Adorazione perpetua, un'intuizione già trasformata in realtà quotidiana

Nel cuore di Padova, la chiesa del Corpus Domini, da tutti conosciuta come Santa Lucia, è aperta 24 ore su 24. Il Santissimo sacramento è esposto per l’adorazione delle comunità parrocchiali e religiose di Padova. Il nuovo rettore della chiesa, don Nicola Tonello, spiega il vero significato della presenza di Gesù.

Adorazione perpetua, un'intuizione già trasformata in realtà quotidiana

Il 18 giugno scorso, il vescovo Claudio ha voluto fortemente rilanciare l’opera dell’adorazione perpetua in chiave cittadina nella chiesa del Corpus Domini, nota ai più come Santa Lucia. Qual è oggi il significato più profondo di compiere questo gesto?
«Prima ancora che un “gesto”, vorrei sottolineare, l’adorazione è il segno della fedeltà di Gesù all’umanità. Non a caso l’invito del vescovo alle comunità cristiane della città parte proprio dal ricordo della promessa del Signore Gesù di rimanere “con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”».

«Ecco, la nostra fede si misura proprio qui, nella perseveranza con cui alimentiamo e rispondiamo a questa certezza. L’adorazione è anzitutto una “risposta”, aggiungo, “delle comunità cristiane”, non dei singoli. Il vescovo Claudio ha interpellato le parrocchie e le comunità di vita consacrata della città». 

«Sarebbe stato più facile chiamare a raccolta le persone sensibili al culto eucaristico, ma l’eucaristia nella sua forma celebrativa e contemplativa non è un fatto privato, una devozione riservata a un gruppo di amici sensibili alle iniziative spirituali. È una questione ecclesiale. Attraverso l’eucaristia il Signore chiama, raduna, attrae, conduce, spinge a servire nella chiesa. Questo mi pare sia anche il compito di quest’opera posta nel cuore della città».

Quale dono rappresenta oggi per la città di Padova questa opera?
«L’adorazione eucaristica perpetua è il dono della presenza silenziosa di Gesù nel cuore della città. È un silenzio di ascolto nel quale vorremmo risuonasse la parola del Signore, non le tante parole che perfino un pagano può inventare. È un silenzio in cui desideriamo che le persone, anche attraverso il sacramento della penitenza, possano sperimentare che la grazia e la pace di Dio raggiungono il cuore di ognuno nei suoi angoli più segreti e nelle sofferenze più nascoste. È un silenzio che evangelizza, dentro al quale il Signore continua a chiamare, ad aggregarci a sé per il bene della chiesa. Poiché il Signore quando ci invita alla preghiera non ci isola dagli altri, ma ci dà la motivazione e la forza necessaria per servirli. Questo è un grande dono per il popolo di Dio. Coloro che vengono a sapere che in Padova c’è una chiesa sempre aperta, notte e giorno, per pregare il Signore Gesù nel sacramento dell’eucaristia, sono interpellati dalla testimonianza di fede di chi mette il Signore risorto al centro della propria vita».

L’adorazione perpetua nella chiesa del Corpus Domini è iniziata cento anni fa. Guardando al futuro, qual è il compito specifico dell’adorazione nella chiesa del domani?
«Cento anni! Avverto un po’ di trepidazione davanti a un secolo di storia, nella responsabilità di fare del mio meglio per dare continuità a quest’opera benedetta dal Signore. Direi però che non è questo il tempo di vivere di nostalgie. Nessuno andrebbe mai ad adorare il Signore solo perché “si è sempre fatto così”! Per puntare ai duecento anni dobbiamo fare in modo che l’adorazione del Corpo del Signore ci consenta di assumere i sentimenti e i propositi di Gesù nei riguardi delle famiglie, delle comunità, del mondo. La sosta davanti al Signore diventerà intercessione, comunione con chi soffre, germoglio di una società di pace, atto di amore per l’umanità tribolata».

 Istintivamente potremmo desiderare un’adorazione che assomigli a un momento di relax. No, nella preghiera noi aderiamo al disegno di Dio che vuole fare di Cristo il cuore del mondo. Se nella preghiera guarderemo al mondo con la compassione di Cristo, l’adorazione perpetua può puntare ai prossimi cento anni!».

Il vescovo Claudio contestualmente all’opera dell’adorazione ha lanciato la nuova fondazione di partecipazione per le Cucine economiche e popolari. Qual è il significato del binomio spiritualità-carità?
«Noi adoriamo il Corpo del Signore solennemente esposto nel sacramento dell’eucaristia senza dimenticare che Corpus Domini, Corpo del Signore, siamo noi cristiani in quanto membra di questo Corpo. Adoriamo il Corpo di Gesù nell’eucaristia e ci impegniamo ad amare questo Corpo nei fratelli. Siamo nutriti dal Pane di vita; se non mangiamo questo pane spezzato non abbiamo in noi la vita, ma non possiamo vivere nell’illusione che questo sia sufficiente. Il Signore Gesù ci prende con sé, ci apre gli occhi, ci spinge ad amare perché ci mette nel cuore il suo progetto, i suoi sentimenti, il suo volere il bene dei fratelli. Firmando il decreto di istituzione della fondazione titolata a mons. Nervo e a mons. Pasini, proprio nella solennità del Corpus Domini, il vescovo Claudio ha dato evidenza a questa verità. Nei prossimi mesi studieremo come l’Opera potrà dare un contributo a questa intuizione».

Da poche settimane lei è stato nominato rettore della chiesa di via Santa Lucia. Come vive questo incarico da un punto di vista concreto, ma soprattutto nel suo ministero di prete?
«Ho accolto con gratitudine questo incarico, non ho esitato a dire di sì con gioia. Concretamente sono già impegnato a celebrare l’eucaristia e a confessare vari giorni nella mia nuova rettoria. Dovrò imparare a dividere il tempo tra il seminario e la chiesa di Santa Lucia e penso che questo rappresenterà una ricchezza per il mio ministero. Fin d’ora noto che il Signore è all’opera in tante persone che sostano lungamente davanti al Signore, di notte e di giorno. Come anche sono contento di quanti, donando generosamente energie e tempo, sostengono l’Opera con la loro presenza e il loro lavoro. Posso solo dire: grazie! Il Signore mi aiuterà a capire e onorare il ministero che mi ha affidato».

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