A che temperatura crolliamo? Nuovi esperimenti per stabilire la temperatura massima di sopravvivenza umana, nel contesto del global warming
Creata una camera climatica avanzata per simulare e studiare le condizioni di calore estremo
Nel contesto attuale di cambiamenti climatici, le ondate di calore stanno diventando un fenomeno sempre più frequente e intenso. Tuttavia, la comprensione scientifica dei limiti di sopravvivenza umana in condizioni di calore estremo è sorprendentemente limitata. Per affrontare questa lacuna, nel 2019 il fisiologo Ollie Jay ha intrapreso un progetto ambizioso: la creazione di una camera climatica avanzata per simulare e studiare le condizioni di calore estremo. Dopo diciotto mesi e un investimento di 1,3 milioni di dollari, la struttura è stata realizzata e installata presso l’Università di Sydney, dove ora viene utilizzata per esaminare le reazioni fisiologiche umane sotto estrema esposizione al calore.
La camera climatica progettata da Jay è uno strumento sofisticato che permette ai ricercatori di manipolare variabili ambientali chiave, come temperatura, umidità, velocità del vento e radiazione solare. Le sue dimensioni sono modeste (4×5 metri), ma la sua capacità di variare la temperatura da 5°C a 55°C, con incrementi di 1°C al minuto, la rende uno strumento unico nel suo genere. Inoltre, la possibilità di regolare con precisione l’umidità la rende particolarmente utile per studiare l’effetto combinato di calore e umidità sul corpo umano, un aspetto cruciale per comprendere lo stress termico.
Uno degli obiettivi principali del gruppo di ricerca di Jay è ridefinire i limiti di sopravvivenza umana in condizioni di calore estremo. Fino a poco tempo fa, la “temperatura di bulbo umido” (Wet-Bulb Temperature, WBT) di 35°C era considerata il limite oltre il quale la sopravvivenza umana era compromessa. Questo dato, derivato da modelli matematici che trattavano il corpo umano come un oggetto statico e non vestito, ha influenzato le linee guida di molti organismi di sanità pubblica. Tuttavia, studi recenti, tra cui quello di Kenney e colleghi nel 2021, hanno proposto un limite più realistico di circa 31°C WBT, basato su esperimenti con persone reali in condizioni controllate.
Il gruppo di Jay sta attualmente testando un nuovo modello matematico che incorpora dati fisiologici reali, come la capacità di sudorazione e la risposta termica in diverse fasce d’età e condizioni di attività fisica. Questo modello è considerato uno dei più avanzati attualmente disponibili, poiché tiene conto di variabili spesso trascurate in altri modelli, come l’età e l’esposizione diretta al sole.
Oltre a studiare i limiti della sopravvivenza, il laboratorio di Jay è impegnato nello sviluppo di strategie di raffreddamento efficaci per ridurre i rischi associati al calore estremo. In uno studio innovativo, il gruppo ha simulato le condizioni di lavoro in una fabbrica di abbigliamento in Bangladesh, dove le temperature elevate e l’assenza di aria condizionata rappresentano un grave pericolo per la salute dei lavoratori. I ricercatori hanno testato varie strategie di raffreddamento, come l’uso di ventilatori e la bagnatura della pelle, dimostrando che queste tecniche possono ridurre significativamente lo sforzo cardiaco e migliorare la produttività in ambienti caldi.
Gli studi condotti dal gruppo di Jay hanno già avuto un impatto tangibile. Ad esempio, la ricerca sulla copertura delle carrozzine con tessuti di mussola bianca ha portato alla diffusione di pratiche di raffreddamento sicure per i neonati, mentre il lavoro del laboratorio ha contribuito allo sviluppo di un sistema di allerta globale per il caldo estremo, integrato nel browser Google Chrome.
Il prossimo obiettivo del laboratorio è comprendere meglio come il calore influisce sulla salute materna e sui risultati delle nascite in paesi vulnerabili come il Bangladesh. Questi studi potrebbero portare allo sviluppo di linee guida sanitarie migliorate per proteggere le popolazioni più a rischio.