In carcere il teatro rieduca con la sua disciplina

Domani, forse è il video realizzato da un gruppo di carcerati della sezione detentiva a custodia attenuata della casa circondariale Due Palazzi di Padova a conclusione di un percorso rieducativo con Tam teatromusica dove al centro c'è il teatro e le sue potenzialità.

In carcere il teatro rieduca con la sua disciplina

Il calcio, la famiglia, la fine di una malattia, Valentino Rossi… Le voci interiori “detenute” nella testa di un gruppetto di uomini dallo sguardo immobile, che non guarda da nessuna parte, vengono amplificate da un microfono da ripresa al centro di uno spazio indistinto e profuso di luce bianca, dove «si sta come d’autunno sugli alberi le foglie».

Questa sequenza del cortometraggio Domani, forse spiega benissimo il lavoro teatrale svolto dentro alla casa circondariale Due Palazzi di Padova: esprime la precarietà di una condizione universale, che può esulare dalla detenzione, che diventa stato d’animo, con la sospensione della vita causata da un’attesa, a volte frustrante, che qualcosa cambi e sparigli le carte di giornate sempre uguali. Il video di otto minuti è stato girato a conclusione del laboratorio teatrale durato un anno (da novembre 2014 a novembre 2015) all’interno del progetto di Teatrocarcere “Io era tra color che son sospesi”, sostenuto dalla direzione per i servizi sociali (servizio prevenzione delle devianze e tossicodipendenze) della regione Veneto e diretto da Loris Contarini, Flavia Bussolotto e Raffaella Rivi di Tam Teatromusica che hanno coinvolto la sezione detentiva a custodia attenuata (Icat) nata come sperimentale giusto un anno fa al circondariale padovano.

«Questo lavoro – spiega Contarini – nasce da una riflessione condivisa con un gruppo di detenuti sul concetto di sospensione e attesa. Siamo partiti da Dante perché la casa circondariale è una sorta di limbo e i versi della Divina commedia restituiscono con efficacia la condizione di recluso in attesa di giudizio. Però poi con chi ha partecipato al laboratorio abbiamo voluto spersonalizzare la condizione, rendendola universale, partendo da numerosi spunti letterari e artistici». Il corto risuona delle opere di Bechett (soprattutto Aspettando Godot) e Marc Chagall con i suoi personaggi volanti è l’icona che cuce le sequenze e che ha rapito, in particolare, le riflessioni di Ahmed... Oltre al cortometraggio, è stato prodotto anche un secondo video di backstage che spiega le motivazioni alla base del percorso, ma soprattutto dimostra la piena umanità che i ragazzi respiravano durante le ore dedicate al teatro e che restituiva gioia di vivere, di ridere come adolescenti che hanno davanti a sé ancora tutta una storia da scrivere

Emerge così con prepotenza il valore terapeutico e rieducante del teatro all’interno delle mura carcerarie, come sottolinea Domenico Cucinotta, responsabile dei servizi rieducativi del circondariale padovano: «È uno strumento fondamentale per la riduzione della recidiva, che soprattutto qui all’Icat viene abbattuta del 95 per cento, permettendo prima di “maturare” una pena alternativa alla detenzione attraverso un periodo di prova con lo studio, il lavoro, l’impegno. C’è soddisfazione, dunque, per l’impiego di queste risorse che provengono dalla nostra regione, che non ha però ancora deciso cosa destinare al fondo per i prossimi anni. E, al di là di qualsiasi colore politico, va detto che investire su iniziative di questo tipo procura una ricaduta positiva sul nostro territorio, dove questi ragazzi si ritroveranno per forza di cose a vivere una volta usciti da qui».

Colpiscono, infine, le parole semplici di alcuni dei ragazzi che si sono lasciati coinvolgere dal laboratorio teatrale: «Mi sono sentito considerato come una persona – racconta Rouge – Mi sentivo tranquillo e avevo il sorriso sulle labbra, perché riuscivo a esprimermi bene e a sentirmi compreso da chi mi stava davanti». Flavia Bussolotto spiega che la diffidenza all’inizio era reciproca: «Pian piano si è tramutata in stima e fiducia che hanno permesso di raggiungere l’obiettivo finale con una disciplina di lavoro anche dura in alcuni frangenti».

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