Ecuador, la produzione di banane cresce tra diritti violati e mancato rispetto dell’ambiente

L’Ecuador non ha rivali in questo settore, di cui detiene circa il 34% degli scambi globali. Nella zona tra Guayaquil e Huaquillas ci sono vaste piantagioni di banane, fiorite grazie al clima, al suolo e al lavoro a buon mercato. Nella provincia di El Oro ci lavorano oltre 100.000 persone, che devono affrontare però violazioni di ogni genere, ancora più marcate nel caso di donne e migranti

Ecuador, la produzione di banane cresce tra diritti violati e mancato rispetto dell’ambiente

La produzione di banane in Ecuador vacilla sul fronte del rispetto dei diritti dei lavoratori e su quello del rispetto dell’ambiente. Una situazione denunciata da più parti, in un Paese che ha fatto di questo frutto uno dei pilastri della propria economia.
Il contesto. Nella zona tra Guayaquil e Huaquillas ci sono vaste piantagioni di banane, fiorite grazie al clima, al suolo e al lavoro a buon mercato. Nella provincia di El Oro ci lavorano oltre 100.000 persone, che devono affrontare però violazioni di ogni genere, ancora più marcate nel caso di donne e migranti.
L’Ecuador non ha rivali in questo settore, di cui detiene circa il 34% degli scambi globali, con un export annuale che tocca 6,65 milioni di tonnellate, dirette soprattutto verso Usa, Canada, Europa e Russia. Questa situazione ha fatto crescere anche la disuguaglianza in tutta la zona: pochi grandi proprietari e qualche multinazionali che si intascano i profitti, da una parte, contro gli abitanti della zona che lavorano in condizioni precarie e devono fare i conti con i danni causati all’ambiente dalle monocolture e dall’uso di sostanze chimiche nella terra. Peraltro, mentre le banane migliori prendono il largo ancora verdi per maturare nei Paesi di destinazione, per i locali ci sono solo quelle scartate da questo mercato e gli scarti per consumo animale.
I contratti. Le denunce di sfruttamento nel mondo del lavoro sono all’ordine del giorno. “Solamente i lavoratori con più esperienza hanno dei contratti di lavoro, sono poche le aziende che garantiscono la tredicesima e l’assistenza sanitaria, obbligatorie per legge”, dice a Osservatorio Diritti Marcos, operaio agricolo. Parole confermate dall’ultimo censimento dall’Istituto di statistica nazionale (Inec) del 2010, che nell’area di El Oro contava il 71,6% di lavoratori senza copertura sanitaria. Inoltre, stando sempre all’Inec, tre abitanti delle province di produzione su quattro sono disoccupati, hanno contratti precari o sono senza uno stipendio a cadenza fissa. E nella zona di El Guabo le persone raccontano di venire contrattate la mattina, su base giornaliera e senza alcun contratto scritto. L’associazione sindacale dei lavoratori contadini del settore, inoltre, denuncia che i datori hanno compilato degli elenchi di persone da non assumere.
Donne e migranti sono in condizioni anche peggiori, vittime di una crescente xenofobia e di una grave situazione di vulnerabilità. “Ai venezuelani di solito viene offerta una paga di 18 dollari al giorno”, dice un contadino che chiede l’anonimato. Un valore inferiore ai 20/25 dollari dichiarati dai lavoratori locali. Mentre per le donne, che rischiano anche di essere vittime di abusi sessuali, il compenso è ridotto alla metà.

L’articolo integrale di Samuel Bregolin (da Machala, Ecuador), “Banane Ecuador: piantagioni tra diritti violati, abusi e pesticidi”, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)