Stati Uniti: le reazioni all’elezione del primo Papa nordamericano
Gli Stati Uniti hanno il loro primo papa: Leone XIV, ovvero il cardinale Robert Francis Prevost. Contro ogni pronostico che non vedeva uno statunitense favorito nella successione al soglio di Pietro, a causa del condizionante potere geopolitico Usa, il collegio cardinalizio ha scelto invece un papa americano, che da ieri sarà un papa per tutto il mondo.

(da New York) Gli Stati Uniti hanno il loro primo papa: Leone XIV, ovvero il cardinale Robert Francis Prevost. Contro ogni pronostico che non vedeva uno statunitense favorito nella successione al soglio di Pietro, a causa del condizionante potere geopolitico Usa, il collegio cardinalizio ha scelto invece un papa americano, che da ieri sarà un papa per tutto il mondo.
Nel motto dello stemma di Leone XIV, In Illo uno Unum – In Colui che è uno, siamo uno, risuona il motto del Paese che gli ha dato i natali: E pluribus unum – Da molti uno. L’unità agognata da un paese multietnico e multireligioso, sempre più polarizzato e diviso, si spera arrivi dal suo primo papa, che nelle sue prime parole ha invitato ad andare avanti “senza paura, uniti, mano nella mano con Dio e tra di noi”. Un figlio del Midwest, Robert Prevost, un figlio dell’America che ancora crede alla famiglia, che riempie le chiese, che ha anche sfidato papa Francesco con scelte più tradizionali in termini di liturgia. Prevost, pur nato in una città fortemente democratica, si è distinto in varie tornate elettorali per aver votato repubblicano, come dimostrano i tabulati elettorali dello stato. I suoi tweet parlano invece di una chiara visione politica, non sempre in linea con l’attuale amministrazione. Nel febbraio di quest’anno ha retwittato un articolo del National Catholic Reporter, che a proposito dell’ordo amoris, citato dal vicepresidente americano, titolava: “JD Vance sbaglia: Gesù non ci chiede di dare una valutazione al nostro amore per gli altri”. Prevost, nel 2015 ha anche retwittato un articolo del Cardinal Dolan sul Washington Post che si intitola: “Perché la retorica anti-immigrazione di Donald Trump è così problematica”.
Eppure oggi il primo a congratularsi con papa Leone XIV è stato proprio il presidente americano che in un post su Truth Social ha scritto: “Congratulazioni al Cardinale Robert Francis Prevost, appena nominato Papa. È un grande onore sapere che è il primo Papa americano. Che emozione, e che grande onore per il nostro Paese”. Trump ha poi aggiunto che non vede “l’ora di incontrare Papa Leone XIV. Sarà un momento davvero significativo!”.
Mentre le campane nelle chiese della Grande Mela si sono date il turno nel suonare a festa, la diocesi di Chicago ha immediatamente celebrato l’elezione di Leone XIV con tweet su X dove ha scritto: “Gloria a Dio! Il Cardinale Robert Prevost, nato a Chicago, è il Successore di San Pietro”. Un papa figlio degli Usa saprà trovare le parole giuste per la parlare anche alla Chiesa che lo ha formato e che è ancora ferita dagli abusi, dalla bancarotta di alcune diocesi, dalle contestazioni di alcuni esponenti del clero che hanno portato il predecessore di Leone XIV, papa Francesco a scomunicare l’ex nunzio per gli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò e a rimuovere dalla diocesi di Tyler in Texas, il vescovo Joseph Edward Strickland. Il nuovo pontefice porterà alla chiesa universale anche le qualità del popolo statunitense, spesso oscurate dalla sua politica. Potrà far conoscere il radicato senso della fede, la grande generosità (solo lo scorso anno i cattolici americani hanno inviato in Vaticano 27 milioni di dollari), la capacità di innovare senza farsi frenare dagli ostacoli, la cultura della non violenza seminata da Martin Luther King, la capacità di concretezza e di organizzazione che potrebbero tornare a beneficio dell’intera chiesa universale.
Kim Daniels, direttrice del centro sul Pensiero Sociale e la Vita Pubblica Cattolica della Georgetown University ha voluto ribadire che in un contesto divisivo, come quello che il mondo sta vivendo, la veloce elezione di papa Leone ha mostrato come la sua figura abbia catalizzato “rapidamente il consenso”, perché “Papa Leone è una persona che ha le competenze, l’esperienza, il cuore per poter attuare quei processi, quelle riforme” iniziate e non concluse da papa Francesco, avendo anche a cuore la misericordia e l’accompagnamento dei poveri, per un’azione non rivolta verso l’interno, ma verso l’esterno”.