Zuckemberg e la mossa del cavallo

Facebook è stretto all'angolo: da una parte lo scandalo datagate dall'altra il mai risolto problema fiscale. Il fondatore, Mark Zuckemberg, riuscirà a salvare la sua creatura?

Zuckemberg e la mossa del cavallo

E venne il giorno del Congresso, con le sue liturgie e le sue commissioni.
Il fascino mai sopito della politica americana, con i senatori che mettono alla berlina il potente di turno reo d'aver messo in discussione i principi della nazione.

Mark Zuckemberg sta lì, sul banco degli imputati, e per la prima volta lo vediamo in giacca e cravatta. Il ragazzo modello della Silicon Valley ha dismesso la maglietta grigia d'ordinanza, di fronte al Senato degli Stati Uniti non era il caso di giocare al bambino prodigio della porta accanto.

Si scusa, ammette le sue colpe.
«Lei impersona il sogno americano, ma siamo preoccupati che possa diventare un incubo» lo attacca il repubblicano John Randolph Thune, un conservatore del Sud Dakota abituato a dire pane al pane.

Ci sono 87 milioni di motivi per cui dolersi, tanti quanti sono i profili violati dall’ormai celeberrima Cambridge Analitica. La linea di difesa del social network è semplice: abbiamo sbagliato, rimedieremo. Come? Delegando al singolo utente la consapevolezza e il controllo dei suoi dati.

Chi vuole cancellarsi dalla rete, insomma, può farlo.
L’azienda sta cominciando ad inviare messaggi ai singoli soggetti avvisandoli del possibile uso improprio dei loro dati. «Diventeremo i poliziotti del sistema» garantisce Zuckemberg, ma i poliziotti veri stanno di là del tavolo e non sembrano credergli.

Tocca alla senatrice Diane Feinstein, democratica, la stoccata sulla privacy: in Europa hanno una legislazione più rigida, che si potrebbe mutuare anche in America.

L’Europa da tempo attenziona i colossi digitali, nessuno dei più rilevanti è nato e cresciuto da questo lato dell’oceano e tanto basta a insospettire il legislatore comunitario.

Rischi per la privacy di cittadini e imprese ma non solo, c’è anche il problema della tassazione.

Pagano troppo poco e in modo difforme, i colossi del digitale, circa la metà dell’aliquota media pagata dall'economia tradizionale. Un bagno di sangue per i conti degli stati e un vantaggio competitivo ingiustificato a detta di molti, su cui vertono anche due nuove proposte di regolamentazione presentate in seno all'Europarlamento.

«Con la Russia è come una corsa agli armamenti, tentano di sfruttare i nostri sistemi. Dobbiamo far prima di loro» ci mancavano solo i russi, lo spauracchio per definizione di ogni politico americano. Zuckemberg lo sa e li cita a proposito, tentando la mossa del cavallo, l'unica che gli rimane di fronte alla commissione.

Una mossa preparata e giustificata, ma se anche John McCain, l’ex candidato repubblicano alla presidenza, mette da parte la sua arcinota antipatia per i sovietici e promuove una legge per regolamentare la pubblicità elettorale sui social network, forse qualcosa sta davvero cambiando.

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