Al voto per le province, nel disinteresse generale
Domenica si eleggono il presidente e il consiglio dell’ente di secondo livello. In Veneto si vota a Belluno e Vicenza, province attualmente rette da un commissario, e poi a Verona, Rovigo e Padova.

Una questione solo per addetti ai lavori? Probabilmente sì; dato che le elezioni per la scelta di chi governerà la nuova provincia, non coinvolgendo direttamente i cittadini (l’ente di “secondo livello” è soggetto al voto soltanto da parte degli amministratori comunali), non hanno molta risonanza, né suscitano particolare interesse.
Si voterà domenica 12 ottobre, in Veneto a Belluno e Vicenza, province attualmente rette da un commissario, e poi a Verona, Rovigo e Padova; mentre a Treviso il presidente Leonardo Muraro, in carica dal maggio 2011, resterà al suo posto fino al 2016.
Discorso a parte per Venezia, che dovrebbe diventare una delle nuove città metropolitane previste dalla legge. Qui vi è il problema del vuoto amministrativo e del commissariamento del capoluogo lagunare; comunque le elezioni del consiglio metropolitano sono previste nell’estate 2015, entro 60 giorni dalla proclamazione degli eletti in consiglio a Venezia.
Come vanno al voto gli amministratori locali? Nelle dichiarazioni della vigilia tutti d’accordo nel lasciar perdere gli schieramenti e le appartenenze, in nome di una rappresentanza trasversale delle municipalità. Ma poi non dappertutto è andata così.
A Padova, ad esempio, saranno in lizza due candidati: Enoch Soranzo, sindaco di Selvazzano, appoggiato da Pd, una parte del Ncd che fa riferimento a Barbara Degani, una porzione di Forza Italia (area Padrin), i leghisti di fede “tosiana”; Massimiliano Barison (con due liste di appoggio), primo cittadino di Albignasego e attuale assessore provinciale, sostenuto dai forzisti di Marin, dal sindaco cittadino Massimo Bitonci, dall’area civica che fa riferimento a Domenico Menorello.
Sulla carta Soranzo non dovrebbe avere problemi (nonostante i mugugni di parecchi del Pd, che non hanno accettato con docilità il curriculum di un candidato di prossimità con An), potendo contare su una lista, “Padova provincia civica”, con otto sindaci e due vice, tra i sedici candidati che lo sostengono; oltre all’ex capogruppo del Pd a Padova Gianni Berno, il sindaco di Noventa Luigi Bisato, quello di Loreggia Fabio Bui, il primo cittadino di Cervarese Massimo Campagnolo, Davide Gianella, sindaco di Piove di Sacco, i primi cittadini di Megliadino San Vitale Silvia Mizzon, di Ponte San Nicolò Enrico Rinuncini, di Vigonza Nunzio Tacchetto e di Casalserugo Elisa Venturini. Ad alimentare la corsa di Soranzo, la firma di 537 amministratori locali.
Con Barison, tra gli altri, i sindaci di Montagnana (Loredana Borghesan), Veggiano (Anna Lazzarin), San Giorgio in Bosco (Renato Miatello), Ponso (Sandro Parolo), Due Carrare (Sergio Vason), Correzzola (Mauro Fecchio); il consigliere comunale di Padova, Mariella Mazzetto, e Andrea Recaldin, primo collaboratore del sindaco Massimo Bitonci.
A Vicenza si è cercato a lungo di arrivare alla lista unica, in nome di una provincia forte che in futuro potrebbe trovarsi schiacciata tra la Patreve a est e Verona a ovest che a fasi alterne strizza l’occhiolino alla vicina Lombardia.
Alla fine, in barba al policentrismo vicentino, il sindaco del capoluogo Achille Variati ha ottenuto l’appoggio di Pd, Forza Italia, Ncd e dei “Civici” che in un primo momento parevano voler andar da soli (con la tutela del leghista Finozzi?) candidando il primo cittadino di Crespadoro, Giovanni Dalla Costa.
Per Variati, l’unico politico di lungo corso probabilmente in grado di guidare l’ente di secondo livello, le liste sono due: una dovrebbe convogliare i voti dei sindaci delle Ulss del nord, una seconda quelle del capoluogo, del sud e dell’ovest della provincia.
L’avversario ha il volto della leghista Milena Cecchetto, sindaco di Montecchio Maggiore, che fino all’ultimo era in lista con Variati: la mossa del Carroccio va letta in funzione delle prossime regionali, la doppia esigenza di “contarsi” fra amministratori e lanciare qualche futuro candidato a palazzo Ferro Fini.
Negli incontri di questi giorni l’indiziato numero uno alla guida della provincia berica, Achille Variati, è stato chiaro: sì alla Valdastico Nord e al potenziamento ferroviario Vicenza-Schio, probabile fusione tra le due aziende pubbliche di trasporto (la cittadina Aim e la provinciale Ftv) e sfoltimento delle partecipazioni nelle società pubblico-private.
Particolarmente importante quest’ultimo punto di programma rispetto alla concessionaria Autostrade Brescia-Padova, da cui Variati è fuggito a gambe levate come comune di Vicenza. Il tutto subordinato allo sblocco del patto di stabilità che “tiene in ostaggio” 60 milioni di euro della provincia, mentre a oggi per le spese correnti sono solo tre i milioni disponibili.
Candidato unico a Belluno, il sindaco di Auronzo di Cadore Daniela Larese Filon. Scompiglio tra i sindaci lo ha creato l’arrivo di una seconda lista (Bard – Belluno autonoma regione Dolomiti) che probabilmente rimescolerà l’assegnazione dei seggi nel nuovo consiglio provinciale.