Veneto: è record di raccolta differenziata, ma sugli inceneritori è guerra con Roma

La nostra regione si conferma la numero uno in Italia per quanto riguarda la differenziazione dei rifiuti urbani. In ampie zone del Veneto, l'obiettivo 76 per centi di raccolta differenziata - che l'Ue prevede per il 2020 - è già raggiunto. Ma su questi temi è in atto l'ennesimo braccio di ferro tra palazzo Balbi e il romano palazzo Chigi: il decreto Sblocca Italia prevede un nuovo inceneritore a Nordest che la giunta non ha nessuna intenzione di realizzare.

Veneto: è record di raccolta differenziata, ma sugli inceneritori è guerra con Roma

«Il governo vuole imporci un nuovo inceneritore: quello di Ca’ del Bue a Verona (al centro da anni di accesi dibattiti, ndr). Si tratta di una grave ingerenza, inserita nel decreto “Sblocca Italia”, pensata per farci smaltire i rifiuti che arrivano da fuori regione». Il fatto risale ad alcuni mesi fa, ma a portarlo alla luce è l’assessore all’ambiente regionale, Giampaolo Bottacin, durante la presentazione, lunedì scorso a palazzo Balbi, del rapporto su produzione e gestione dei rifiuti urbani in Veneto.

Bottacin non ci sta e minaccia di impugnare un provvedimento a cui si è già opposto assieme alle altre nove regioni a cui il governo starebbe imponendo di costruire in tutto 12 nuovi impianti di smaltimento. «Ho avanzato personalmente la controproposta che segue le linee dell’Unione europea: i nuovi inceneritori vanno costruiti nelle regioni che non sono autosufficienti nella gestione dei rifiuti. In quel caso lo stato può intervenire commissariando».

La reazione dell’opposizione
Bastano queste parole per scatenare la reazione dell’opposizione in consiglio regionale. È il vicentino Stefano Fracasso ad alzare la voce: «Il no agli inceneritori in Veneto va bene: ma a patto che gli obiettivi contenuti nel piano dei rifiuti, frutto degli emendamenti del Partito democratico (76 per cento di differenziata e 420 kg di produzione procapite all’anno) vengano rispettati».

Fracasso smentisce anche Bottacin sull’autosufficienza della nostra regione: «Il 44 per cento dei rifiuti in uscita dagli impianti veneti di trattamento meccanico-biologico finiscono fuori regione: il Veneto – sottolinea il consigliere – esporta circa 200 mila tonnellate all’anno di combustibile solido secondario».

La spada di Damocle
Su questo acceso confronto tuttavia incombe la scure delle riforme costituzionali. Nell’autunno 2016, infatti, l’iter parlamentare del ddl Boschi potrebbe essere completato e gli italiani, attraverso il referendum, saranno chiamati a dare il via libera definitivo alla più importante modifica in quasi 70 anni di carta costituzionale. Ebbene, in caso di semaforo verde, assisteremmo anche a una riorganizzazione profonda delle competenze fra stato e regioni con il risultato che la materia ambiente passerebbe a Roma e al Veneto non rimarrebbe nemmeno la possibilità di impugnare le norme.

Veneto in pole position
In attesa di vedere se, oltre a quelli di Padova e Schio, ci sarà dunque un inceneritore anche nel Veronese (quello veneziano di Fusine è stato disattivato lo scorso anno), i Veneti possono godersi il primato assoluto in termini di gestione dei rifiuti urbani. Il 65,3 per cento di immondizia trattata attraverso la raccolta differenziata è una percentuale record non solo entro i confini nazionali. A completare il quadro, in 163 su 574 comuni il dato supera già quel 76 per cento indicato dall’Europa come obiettivo per il 2020. Ogni Veneto nel 2014 ha prodotto mediamente 455 kg di rifiuti a testa (anche questo è un altro primato), per un totale di 2 milioni e 240 mila tonnellate: un dato negativo perché in crescita dell’1,3 per cento rispetto al 2013, con il risvolto positivo che più rifiuti significano maggiori consumi e quindi un nuovo piccolo segnale di una crescita in fase di consolidamento. Il coordinatore generale del dipartimento Ambiente della regione, Sandro Benassi, ha sottolineato come «la raccolta porta a porta spinta che si effettua nel 70 per cento dei comuni veneti ha fortemente responsabilizzato i cittadini, protagonisti di questi risultati».

Notevole la capacità del sistema veneto di arrivare alla gestione anche dei rifiuti derivati dallo spazzamento delle strade, da cui si ricavano sabbia e ghiaia. Tra le azioni promosse per ridurre la produzione di rifiuti l’utilizzo di prodotti alla spina e di pannoloni lavabili, oltre a una nuova politica per le eccedenze alimentari. Per chiudere, nel 2014 il sistema di gestione dei rifiuti è costato in media 119 euro per abitante.

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