"La risposta siete voi". I giovani padovani nei luoghi della Divina Misericordia

La Gmg è un po’ come uno di quei grandi buffet allestiti ai matrimoni o ai grandi eventi aziendali. Ci sono tavoli lunghissimi e affollati, pieni di ogni leccornia e bontà di Dio. Certo, ci vuole un po’ di fatica per destreggiarsi tra la gente, arpionare qualche tartina e andarsene via con dignità senza macchiarsi l’abito da sera, ma l’esperienza ne risulta più che soddisfacente.

"La risposta siete voi". I giovani padovani nei luoghi della Divina Misericordia

Spetta insomma al pellegrino scegliere cosa assaggiare e in che quantità, cercando da una parte di non restare con la fame, magari perché troppo distratto dalle chiacchiere o dai disagi, dall’altro evitando anche abbuffate e indigestioni che alla lunga provocano solo danni. Per questo, è fondamentale dosare le energie e lasciarsi guidare nella scelta dallo Spirito.

Nei luoghi della Misericordia

Il mercoledì mattina per gli oltre 1500 pellegrini padovani si apre nell’anfiteatro di Proszowice, con una breve catechesi del vescovo Claudio. È il giorno del pellegrinaggio ai luoghi della Misericordia: il santuario della Divina Misericordia, centro della devozione fatta conoscere al mondo da Santa Faustina Kowalska, e il vicino Centro Giovanni Paolo II, moderno santuario nato per condensare in un unico luogo l’eredità spirituale del grande pontefice polacco.

“Il principio di un’umanità nuova”

Di fronte ai suoi millecinquecento giovani, don Claudio esalta il fatto di essere in Polonia come Chiesa di Padova, ma ancor di più quello di esserci come Chiesa universale, che “si sente parte di una cattolicità estesa in un mondo che desideriamo unito e fraterno dove vogliamo trovare nuovi amici”. Le cronache degli ultimi giorni riportano una lunga scia di attentati, mentre quelle degli ultimi mesi conflitti, tensioni, nuovi razzismi e il dramma dei migranti.  “Noi reagiamo al male con l’amore – si smarca don Claudio – questo è il principio di un’umanità nuova”. Gmg esperienza prima di tutto di ricerca e di dialogo, anche e soprattutto con Dio: “Siamo qui per cercare il bene spirituale e interiore, qualcosa di nuovo che ci possa rendere uomini con la U maiuscola”. E citando, come già fatto in altri discorsi, il “Piccolo Principe”, don Claudio ricorda che “l’essenziale è invisibile agli occhi”.

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Pellegrinaggio “in uscita”

“Essere in pellegrinaggio è una dimensione necessaria per la nostra vita. Ma devo farlo nell’ottica dell’uscita, comunicando tutta la forza e l’amore di Dio che sono in me. Svuotarci per riempire l’altro, chiunque esso sia”. La dimensione giubilare è quella di un incontro: “Attraversando la Porta Santa è il Signore che si apre alla mia vita. Entrare nella vita di Gesù è il passo che si deve fare, con coraggio e umiltà”. E per questa giornata don Claudio lancia una sfida: “Invito a riconoscere all’interno del proprio gruppo una persona rimasta alla periferia dell’attenzione, e, senza dirlo, cercare un dialogo con lei”. “Non siamo al mondo per caso – conclude don Claudio – annunciare la misericordia è la nostra missione”.

Cori da stadio e cori liturgici

Se la Gmg è internazionale per antonomasia, oggi – anche per i giovani padovani – si “gioca in casa”. La Porta della Misericordia per alcune ore è riservata ai pellegrini provenienti dal Bel Paese. E proprio sulla spianata che si svolge la festa degli italiani.

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Immancabili le ore di coda per accedere a una delle porte sante. Tutta l’Italia è rappresentata. C’è chi trova, quasi per caso, amici conosciuti su Internet, chi invece i pellegrini di una diocesi dove risiedono i parenti. Gli italiani, oltre al tricolore, fanno sfoggio di bandiere regionali (veneti e sardi in primis) e di gonfaloni calcistici. Qualche sfottò, ma sempre in un clima cordiale, un’atmosfera di pace irripetibile che porta i tifosi di mezza Italia a cantare insieme i cori degli stadi con le parole riadattate al sentire cattolico, sfornando perle che farebbero faville sui social, se solo riuscissimo a catturarle in tempo.

Un Bagnasco “catechista” e commosso davanti ai giovani

Dopo ore sotto il sole, adempiuta – anche se in velocità – la prescrizione giubilare, ci si distende lungo l’immensa vallata prima di ascoltare la messa presieduta dal cardinal Bagnasco. Il presidente dei vescovi italiani decide di comportarsi da catechista e spiegare ai giovani che cos’è la Misericordia: “Gesù ci invita a rimanere nel suo amore. Non ci chiede di amare, ma di lasciarci amare da Lui”. Bagnasco parla di comandamenti come “dono d’amore”, “non pesi ma ali di gioia”, “non oppressione ma libertà”. Invita a “servire i fratelli senza farlo pesare, con la tenerezza di Betlemme ma con il coraggio di chiamare le cose con il loro nome”. La necessità della testimonianza: “L’amore tende alla verità. Ma se in noi c’è la Verità di Gesù essa deve esplodere. Non possiamo rifiutarla, rifiuteremmo noi stessi”.

I maxischermi non funzionano, ma quando l’arcivescovo di Genova saluta al termine della celebrazione i giovani italiani, è facile immaginare che pure il suo viso manifesti una punta di commozione. “Di fronte alle barbarie di questi tempi che lasciano attonito il mondo, la risposta siete voi. Qualcuno dirà che siete l’entusiasmo di pochi giorni, ma noi pastori crediamo che siate una forza permanente”.

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