Papa Francesco, pastore riformatore e profeta della speranza. Il mondo ricorda il Pontefice venuto dalla fine del mondo
Dalla Germania all’Australia, dall’Azione cattolica al Forum famiglie, dai media internazionali alla famiglia francescana: il mondo piange Papa Francesco, pastore vicino agli ultimi e riformatore della Chiesa. Un’eredità viva che parla di misericordia, fraternità e speranza.

Con la morte di Papa Francesco, «la Chiesa perde un grande pontefice, un pastore premuroso e un coraggioso riformatore del mandato ecclesiale». Così lo ricorda mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, che sottolinea come Francesco abbia «segnato fortemente la vita della Chiesa e aperto nuove vie di comunione». Le sue encicliche e lettere apostoliche – afferma – «rimangono punti di riferimento», così come il cammino sinodale da lui avviato, che «rimane irreversibile». Mons. Bätzing saluta il Papa «amico dell’uomo e pescatore di uomini», grato per «una fede viva e una nuova consapevolezza della misericordia, anche nella Chiesa».
Una gratitudine condivisa dalla Famiglia francescana. L’Ordine francescano secolare (Ofs) e la Gioventù francescana (Gifra) d’Italia parlano di «commozione e gratitudine per il servizio che il Santo Padre ha svolto per la Chiesa e per il mondo intero, facendosi segno di coraggio e di speranza». Papa Francesco – ha dichiarato Luca Piras, presidente dell’Ofs – «non si è mai tirato indietro, ripartendo dalla centralità dei valori evangelici con scelte coraggiose», e ha vissuto un tempo di Chiesa «concreta e vicina a tutte le povertà». Eleonora Grecu, presidente della Gifra, afferma: «Un’eredità preziosa, che da oggi ci impegniamo a custodire e portare avanti con umiltà e gioia».
In Francia, l’arcivescovo di Reims e presidente della Conferenza episcopale, mons. Éric de Moulins-Beaufort, ha parlato di un pastore che «ha chiamato l’umanità a credere nella fraternità, nel dialogo interreligioso, nell’attenzione agli ultimi». Ricorda il suo stile «semplice e incoraggiante, sempre radicato nella misericordia» e le sue parole nelle visite a Marsiglia, Ajaccio e Strasburgo. «Merci, pape François. Priez pour nous».
Commosso anche il saluto dell’Azione cattolica italiana, che lo definisce «testimone instancabile del Vangelo e costruttore di ponti tra Dio e gli uomini». «Un Pontefice che ha incarnato la semplicità e l’umiltà evangelica», scrive la Presidenza nazionale, «che ha parlato al cuore dei giovani, dei laici, delle famiglie». Rimangono impressi gli incontri, gli abbracci, i richiami alla “Chiesa in uscita”, alla “Passione cattolica”, alla gioia dell’evangelizzazione. «Il suo insegnamento – si legge ancora – non muore, ma si radica nei nostri cuori e nelle nostre scelte di fede e di vita».
Dall’Europa, il ricordo di Roberta Metsola: «Oggi il mondo ha perso un uomo che, con la sua compassione, il suo amore e il suo coraggio, ha incarnato la speranza». Per Ursula von der Leyen, «ha ispirato milioni di persone, ben oltre la Chiesa cattolica, con il suo amore per i meno fortunati». I vescovi del Belgio hanno definito il suo pontificato «segnato dalla semplicità, dalla vicinanza ai poveri e da un forte appello alla misericordia e alla giustizia sociale».
L’arcivescovo di Perth, mons. Timothy Costelloe, ricorda la prima apparizione del card. Bergoglio al balcone nel 2013: «La sua semplicità e umiltà diedero subito il tono a un pontificato segnato dalla misericordia di Dio». La sua visione della Chiesa come «ospedale da campo» ha rappresentato, per la Chiesa australiana, «un invito alla riforma pastorale e al ritorno a Cristo come centro dell’annuncio». Francesco, scrive, «ha sempre ribadito di essere un figlio leale della Chiesa, chiamato ad accogliere tutti nella loro fragilità».
Anche da Perugia arriva un omaggio profondo. L’arcivescovo Ivan Maffeis ha disposto che in tutte le parrocchie si celebri una Messa in suffragio del Papa e che le campane suonino a morto. «È rimasto al suo posto fino all’ultimo giorno – ha detto – testimoniando la gioia del Vangelo e la vita di fraternità che ne sgorga. I suoi segni e la sua vicinanza ai poveri restano per tutti un forte richiamo».
Dai media internazionali, il cordoglio è unanime. Il New York Times lo ricorda come «una voce sincera che ha lottato per creare una Chiesa più inclusiva», pur tra tensioni con conservatori e liberali. La Nacion lo definisce «il Papa semplice venuto dalla fine del mondo», che «ha rotto gli schemi e ha aperto la Chiesa come mai prima». Per il Sydney Morning Herald, è stato il «capo riformatore della Chiesa cattolica». Al Jazeera segue in diretta le reazioni mondiali. L’unica eccezione è rappresentata dai portali cinesi, che al momento non riportano la notizia.
La presidente di Save the Children Italia, Daniela Fatarella, lo ricorda per «la voce ferma in difesa dei bambini e delle bambine, dei minori migranti, degli esclusi, delle vittime dei conflitti». Ha sottolineato che Papa Francesco «ha denunciato le stragi in mare, ha chiesto rispetto per i civili, per le scuole e per gli ospedali. La sua voce ha ricordato che nulla vale più della vita dei bambini».
Il Forum delle associazioni familiari parla di un Papa che ha saputo «donare alle famiglie amore, stima e speranza». Il presidente Adriano Bordignon ha espresso «profondo affetto e gratitudine per un uomo che ha riconosciuto la famiglia come cuore pulsante della società».
In ogni angolo del mondo, Messe e veglie si celebrano per ricordare il Pontefice. E mentre il Collegio cardinalizio si prepara a convocare il Conclave, resta nel cuore di milioni di persone il saluto del vescovo di Roma che non ha mai smesso di camminare «tra la gente», e di spingere la Chiesa «verso le periferie, liberata dal clericalismo, portatrice della gioia del Vangelo».