Cos’è la santità oggi? Ce lo spiega papa Francesco nella Gaudete et exsultate

Il santo contemporaneo deve essere centrato, saldo nella fede in Dio per dimostrarsi fedele e credibile coi fratelli

Cos’è la santità oggi? Ce lo spiega papa Francesco nella Gaudete et exsultate

Nel quarto capitolo della Gaudete et exsultate il Papa delinea alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale che egli ritiene di particolare importanza a motivo di alcuni rischi e limiti della cultura di oggi, quali l’ansietà nervosa e violenta, la negatività, l’accidia consumista, l’individualismo e tante forme di falsa spiritualità senza incontro con Dio. Le prime caratteristiche passate in rassegna sono: sopportazione, pazienza e mitezza.

Il santo contemporaneo deve essere centrato, saldo nella fede in Dio per dimostrarsi fedele e credibile coi fratelli. Sulla scorta delle parole di San Paolo, il Papa invita a vincere ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze e con grande realismo riporta le parole dell’apostolo: “adiratevi ma non peccate; non tramonti il sole sulla vostra ira” (Ef 4,26). Lo sanno bene gli sposi cosa significhi tendere alla riconciliazione e al perdono reciproco dopo un litigio. Il Papa ebbe occasione di dirlo anche in udienza – può volare anche un piatto, ma poi fate la pace – È una prova impegnativa perché spesso sembrerebbe più facile cullare nel silenzio la propria collera, ma il pontefice è come se insistesse – fra voi non sia così – scorgendo in questa lotta contro l’ira un segno distintivo dell’essere cristiani.

L’attenzione del Papa si rivolge poi a internet e al mondo digitale dove “persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia”. “È significativo che a volte, pretendendo di difendere altri comandamenti, si passi sopra completamente all’ottavo: non dire falsa testimonianza e si distrugga l’immagine altrui senza pietà” (GE 115). Un monito questo che mette in guardia dall’utilizzo dei social network che per loro natura spingono gli utenti a dar sfogo alle loro rivalse e vendette senza frenare la lingua come avverrebbe in contesti non virtuali. Il santo, invece, non spreca energie lamentandosi degli errori altrui, ma sa tacere di fronte ai difetti dei fratelli non considerandosi mai superiore ad essi. Il profilo del santo indicato dal Papa evita di assumere il ruolo di giudice spietato nei confronti degli altri, si rallegra del bene altrui senza invidia, matura nell’umiltà, attraverso le umiliazioni.

Non si deve pensare solo alle situazioni violente di martirio ma “alle umiliazioni quotidiane di coloro che sopportano per salvare la propria famiglia, o evitano di parlare bene di se stessi e preferiscono lodare gli altri invece di gloriarsi, scelgono gli incarichi meno brillanti e a volte preferiscono addirittura sopportare qualcosa di ingiusto per offrirlo al Signore” (GE 119). Pare qui descritto un santo travet, operaio, impiegato o professionista che sia, che mette al primo posto il Signore in ogni scelta, che lavora per vivere e non vive per lavorare, che sa fare un passo indietro nella carriera se farne uno avanti significa calpestare qualcuno. Il lavoratore contemporaneo che fa le sue scelte secondo il Vangelo può apparire un perdente ma in realtà è un luminoso modello che allenato all’umiltà è anche capace al bisogno di “discutere amabilmente con coraggio, reclamare giustizia o di difendere i deboli davanti ai potenti” (GE 119).

Tutti noi sappiamo quanto siano difficili questi atteggiamenti virtuosi, ma sappiamo anche quanto beneficio ci abbia arrecato chi si sia comportato così con noi e pure quanto ci siamo sentiti nel giusto ogni volta che siamo riusciti a contrastare le logiche di potere che dominano il mondo del lavoro e la società in genere. Un’altra sfida aperta per vivere la santità ai nostri giorni per le strade delle nostre città.

Giovanni M. Capetta

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir