e la continuerò, finché Dio vorrà, in questo servizio che mi è stato affidato”. Al termine del discorso, un messaggio rivolto a tutti coloro che lavorano in Vaticano:

“Ognuno può essere costruttore di unità con gli atteggiamenti verso i colleghi, superando le inevitabili incomprensioni con pazienza e umiltà, mettendosi nei panni degli altri, evitando i pregiudizi, e anche con una buona dose di umorismo, come ci ha insegnato Papa Francesco”.  

“Se dobbiamo tutti cooperare alla grande causa dell’unità e dell’amore, cerchiamo di farlo prima di tutto con il nostro comportamento nelle situazioni di ogni giorno, a partire anche dall’ambiente lavorativo”, la raccomandazione finale: “Vi ringrazio ancora di cuore!”.

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Fonte: Sir