Leone XIV. Il Perù gioisce per l’elezione del nuovo Papa: “È uno di noi”
“È uno di noi”. Il Perù gioisce per l’elezione del nuovo Papa Leone XIV. Robert Francis Prevost, statunitense, può essere considerato, infatti peruviano d’adozione. Nel Paese sudamericano è stato missionario, sacerdote, vescovo.

“È uno di noi”. Il Perù gioisce per l’elezione del nuovo Papa Leone XIV. Robert Francis Prevost, statunitense, può essere considerato, infatti peruviano d’adozione. Nel Paese sudamericano è stato missionario, sacerdote, vescovo. Ha calpestato le strade polverose delle periferie di uno dei paesi più diseguali del mondo, a cavallo ha percorso le salite verso le Ande. Si è immedesimato nel “popolo fedele”, come lo ha chiamato nel suo primo saluto, dopo l’elezione. Da vescovo di Chiclayo, ha promosso una pastorale attenta ai laici e ai più poveri, in qualche modo “anticipando” il cammino sinodale promosso da Papa Francesco.
Un lungo servizio ecclesiale in Perù. Secondo la biografia ufficiale, ebbe una prima esperienza in Perù, a Chulucanas, nella regione di Piura, tra il 1985 e il 1986, quando non aveva ancora terminato gli studi. Quindi, nel 1988 raggiunge la missione di Trujillo, come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac. Nell’arco di undici anni ricopre gli incarichi di priore della comunità (1988-1992), direttore della formazione (1988-1998) e insegnante dei professi (1992-1998) e nell’arcidiocesi di Trujillo di vicario giudiziale (1989-1998) e professore di Diritto canonico, Patristica e Morale nel Seminario maggiore “San Carlos e San Marcelo”. Al contempo gli viene anche affidata la cura pastorale di Nostra Signora Madre della Chiesa, eretta successivamente parrocchia con il titolo di Santa Rita (1988-1999), nella periferia povera della città, ed è amministratore parrocchiale di Nostra Signora di Monserrat da 1992 al 1999. Torna in Perù nel 2014, chiamato da Papa Francesco lo nomina, il 3 novembre 2014, amministratore apostolico della diocesi peruviana di Chiclayo e al contempo vescovo titolare di Sufar. Il 26 settembre 2015 è nominato vescovo di Chiclayo. Nel 2020, è amministratore apostolico di Callao, mentre nel frattempo, è stato nominato secondo vicepresidente della Conferenza episcopale peruviana. Nel gennaio del 2023, la chiamata di Papa Francesco, a Roma.
“A Chiclayo un grande lavoro pastorale con laici e poveri”. Un lungo cammino, dunque, che si era interrotto poco più di due anni fa. “Qui la gente, a Chiclayo, fu molto triste quando dovette salutare il suo vescovo”, confida al Sir mons. Edinson Edgardo Farfán Córdova, anch’egli agostiniano, attuale vescovo di Chiclayo. Una tristezza che nella giornata di ieri di è trasformata “in grande gioia, e insieme, gratitudine e speranza”. Il vescovo, tra i motivi di gratitudine, evidenzia “il suo lavoro pastorale a Chiclayo, con i laici, rispetto ai quali ha promosso una formazione globale e strutturata, e con i poveri. Una pastorale in linea con il pontificato di Papa Francesco. Ora, la scelta del nome di Leone XIV, ci suggerisce che farà ulteriori passi in avanti, nell’approfondimento della dottrina sociale, nell’opzione per i poveri, nell’attenzione ai diritti umani”. La grande gioia dei fedeli di Chiclayo è doppia, aggiunge mons. Farfán, “perché tutti hanno ascoltato, in diretta, le parole del nuovo Papa, in cui ha espresso, in spagnolo, la sua vicinanza e il suo affetto alla diocesi peruviana”.
“Grazie alle preghiere del nostro popolo”. Parole di particolare affetto per la Chiesa di Chiclayo arrivano dal cardinale elettore del Perù, Carlos Castillo Mattasoglio, arcivescovo di Lima e primate del Paese. “So che voi fratelli e sorelle che fate parte dell’amato popolo di Chiclayo, di cui anche la mia famiglia è discendente, la gioia che dovete provare in questo momento per questo riconoscimento di una tradizione religiosa di grande importanza, che proviene dai nostri antenati, ma che gli agostiniani e, soprattutto, monsignor Prevost, sono riusciti a promuovere all’interno della diocesi e tra la gente di Chiclayo”, afferma in un videomessaggio. E prosegue: “Vorremmo, innanzitutto, a nome di tutti i cardinali, ringraziare le preghiere di tutto il popolo peruviano e di tutti i popoli del mondo, perché è stata una decisione difficile da prendere che implicava il lasciarsi ispirare da ciò che il Signore ci manda in ogni situazione”. Per il porporato, “il pontificato del cardinale Prevost è molto importante perché riprende Leone XIII, il grande autore dell’Enciclica Rerum Novarum, con la quale la Chiesa ha iniziato il cammino delle encicliche sociali che hanno permesso a tutti i popoli del mondo di prendere coscienza e di aiutarsi reciprocamente per superare, soprattutto, i limiti sia del comunismo che del capitalismo”.
“Grande esperienza internazionale”. Un altro vescovo agostiniano esprime la sua gioia per il nuovo Papa. È mons. Lizardo Estrada, vescovo ausiliare di Cuzco e segretario generale del Consiglio episcopale latinoamericano. È lui a evidenziare, al Sir, la notevole esperienza internazionale di Leone XIV. “Conosce tutto il mondo, è statunitense, ha vissuto in Perù, ha guidato gli agostiniani al massimo livello, ha seguito i vescovi di tutto il pianeta, ha un’esperienza internazionale che teme pochi confronti”. Spicca, poi, nella sua storia, il fatto di essere nato negli Stati Uniti e di aver vissuto a lungo in un Paese sudamericano, il Perù, appunto. “Nell’attuale contesto internazionale, la sua figura ci aiuta a vedere l’America come un unico continente. L’America è una sola, e da questa elezione arriva un messaggio di grande unità e pace”. Tra i vescovi peruviani che meglio conoscono Robert Francis Prevost c’è, senza dubbio, mons. Héctor Cabrejos Vidarte, arcivescovo emerito di Trujillo e, fino a pochi mesi fa, presidente della Conferenza episcopale peruviana. Come accennato, il nuovo Papa ha operato per diversi anni a Trujillo, e poi mons. Cabrejos lo ha ritrovato nella presidenza della Cep. Ci mostra alcuni fogli che si è appuntato, in evidenzia i motivi per i quali, oggi “siamo tutti contenti”. In particolare, evidenzia l’arcivescovo, “è una persona semplice e vicina alla gente, capace di discernimento e molto rispettata nelle sue opinioni. Parla molte lingue, ed è un grande lavoratore”.