Tra Giro d'Italia e Cpr di migranti. L'Albania e il neocolonialismo a pedali

Partenza da Durazzo Il Giro d’Italia è iniziato dall’Albania, la stessa terra che ha accettato i due Cpr italiani per il rimpatrio dei migranti. Una mossa per “esternalizzare” le frontiere

Tra Giro d'Italia e Cpr di migranti. L'Albania e il neocolonialismo a pedali

Adesso che il Giro d’Italia è iniziato, verrebbe voglia di scrivere un elogio alla bicicletta, tanto si è evoluta nel tempo con soluzioni straordinarie, sebbene alla mia “Bianchi” del 2000 non ci rinuncio, prezioso regalo e compagna di tante avventure. Verrebbe anche voglia di scrivere un elogio ai ciclisti, perché tra gli atleti sono loro a interpretare e rappresentare meglio la vita: pedalano, salgono, scendono, perdono, vincono, e se cadono subito si rialzano. Ma senza nulla togliere a bici e ciclisti, il Giro d’Italia è iniziato in Albania, e di questo si deve scrivere. Sgombrando prima di tutto il campo da ogni possibile stupore, perché già da alcuni anni il Giro inizia fuori dall’Italia. È partito da Atene, la città dove hanno avuto inizio i Giochi olimpici e si era stabilita la pax olimpica, in un tempo, come quello che stiamo vivendo adesso, bisognoso di pace e di riconciliazione. Per lo stesso motivo era partito anche da Gerusalemme. Ma l’Albania, perché? La prima cosa che viene in mente è il recente accordo di “amicizia” che l’Italia ha stipulato per costruire da loro due grandi centri di permanenza per l’identificazione e l’eventuale rimpatrio degli immigrati sbarcati in Italia. Sì, ma è solo questo? La partenza da Durazzo. La prima tappa del Giro è partita dal porto di Durazzo e dopo 160 chilometri è arrivata a Tirana, con un saliscendi che ha compreso due Gran premi della montagna. È una zona che ho sorvolato in aereo partendo dall’aeroporto di Treviso fino all’aeroporto di Tirana, e ho provato una piacevole sorpresa a guardare dal finestrino terre ben curate e coltivate, strade di raccordo, panorami invidiabili. E poi Tirana, bella, dinamica, con strutture all’avanguardia. Il presidente Edi Rama ha detto a ragione che «non ci manca né il coraggio né la bellezza per mostrarci per quello che siamo: uno Stato europeo a tutti gli effetti». Tutt’altra storia invece una trentina d’anni fa, quando l’Albania era allo sfacelo e in Italia arrivavano i barconi pieni di albanesi. E tutt’altra stoia un’ottantina d’anni fa, quando il regime fascista decise di invadere l’Albania e annetterla al Regno d’Italia. Era il 13 aprile 1939. I cinegiornali Luce dell’epoca mostrano le truppe fasciste che sbarcano per celebrare l’unione del popolo italiano con la «pura e gagliarda gente d’Albania, che grazie al fascismo è condotta alla civiltà», come spiegava il cronista dai toni marziali. Proprio da Durazzo, da dove quest’anno è partito il Giro, il fascismo aveva tentato di colonizzare l’Albania. Potevo forse perdermi questo ridicolo ritorno al passato?
Il fermo dei migranti a Shengjin e a Gjader. È difficile pensare che sia del tutto sfumato un atteggiamento coloniale, alla meno peggio paternalistico, nei confronti dell’Albania. Ho l’impressione che trasferire gli immigrati dall’Italia al centro vicino al porto di Shengjin e a Gjader, in mezzo alle montagne dell’entroterra, vada in questa direzione. Perché “esternalizzare le frontiere italiane” e impiantare in Albania due centri per immigrati, significa occupare un pezzo di territorio albanese e renderlo italiano. È infatti questa la condizione per garantire la giurisdizione italiana nelle procedure nei confronti degli immigrati entrati irregolarmente in Italia. Insomma, assomiglia a una neocolonizzazione, anche se da operetta, che per adesso accontenta quell’elettorato che non ne vuol sapere degli immigrati. Assomiglia a un rimosso che viene a galla, a una ridicola nostalgia del tempo che fu. Intanto in queste strutture costate un occhio della testa ai contribuenti italiani, sono tanti gli albanesi che lavorano come operai e addetti alle pulizie. Italia, Italia, ti je bota, Italia, Italia, sei meravigliosa. E ti credo! Lavoro e soldi, che bastano a turarsi il naso, anche se li trattiamo da subalterni. E immagino che se la ridono, pensando a noi.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che i migranti possono essere trattenuti nel Cpr di Gjader, in Albania, anche se fanno richiesta d’asilo. La sentenza ribalta decisioni precedenti della Corte d’appello di Roma e legittima il centro albanese come equivalente ai Cpr italiani, permettendo al Governo di trattenervi i migranti già presenti nei stessi Cpr in Italia. Ad aprile erano rimasti 25 migranti.

Elezioni Albania, quarto mandato per Edi Rama
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Domenica 11 maggio si sono svolte le elezioni in Albania e a vincere è il partito socialista del primo ministro Edi Rama che così rimarrà a capo del governo per il suo quarto mandato consecutivo. «Abbiamo vinto perché qui c’è una gran voglia di Europa. Il nostro obiettivo è chiudere i negoziati d’adesione entro il 2027» ha dichiarato il leader albanese, 60 anni, dal 2013 alla guida del Paese.

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