Leone XIV. P. Moral: “Ha rinunciato a tante cose ma non ad essere agostiniano, guiderà la Chiesa con coraggio nei cambiamenti epocali”

Un ritratto del nuovo Papa attraverso lo sguardo del priore generale degli Agostiniani, padre Alejandro Moral: il legame con l’Ordine, la sintonia con Francesco, l’eredità spirituale, e un boom di vocazioni. “Più di 150 richieste in una settimana. C’è comunione tra i due Pontefici: Francesco lo ha sostenuto spiritualmente nel Conclave”

Leone XIV. P. Moral: “Ha rinunciato a tante cose ma non ad essere agostiniano, guiderà la Chiesa con coraggio nei cambiamenti epocali”

“Ho dovuto rinunciare a molte cose, ma non rinuncio ad essere Agostiniano”. È quanto ha confidato Papa Leone XIV a padre Alejandro Moral Antón, priore generale dell’Ordine, testimoniando il legame profondo con la spiritualità agostiniana. “Forse perché è stato priore generale, ma si vede che porta dentro di sé questo senso di appartenenza”, racconta il superiore, che conosce il nuovo Pontefice da oltre quarant’anni.

Padre Moral, come ha vissuto il momento dell’elezione di Papa Leone XIV?
Mi trovavo in piazza San Pietro. Avevamo appena concluso una sessione del Consiglio dell’Ordine quando abbiamo sentito degli applausi fortissimi, molto più intensi rispetto alle altre volte. Dalla finestra della nostra casa si vede la fumata: appena ho notato che era bianca, sono sceso con alcuni frati. In quel momento mi sono detto: è Parolin o Prevost. Sentivo che sarebbe stato uno dei due.

Quando ha sentito pronunciare “Robert Francis” come nome di battesimo, ha capito subito?
Sì, ho capito immediatamente. Quando hanno detto “Franci…”, ho compreso che era lui. È stata un’emozione molto forte.

Il Papa ha scelto un luogo particolarmente caro all’Ordine per la sua prima uscita. Che significato ha avuto la visita a Genazzano?
È stato un gesto profondamente simbolico. Il Santuario della Madre del Buon Consiglio, dove siamo presenti da secoli, è un luogo spirituale molto caro alla nostra tradizione. Il fatto che Leone XIV abbia scelto proprio quel santuario per la sua prima uscita in forma privata dice molto del suo cuore e della sua sensibilità. Ha pregato a lungo in silenzio davanti all’immagine miracolosa e ha salutato la comunità con semplicità. È un segno forte:

ha voluto affidare il suo pontificato a Maria, nel cuore della nostra spiritualità.

Quando è venuto, invece, nella Curia agostiniana?
Abbiamo condiviso il pranzo, come facevamo quando era cardinale. È stato un momento familiare, fraterno. Ha salutato personalmente tutti i confratelli. Si percepisce che si sente ancora uno di noi.

Il suo legame con l’Ordine non è formale, ma profondamente radicato.

Gli ho detto, sorridendo: “Sei il vescovo agostiniano che è rimasto più legato all’Ordine!”. E lui ha sorriso. Forse anche perché è stato priore generale. Naturalmente anche gli altri vescovi sono molto legati a noi, ma in lui si sente qualcosa di particolare.

Chi è padre Alejandro Moral Antón

Nato a La Vid (Burgos), Spagna, il 1° giugno 1955, è entrato nel noviziato nel 1972 ed ha emesso i voti religiosi nel 1973. Ordinato sacerdote nel 1981, ha ricoperto vari incarichi nella provincia agostiniana, tra cui priore provinciale dal 1995 al 2001.

Chi è padre Alejandro Moral Antón

Nato a La Vid (Burgos), Spagna, il 1° giugno 1955, è entrato nel noviziato nel 1972 ed ha emesso i voti religiosi nel 1973. Ordinato sacerdote nel 1981, ha ricoperto vari incarichi nella provincia agostiniana, tra cui priore provinciale dal 1995 al 2001.

In curia generalizia è stato vicario generale, procuratore generale e presidente di diverse commissioni dell’Ordine. È stato eletto priore generale nel 2013 e riconfermato al capitolo generale del 2019 per un secondo mandato.

Come lo ha trovato in questi primi giorni di pontificato?
Sereno. Lo conosco da molti anni. Io ero il suo vicario generale. In realtà, ci conosciamo dai tempi degli studi a Roma. Siamo nati lo stesso anno, io solo tre mesi prima. E lui mi prende in giro dicendo che sono più vecchio. Sta vivendo questa missione con senso di responsabilità, ma anche con grande pace interiore.

Al primo affaccio dalla loggia e durante la messa di inizio pontificato, è apparso visibilmente commosso.
Alla loggia aveva gli occhi lucidi. Anche quando ha ricevuto l’anello del Pescatore si percepiva la sua profonda partecipazione. L’omelia era scritta con il cuore. Sta vivendo tutto in modo autentico.

Sentite oggi una responsabilità particolare come Agostiniani?
Sì, ma desidero che sia vissuta anche come stimolo. In questi giorni sto scrivendo un messaggio rivolto all’Ordine proprio su questo.

Il nostro incaricato per le vocazioni mi ha riferito che, in una sola settimana, abbiamo ricevuto oltre 150 richieste di informazioni sul nostro carisma. È un tempo che può portare frutti positivi per tutti, non solo per noi.

Quanto ha inciso nella sua formazione l’esperienza missionaria in Perù?
Credo che vivere accanto ai poveri abbia contribuito a formare in lui uno sguardo pastorale attento, missionario. Un uomo con una visione radicata nella realtà latinoamericana, ma capace di cogliere l’universalità della Chiesa. Come insegna sant’Agostino, è attraverso il dialogo che si raggiungono i consensi fondamentali che ci aiutano a vivere insieme.

Leone XIV è prudente, equilibrato, capace di ascolto e di osservazione. È la persona giusta per questo tempo.

Farà capire che la Chiesa non è soltanto l’occidente.

È rimasto sorpreso dalla scelta del nome Leone?
No. Pensavo che avrebbe potuto scegliere tra Agostino e Leone. Poi, come ha spiegato, Leone è un nome che orienta verso un servizio forte e aperto al mondo. È una scelta che richiama una direzione pastorale chiara: guidare la Chiesa con coraggio nei cambiamenti epocali che stiamo vivendo, a cominciare dalla rivoluzione tecnologica.

Il nome richiama anche un legame spirituale e storico con l’Ordine?
Leone XIII aveva un rapporto profondo con gli Agostiniani. Promosse la riforma degli studi teologici, sostenne il rinnovamento dell’Ordine e ne valorizzò la presenza accademica e pastorale nella Chiesa. Quel nome, dunque, porta con sé una memoria ecclesiale significativa, che oggi si rinnova nel segno della continuità e dell’apertura. La scelta di Leone è un ponte tra tradizione e futuro.

L’intelligenza artificiale è un tema che ha richiamato già più volte nei suoi primi interventi…
È molto sensibile a questo argomento. È un Papa che sta nel mondo, che percepisce i cambiamenti in corso e sa che occorre rispondere ai segni dei tempi con responsabilità evangelica.

Non è un pontificato che guarda al passato, ma che si proietta verso il futuro.

Parola del Papa

“Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. […] Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione.”

(Santa Messa con il Collegio cardinalizio, 9 maggio 2025)

Quale augurio personale vuole rivolgere al Santo Padre, agli Agostiniani e alla Chiesa?
Mi auguro che questo sia un tempo in cui si torni a guardare alle sofferenze del mondo: le guerre, i migranti, i poveri. Che il Vangelo sia annunciato come buona notizia, come segno dell’amore di Dio. Che possiamo riscoprire l’uomo come centro della creazione, e per questo prendercene cura. Che possiamo sentirci davvero famiglia, fratelli. I segni dei tempi ci chiamano a una fraternità più profonda. Vedo tanto egoismo, anche in Europa, e invece c’è bisogno di unità, di dialogo, di costruzione di qualcosa di nuovo. È nel cuore che troviamo la risposta. Abbiamo bisogno di fraternità, di felicità, di relazioni vere.

Il Papa ha più volte citato il suo predecessore Francesco…
Lo ha menzionato durante la messa di insediamento. Si percepisce un affetto sincero. Lo ha sempre stimato profondamente.

C’è un legame spirituale tra loro?

Credo che Papa Francesco lo abbia sostenuto spiritualmente durante il Conclave.

C’è una sintonia profonda tra loro, e penso che Leone XIV abbia sentito la sua vicinanza proprio nel momento della scelta. La preghiera, il legame fraterno, la comunione ecclesiale: tutto questo ha avuto un peso. E si avverte ancora.

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Fonte: Sir