In Prato della Valle il secondo b&b in città gestito da donne svantaggiate

Accanto al Prato della Valle ha aperto le porte il secondo bed and breakfast gestito da donne rifugiate o in situazione di svantaggio o disagio. 

In Prato della Valle il secondo b&b in città gestito da donne svantaggiate

«Il lavoro è la vita stessa; è la dignità di essere persona». Un'affermazione che potrebbe fare tranquillamente da manifesto della festa del primo maggio. Le parole sono di Susi Topalaquian, 44 anni, siriana di Aleppo di origine armena, in Italia da tre anni, nello specifico a Padova, subito accolta come rifugiata di guerra.

Oggi cura l’accoglienza e la gestione di due bed and breakfast di proprietà di Spes (Servizi alla persona educativi e sociali), che rientrano in un progetto sociale attuato in collaborazione con la cooperativa E-sfaira: casa Battisti, in via Cesare Battisti 227 (nella foto), e casa Prato della Valle, in via Alberto Cavalletto 4.

Il primo è già attivo dal 2014, il secondo ha aperto le proprie porte la scorsa settimana. «Appena arrivata a Padova fin da subito, grazie al progetto Rondine, che comprende servizi di accoglienza e integrazione per richiedenti e titolari di protezione, ho potuto fare un tirocinio dentro la cooperativa E-sfaira partecipando a corsi di receptionist». Susi conosce perfettamente arabo, armeno, turco, francese e inglese; dopo tre anni parla fluentemente l'italiano e si sta rinforzando nella lingua russa.

I due bed and breakfast di Spes rispondo all’obiettivo di accompagnare donne, di diversa etnia ed età, in situazioni di svantaggio e disagio formalizzato, anche segnalate dai servizi sociali, a fare i primi passi nel mondo del lavoro, acquisendo competenze nel settore alberghiero. Oltre alla figura di Susi, ogni struttura ha al proprio interno un gruppo di donne lavoratrici, che si turnano nelle varie mansioni. La neonata struttura vicina a Prato della Valle può accogliere fino a 22 persone, anche famiglie e gruppi, e prevede quattro funzioni lavorative: receptionist, pulizia camere, guardaroba e servizio colazione. Dieci le donne sotto i 45 anni coinvolte nel progetto e pagate grazie a borse lavoro emesse dal Fondo straordinario di solidarietà. I lavori della struttura sono stati resi possibili da un importante contributo economico della fondazione San Zeno e a un finanziamento agevolato su un bando della fondazione Cariparo. Susi sarà la referente per E-sfaira di queste donne in formazione, come delle “colleghe” che già prestano servizio in casa Battisti.

«Il lavoro ti aiuta a vivere onestamente senza pretendere niente da nessuno – sottolinea – Permette di avere un contatto sociale quotidiano e per me poter offrire una mano a donne svantaggiate, far loro sentire che sono utili è una cosa incredibile. Si conoscono persone di diverse culture e nello scambio reciproco si riceve davvero tanto».

Queste due strutture di Spes si rivelano quindi oasi di relazioni con gli ospiti, ma anche tra le donne che qui lavorano, grazie a un ottimo lavoro di rete. «Quando sono arrivata a Padova, sono stata subito inserita in un progetto di E-sfaira: oggi è la mia famiglia grande. Dio ha un progetto per ognuno di noi e te lo offre, a volte te lo impone. “Questo sono e questo accetto di vivere in questo momento”: io mi sono abbandonata a questo pensiero e ho seguito dove mi stava portando». La meta è stato l’incontro con Spes, con E-sfaira, con le donne che con lei condividono un lavoro per garantirsi un futuro più dignitoso, e con gli ospiti che sono già passati per casa Battisti e che da adesso passeranno anche per via Cavalletto.

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