La solidarietà attraversa il confine. Le diocesi di frontiera si incontrano a Como

Domenica 24 febbraio l’incontro tra i vescovi di Como e Lugano organizzato da Caritas Como e Caritas Ticino. Un appuntamento per valorizzare il ruolo del volontariato e riscoprire come il confine sia qualcosa che unisce e non che divide

La solidarietà attraversa il confine. Le diocesi di frontiera si incontrano a Como

Due diocesi separate da un confine, ma unite dalla solidarietà: un ponte le cui pietre sono tante quante i volti e storie dei volontari che, nel corso degli anni, hanno attraversato la frontiera. È stata proprio la metafora del ponte il filo conduttore della giornata di domenica 24 febbraio durante l’incontro tra il vescovo di Como mons. Oscar Cantoni, e quello di Lugano, mons. Valerio Lazzeri, che si sono dati appuntamento in riva al Lario nella basilica di san Fedele per partecipare all’approfondimento “La solidarietà attraversa i confini”, organizzato dalla Caritas Como insieme a Caritas Ticino.

Voglio prima di tutto dire grazie ai volontari ticinesi che, negli ultimi anni, ci hanno aiutato a rendere meno pesante la situazione di tanti fratelli arrivati a Como”, ha esordito mons. Cantoni. La memoria è andata subito all’estate del 2016, quando la città di Como fu al centro di un flusso senza precedenti di migranti in transito verso la Svizzera e, da lì, al nord Europa. Uomini e donne, molti dei quali giovanissimi che, trovando il confine chiuso, finirono per accamparsi nei giardini della stazione in una situazione di vera emergenza. Proprio in quei giorni delicati, cittadini svizzeri e associazioni iniziarono a varcare il confine per portare il loro aiuto. Un gemellaggio “spontaneo” a cui si è accompagnato un progressivo legame tra le stesse Caritas in un percorso di sostegno materiale e vicinanza umana che continua ancora oggi. “Un ruscello di bene che ha cominciato a scorrere e che è nostro compito alimentare”, il commento di mons. Lazzeri.

I due vescovi si sono messi in ascolto di queste esperienze “ponte”. A prendere la parola sono state anzitutto due volontarie. Per prima Katia Colombo, volontaria della parrocchia di Chiasso, in Svizzera, che ha raccontato l’impegno di accoglienza dell’oratorio sia dal punto di vista materiale che da quello culturale. Rossana Bernasconi, volontaria del servizio Porta Aperta di Como, ha invece parlato del senso del mettersi accanto ai più deboli in quello che è il servizio cittadino dedicato alla grave marginalità. Un servizio nato nel 1999, vent’anni fa, sulla scia dell’uccisione di don Renzo Beretta, parroco di Ponte Chiasso, uomo e prete di frontiera. Tra le testimonianza ascoltate, significativa è stata quella di Georgia Borderi, operatrice della parrocchia di Rebbio, quartiere di Como, che accoglie stabilmente 50 persone, e che è diventata, negli anni, meta di tanti volontari svizzeri. “La collaborazione con la Svizzera è quotidiana – racconta la giovane -: c’è chi viene semplicemente a portare cibo e aiuti materiali e chi, invece, decide di passare del tempo con noi, per creare una relazione con le persone accolte in parrocchia, semplicemente per incontrarle”. Georgia ricorda, in particolare, due associazioni svizzere con cui si è instaurata negli anni una relazione privilegiata: l’associazione Firdaus, molto attiva nei mesi dell’emergenza alla stazione S. Giovanni, e l’associazione Posti Liberi che si occupa di mediazione legale. “Negli anni scorsi, in particolare nel 2016, grazie alla collaborazione con gli avvocati di Posti Liberi – continua Borderi – siamo riusciti a far ricongiungere alcuni minori stranieri non accompagnati che erano accolti in parrocchia con i loro genitori o parenti che si trovavano in Svizzera. Vedere un ragazzo poter riabbracciare la propria madre è stata davvero una grande emozione”. Una collaborazione, quella tra Italia e Svizzera, che secondo l’operatrice “dovrebbe essere d’esempio per altre frontiere all’interno dell’Europa”.

Un confine che, purtroppo, per alcuni migranti ha però rappresentato la morte. Sono due le vittime registrate tra il 2017 e il 2018 nel tentativo di attraversare la frontiera. Per ricordarli, al termine dell’incontro, i due vescovi e tutti i presenti si sono fermati nella piazza antistante la basilica per un minuto di silenzio in ricordo di tutti i morti della frontiera. A seguire mons. Cantoni e mons. Lazzeri si sono incamminati verso la cattedrale di Como dove il pomeriggio si è concluso con la celebrazione della messa e un momento di festa insieme.
“Quella di oggi è stata un’occasione importante per ribadire le radici comuni del nostro impegno, consapevoli di come la solidarietà sia un pezzo importante di quel ponte che stiamo costruendo”, è la conclusione di Roberto Bernasconi, direttore della Caritas di Como, molto soddisfatto per la riuscita dell’iniziativa.

Perché, in fondo, gli fa eco Marco Fantoni, direttore di Caritas Ticino, il “confine è un’opportunità e non qualcosa che divide”. Giornate come queste sono qui a ricordarlo.

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Fonte: Sir