Arte religiosa tra rivelazione e nascondimento

Mercoledì 7 marzo, la prima giornata di studio dell'Istituto superiore di scienze religiose di Padova. "L’arte religiosa tra rivelazione e nascondimento" è il titolo scelto per l'evento nel quale si confronteranno Giangiorgio Pasqualotto, docente di Estetica a Padova, e Andrea Dall'Asta, direrttore della Galleria San Fedele di Milano.

Arte religiosa tra rivelazione e nascondimento

"L’arte religiosa tra rivelazione e nascondimento" è il titolo scelto per la prima giornata di studio dell’Istituto di scienze religiose di Padova per l’anno accademico in corso.
L’appuntamento è per mercoledì prossimo, 7 marzo, alle 15.30 nell’aula magna della Facoltà teologica del Triveneto (in via del Seminario a Padova).
Basta evocare l’arte perché torni alla mente il celebre «la bellezza salverà il mondo» scritto da Fiodor Dostoevskij nel romanzo I fratelli Karamazov. Ma di fronte a questa asserzione nel racconto l’ateo Ipolit solleva un dubbio al principe Mynski: «In che modo la bellezza salverebbe il mondo?». In effetti, se il rapporto tra arte e fede ha contemplato già nello stesso cristianesimo una pluralità di vie diverse e complementari, tanto più le vie si mostrano composite se sono messe a confronto le molteplici tradizioni culturali e religiose.
«Sicuramente non possiamo vivere senza pane, ma anche esistere senza bellezza», ripeteva Dostoevskij. Perché la bellezza è più che estetica: possiede una dimensione etica e religiosa.

La giornata di studio avrà per relatori Giangiorio Pasqualotto, docente di estetica all’Università di Padova, e Andrea Dall’Asta, direttore della Galleria San Fedele dei Gesuiti di Milano, con la moderazione di Gaudenzio Zambon, docente stabile dell’Issr.
Sarà dedicata al confronto tra due modi di pensare l’arte: in Occidente e in estremo Oriente. Possiamo individuare due forme, un’estetica del “vuoto” e un’estetica del “pieno”, opposte ma anche intrecciate tra di loro che esprimerebbero la dialettica tipica del mondo religioso tra visibile e invisibile, rivelazione e nascondimento.

Sicuramente la dialettica rivelazione-nascondimento costituisce il tema fondante la civiltà occidentale.
Se nel mondo ebraico Dio parla al suo popolo ma non si manifesta visibilmente, nella fede cristiana Dio si rivela in un uomo. Dio potrà in questo modo, è il ragionamento di Dall’Asta, essere rappresentato negli spazi del nostro mondo, secondo i principi della prospettiva lineare, che ha determinato la nostra visione dell’Occidente.

Di converso l’Oriente, sostiene Pasqualotto, non ha mai posto né sviluppato quella radicale differenza tra teoria e pratica, fondata a sua volta in quella tra anima e corpo: per il pensiero orientale ogni idea è già un’azione e ogni azione ha in sé energia e valore spiritua­li.

Parlare di “estetica” nel senso di “teoria” o di “scienza” del bello in quelle tradizioni culturali non ha alcun senso, se non altro perché in esse non sono ritenute reali situazioni in cui vi sia, da un lato, una bellezza da contemplare o da creare e, dall’altro, un soggetto che contempla o che crea. L’idea di bellezza non è mai esistita, ma sono stati considerati degni di attenzione privilegiata oggetti e situazioni, fatti o eventi, persone e relazioni significative, connotabili – ma mai definibili – come “belli”, a seconda del momento e delle circostanze.

A questo appuntamento, seguirà la seconda giornata studio, in programma per giovedì 19 aprile, dal titolo “Arte sacra a confronto”. Saranno presenti Tobia Ravà (artista ebreo di Padova), Filip Moroder Doss (artista cristiano della Valgardena), Giovanni Mezzalira (iconografo).

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